È stata un’annata eccezionale per la quantità e la qualità di nidiate e gli animali trovati, nonostante un caldo afoso incredibile, che ha stroncato quei cani che non sono stati gestiti in modo corretto nella preparazione e nella prove. Come al solito non sono mancate le polemiche, sterili e non costruttive, legate al regolamento, in vigore per il secondo anno; si è palesata una palpabile incapacità di dialogare e alcune persone hanno preferito ripiegare sul bieco ricatto, minando l’ambiente e istigando conduttori e organizzatori a boicottare il Saladini.
Mese: Ottobre 2015 Page 2 of 3
Questo è stato il primo anno che vedeva l’applicazione del nuovo regolamento e ad un primo provvisorio bilancio mi pare che la risposta sia stata positiva rispetto alle motivazioni tecniche che ci hanno spinto a prendere questa decisione. Alla fine ha vinto una cagna di sette anni, positiva, indubbiamente cacciatrice, di mestiere e direi che la sua vittoria sia stata giusta, meritata.
Le tue conclusioni generali dopo il Saladini 2011
Situazione stazionaria per il cane da montagna. Se l’anno scorso si è parlato di ribasso (constatazione che ha sollevato non poche critiche e qualche malumore, ma che con il senno di poi è stata condivisa da molti), quest’anno da questo ribasso non ci siamo mossi: solo tre i Cacit rilasciati, molti soggetti dall’andamento altalenante, qualche rivelazione mancata, qualche conferma non pervenuta, mancano sempre le punte di diamante capaci di rapire il cuore con prestazioni esaltanti.
Alla fine degli anni 50 non avevo ancora compiuto i fatidici 16 anni; per questa ragione debuttai nel ruolo di “guardone” seguendo ogni cacciatore che avessi l’avventura di incontrare. Guardare, per qualche anno, divenne la mia attività ricreativa orientata alla caccia e, col senno del poi, riconosco che fu decisiva nella formazione del mio futuro cinegetico. Infatti correvano gli anni in cui i cacciatori che frequentavo non guardavano tanto per il sottile razze, iscrizione all’ENCI e stile; cacciavano con il cane che si ritrovavano purché fosse bravo. Il concetto di bravo, però, era già il gradino più alto negli approcci selettivi e ricordo che questi cacciatori finivano con accoppiare solo cani bravi anche se di razze diverse! Nella mia formazione incominciai ad orientarmi in direzione dello studio della fenomenologia con la sua conseguente analisi: era necessario saper conoscere sul serio le innumerevoli caratteristiche alle basi del cane bravo e a prescindere dalla razza. Districarsi tra cani bastardi imponeva, a parer mio, molta attenzione ed attitudine alla osservazione. Di conseguenza guardando ogni volta ed a caccia insieme cani diversi, avendo come compito la sola osservazione, era facile imparare a guardare e maturare convincimenti.
E fu cosi che, un po’ all’insù e un po’ all’ingiù, tra giudici diventati improvvisamente obesi ed altri improvvisamente accecati, tra cani che invece di cercar cotorni si mettono a scrivere ( imparassero almeno prima a leggere !! ), tra chi usa la carta stampata per far valere, giustamente, le proprie ragioni salvo poi asserire che della carta stampata non ci si deve fidare, tra cesti dal fondo rotto ma dotati di buon manico e scansafatiche che si erigono a docenti, ci si ritrova il 5 di Febbraio nella calda accoglienza dell’agriturismo del buon “ va so “ Salvi, in quel di Villa d’Almè a fare il punto su quello che sarà il Saladini Pilastri 2010.
Questa almeno è la mia visione al momento di tirare le somme dell’edizione 2009 del trofeo Saladini Pilastri appena concluso e dopo aver giudicato 5 delle 16 prove in programma. E dicendo all’ingiù non intendo dire in discesa, per cui tutto facile, tutto bello, anzi ! Direi che mediamente stiamo assistendo ad un livellamento verso il basso, preoccupante. I numeri da soli parlano chiaro : 16 prove disputate, 40 cani mediamente presentati per un totale di 640 turni : 3 CACIT. Forse, guardando solo i numeri, esce un quadro dalle tinte eccessivamente forti, dure.
L’avevo incontrato per la prima volta un mese prima, quando trovandomi in ferie con mia moglie nella mia dolce Liguria, ricevetti una telefonata serale da Anna Maria Scotto, stimata fornitrice dei miei ausiliari da caccia, nonché cara amica.
-Ciao Silvio, come stai? ….bene grazie e Tu?-
Dopo le solite frasi di pragmatica, il punto:
-Ho sentito che cerchi un cane e io ho un cucciolone che giusto fa per te!-
La storia che seguí fú drammatica e toccante.
-Sai, questo ha un anno ed é in cura da un ”allenatore” che ne voleva fare un cane da gara … purtroppo pare che a causa di una tendenza del cane al passo ambio non lo voglia piú e parli di darlo a qualcuno in Jugoslavia (…sigh!). Vai a vederlo che é un gran bel cane e soprattutto ha un carattere d’oro!-
La luce che aumenta ad oriente preannuncia il nascere del nuovo giorno. Il cielo si tinge di porpora portandosi appresso le poche nuvole come gocce purpurree di rugiada che, man mano che aumenta il chiarore, si perdono nell’infinito. La prima neve se un po’ ritirata sui bricchi più alti, ma nei versanti a nord sembra non voler cedere il passo al tiepido sole ottobrino. I setter fremono, mentre calzo gli scarponi: lo sanno, lo sentono che oggi si fa sul serio. In addestramento una covata di cotorni lo trovata, ma con il tempaccio degli ultimi giorni non si sa se hanno cambiato lidi. La mia felicità di esser certo che in zona non ve altro umano armato dura poco, il rombare di due auto mi coglie di sorpresa. Meno male sono tre amici di vecchia data e dopo una chiacchierata si decide l’itinerario. Io e Mario Pio siamo arrivati primi e allora decido la zona, mentre loro faranno una valle laterale.
Essere figli di un cane da prove, contrariamente a quanto si possa pensare, è un bel casino. Essere figlio poi di un cane che corre le prove di montagna è il massimo della sfiga, ve lo assicuro. Durante le prove del circuito il tempo non c’è mai. Sai, la concentrazione, la tensione, la difficoltà di qualche turno di straforo e via di questo passo, mi relegano sempre in gabbia per venti ore al giorno. Scendo giusto per mangiare e sporcare. Gli allenamenti poi, nelle zone dove dovrei cacciare, vista la concomitanza delle date di questi con quelle del Saladini, vanno a farsi benedire. A caccia non ne parliamo.
Coturnice un patrimonio da gestire è il titolo di questo convegno e come coniugarlo con noi cacciatori/cinofili che la coturnice ci piace cacciarla e spararla ?
Di primo’acchito sembra una contraddizione ma, analizzando la situazione scopriamo che così in realtà non è. E voglio iniziare il mio intervento con una provocatoria domanda : – vi è qualcuno che è in grado di darmi ragguagli circa la situazione della marmotta ( censimenti, prelievi, stato di salute ect. ) su tutto l’arco alpino ?