Le modalità dell’utilizzo del fischio nella conduzione del cane da ferma

Ferme ricordo (38)La capacità di orientare e gestire efficacemente la cerca del proprio ausiliare è una prerogativa irrinunciabile per chi si dedica alla caccia col cane da ferma. Su questo tema ho già intrattenuto i lettori in altre occasioni, ma l’importanza dell’argomento (e la frequente constatazione dell’impreparazione dei cacciatori cinofili in materia) mi inducono a riproporre l’argomento, spiegando i meccanismi comportamentali del cane che determinano la cerca. La cerca è espressione dell’istinto predatorio, che il cane ha ereditato dal lupo e – come tutti i comportamenti provenienti dal suo antenato – è un carattere geneticamente dominante.

Le manifestazioni dell’istinto predatorio del cane da ferma sono molto più accentuate rispetto a quelle – per esempio – dei cani da pastore, in cui prevale una spiccata territorialità, funzionale alla difesa del gregge, senza cedere alla tentazione di trasformare in prede gli esili agnelli affidati alla loro custodia (ed a riprova di ciò, i cani da pastore sono in genere molto meno voraci dei cani da caccia!) . Sempre dal lupo, il cane da ferma ha ereditato la predisposizione alla collaborazione con il capobranco, al quale si collega funzionalmente per lo svolgimento dell’azione mirata alla predazione.

Quindi il cacciatore deve uniformare il suo comportamento a quello del capobranco-lupo, che agiva in assoluto silenzio per non vanificare l’opera dei suoi accoliti, intenti a dirottare verso di lui le potenziali prede. Perciò il collegamento deve essere unicamente frutto del contatto visivo del cane col suo conduttore.  Il che vuol dire che il cacciatore sceglie il terreno da ispezionare ed il percorso che ottimizza lo sfruttamento del vento; dopo di che sarà il cane a doversi mantenere in spontaneo collegamento con il suo capobranco-cacciatore, adattando la cerca in funzione della configurazione del terreno. Da parte sua, il cacciatore dovrà limitarsi richiamare l’attenzione del cane solo allorché intende cambiare l’itinerario di cerca e quindi segnalare gestualmente la nuova direzione di marcia. Se il cane è fuori dal controllo visivo, l’unica cosa da fare è cambiare direzione di marcia (e magari nascondersi) così da causare in lui lo sconcerto di sentirsi abbandonato e costringerlo ad una laboriosa ricerca che gli sia di futuro monito a non perdere di vista il suo conduttore.

Se invece – per attivare il collegamento – il conduttore fischia, ottiene l’effetto opposto perché – fornendo al cane l’indicazione acustica della sua dislocazione – tranquillizza il cane e lo solleva dal bisogno di riattivare il collegamento a vista. Lo stimolo al collegamento visivo sarà il frutto di un addestramento in cui il cane sperimenta che – se collabora col suo conduttore – verrà gratificato dall’abbattimento del selvatico.

Una volta ottenuto il controllo visivo, l’indicazione del terreno da esplorare avverrà mediante il movimento del braccio, possibilmente evidenziato dallo sventolio di un fazzoletto: si noti infatti che le capacità visive del cane non gli consentono una chiara percezione di ciò che è fermo, laddove avverte distintamente quel che si muove (e vede infatti perfettamente un fagiano che vola a due tiri di schioppo, ma non si accorge di un uomo immobile in un campo a cinquanta metri di distanza). Il richiamo che precede l’indicazione della direzione in cui svolgere la cerca, sarà costituito da un fischio della durata di circa 3 secondi (ed è importante che sia sempre uguale).

In tema di segnalazioni acustiche, nel dialogo fra cane e cacciatore esistono altri tre tipi di fischio e cioè: un brevissimo fischio trillato (che traduco graficamente con un secco “prit”) per bloccare la rincorsa (vedere insegnamento del “terra” nel contesto dei “condizionamenti precoci”); un trillo prolungato (di circa cinque secondi) per segnalare la fine del turno, gestualmente espresso posando un ginocchio a terra; una rapida sequenza di brevi colpetti di fischio (graficamente espresso da “pit-pitpit-pit”) per invitare il cane a desistere da una fase di dettaglio, gestualmente espressa da una breve corsa del conduttore, che per imitazione indurrà il cane a riprendere la cerca.