Capisco perfettamente questo pensiero!
Bambi, di volta in volta, può essere un capriolo, un daino o un cervo. Nessuno può rimanere indifferente vedendo uno di questi animali ucciso accidentalmente in un incidente stradale o volontariamente nell’esercizio dell’attività venatoria. (Non parlo di uccisione da parte di un bracconiere: è attività illegale! È furto ai danni dello stato e nessuno dovrebbe mai pensare o permettersi di effettuarlo).
Mese: Giugno 2018

Roberto Scorta
Premessa
La passione per la caccia al beccaccino assomiglia alle infezioni da herpes virus, non da’ gravi sintomi ma, quando la prendi, te li porti avanti per tutta la vita!
Il beccaccino è un selvatico delicato e minuto, si invola con un frullo leggero accompagnato qualche volta dal classico gnec.
Non riempie il carniere come la lepre o il fagiano, non beneficia del fascino dell’ambiente come il gallo forcello o la coturnice o la pernice bianca, non gode della letteratura e del potente pla-pla della beccaccia che riempie il silenzio del bosco.
L’amico Romano Pesenti mi ha fatto dono di questa chicca sull’addestramento al riporto del cane, ringrazio Romano e lo metto a disposizione di tutti.
Dario Bergonzi ex carabiniere addestratore dei cani della polizia, guardia di finanza ecc. (ha lavorato anche in Germania) specializzato nell’ubbidienza dei cani. Cacciatore di beccaccini, in pensione, ha addestrato anche cani da caccia di amici..
Custode della memoria delle Alpi e delle sue genti, il “sergente della neve” Mario Rigoni Stern è stato uno dei più grandi narratori dell’epopea tragica dell’armata italiana in Russia e di un mondo contadino sconfitto ma non cancellato dalla storia del Novecento. Vi riproponiamo questa intervista realizzata, appena un anno prima della sua morte, per la rivista dei soci di Slow Food. Buona lettura!
A parte la “sagra” di notizie che abbiamo via via riportato relativamente alla passata annata anomala e l’attesa, tuttora in atto, di riportare un quadro europeo il più completo possibile. Vista una certa quiescenza della comparsa di altri dati (quelli francesi erano stati in parte via via sbozzati dall’ONCFS e ripresi dal CNB e già comunicati) o comunque di una discussione indispensabile in proposito….tanto per non dormirci troppo su e in risposta al sollecito dell’amico Peli, scrivo queste righe traendole dal quadro tracciato nell’esauriente articolo comparso sul recente numero (34/2018) dell’organo ufficiale del Club spagnolo Cazadores de Becada “Scolopax rusticola”.

Setter della Trabaltana
L’altra sera, come succede una volta all’anno da cinque anni, ho sentito una relazione di Giorgio Ferrato sul cane beccaccinista.
Interessante come al solito.
Giorgio è un ottimo oratore e prepara relazioni ricche di filmati con i quali mostra, commenta e critica azioni dei suoi cani. È un ottimo osservatore e anni di esperienza gli permettono giudizi sempre interessanti sulle azioni cui assiste.
Dal 1953 allevo e addestro per pura passione cani da ferma e considero la pratica venatoria un insostituibile laboratorio per sperimentazioni, verifiche e riscontri.
Il mio interesse per il cane in tutte le sue manifestazioni è stato sempre assiduo e alla fine sono giunto alla conclusione che la sua vera natura presenti ancora dei lati oscuri.
ORSO MARSICANO
Quando disinformare diventa una pratica!
Nell’aprile scorso è circolato nel web un comunicato stampa del www.vglobale.it che annunciava l’imminente uscita in America di un libro dal titolo “No word for wilderness”, scritto da un certo Roger Thomson che, secondo il suddetto comunicato, dovrebbe essere “un libro rivelatore” sulla storia e situazione dell’orso marsicano degli ultimi decenni.

Foto di Angelo Lasagna
Alla conclusione, dovuta all’anagrafe, della mia esperienza di allevatore e addestratore di cani da ferma (utilizzati a caccia), iniziata nel 1953, per pura passione, ho maturato alcune opinioni frutto di un’esperienza individuale. Ho cacciato prevalentemente starne nelle sterminate pianure dell’Est Europa che, a mio avviso, restano per il cinofilo allevatore l’unico vero laboratorio per i confronti e le verifiche dei suoi esperimenti, ed ho potuto osservare che fino a 20/25 anni or sono, gli effetti della pressione selettiva sui cani si potevano osservare già dopo due o tre generazioni, mentre da allora gli sforzi tesi ad ottenere miglioramenti genetici risultano sostanzialmente sterili.