Mese: Gennaio 2013
Il rumore dei passi sull’incerto sentiero tra le rocce, appena rischiarato da lampi lontani, si mescola al borbottio dei tuoni che si dilegua pigramente oltre il crinale, Ava al guinzaglio procede sicura trascinandomi impaziente, è ancora notte fonda, nemmeno si intuisce l’alba che verrà, sento su di me il respiro di queste montagne, il respiro del mondo stesso, ed i suoi mali, il male di vivere, sono un ricordo lontano che intravedo, a volte, tra lo sfasciume delle rocce o negli orridi scuri che ingoiano le cotorne ed i miei sogni.
Strano uccello davvero si è questo!
Sconosciuto da noi nel tempo della riproduzione, rifugiasi in quel tempo nelle foreste del nord-est e del nord dell’Europa, spingendosi fino alle freddissime terre della Groenlandia e dell’Islanda.
Là nella tranquilla pace di quelle selve fra l’aria aromatizzata dalla vegetazione resinosa, tra il dolce mormorio dei ruscelli, quest’uccello si riproduce, alleva con somma cura ed amore la prole; e quando questa è in grado di pensar per sé al lungo viaggio che deve compiere per isfuggire ai rigori dell’inverno che si avvicina, si abbandona ad una specie di gita di piacere. Non come fa la Quaglia o la Rondine, essa viaggia; non d’una sola volata compie il cammino prestabilito.
Sono più di 30 anni che seleziono ed uso questa splendida razza, che nel suo decorso storico ha vissuto momenti difficili, indirizzi selettivi sbagliati, tesi a valorizzare più il soma che le qualità venatorie e morali, taglie spesso giganti e molti soggetti linfatici hanno fatto allontanare i cacciatori da una razza che per la sua rusticità e resistenza al lavoro fu definita “cane da Sardegna”. Meno male che un manipolo di appassionati e fior di cacciatori ha sempre sostenuto ed allevato lo spinone che piace a noi, quello tosto di media taglia, atletico e con molte fasi di galoppo, tipico e deciso nelle risalite verso il selvatico.
I miei passi sulla ghiaia nella notte appena giunta risuonavano nel silenzio amplificati, sgraditi come estranei chiassosi, la macchina è ormai vicina ed Ava sarà lì sdraiata ad aspettarmi, stanca dei suoi quattordici anni portati ormai con fatica ed orgoglio, sarà tornata indietro per pudore quasi vergognandosi di non farcela a starmi dietro, proprio lei…
La macchina mi appare all’improvviso nella notte, lei non c’è, metto dentro Stella, la chiamo e tendo l’orecchio ai rumori del bosco,mi siedo sull’argine della strada ed ascolto.