foto-4Come già detto altre volte con ogni soggetto bisogna attenersi a regole non-regole. Nel senso che ognuno di essi ha il suo carattere e quindi potrebbe richiedere un trattamento d’eccezione. Sta al singolo addestratore studiarne le caratteristiche e insistere o intensificare gli allenamenti,spesso invece dovrebbe rallentarli per farli interiorizzare meglio e farne trarre maggior profitto. In questo caso si parla di soggetto ancora immaturo. Le caratteristiche psichiche non sono purtroppo sempre uguali.

Ci sono soggetti precoci e soggetti lenti o duri ad apprendere; ciò comunque non vuol dire che gli uni siano sempre meglio degli altri. Anche se quello precoce colpisce di più il conduttore e il padrone. Non è detto però che diventi il crack della nostra vita di cinofili. Ne ho avuto un paio che mi hanno fatto tribolare molto e hanno abusato della mia pazienza prima di piegarsi a fermare la selvaggina. Però sono quelli che ho amato di più. Ma solo quando avevano assimilato le lezioni.

Ogni forma di allenamento comunque chiede una dose di attenzione, meglio farla con continuità ma mai con troppa intensità. Il soggetto deve essere recuperato e portato alla macchina prima che si sia stancato troppo, prima che si sia annoiato, prima che abbia rinunciato ad una cerca ardente e vogliosa. Trattiamo il cane con giudizio pensando di farne un campione non un modesto scansa ortiche.

Nel caso non si operasse come detto non si raccoglierebbe un frutto veramente gustoso anzi diventerebbe controproducente. Quindi occhio alla misura specie se si allena con troppo caldo, con scarsità d’acqua e altre condizioni di terreno o clima pesanti: vegetazione alta, spinai folti e intricati,bosco fitto e vastità eccessive, arati e gerbido rigoglioso.

A proposito vi invito caldamente a portare con voi acqua per il cane, con relativa fiasca di pelle o plastica per pompargliela nella commessura labiale e poterlo bagnare almeno sulla testa e le orecchie onde tenerlo ben fresco. La natura del cane risente molto dei colpi di calore. Ricordatevi che il cane non ha pori nel mantello che lascino andare il sudore ma suda per via linguale. La sua bava è il segno della fatica e della calura che ha sopportato, aiutatelo a difendersi dal colpo di calore che sarebbe fatale.

Tornando a noi, quando avremo fatto un paio d’incontri è ora di lasciare il terreno. Una minestra buona e sostanziosa è meglio se è poca e dosata altrimenti diventa indigesta. Bisogna lasciare l’allievo sempre col rimpianto mai con la sazietà.

Col tempo potremo farlo sfogare anche per periodi più lunghi ma avrà già capito la lezione, doserà meglio le energie e sarà anche più accorto per non incorrere in errori di esuberanza. Stiamo costruendo il cane perfetto per ottime giornate di caccia.

Per coloro che avranno optato per l’iniziazione con quaglie di allevamento si pone la questione di cosa fare quando l’obbiettivo di vedere il cane ben disposto e messo bene sull’animale è stato raggiunto e dovrà passare a selvatici veri. Le alternative sono due: diventare bracconieri di odori o trovare un compiacente riservista.

Nel primo caso fate come me. Levatevi all’alba, raggiungete una zona di ripopolamento, una bandita privata, un posto dove sapete che alberga qualche capo di buona selvaggina e sciogliete sul fare del giorno. Fate uno o due incontri e poi legate il cane e scappate a casa. Sperate di non incappare nelle guardie perché sono implacabili. Il portafoglio deve essere sempre ben fornito..ma ne vale la pena. D’altra parte se voi lo affidaste ad un dresseur dovreste pagare, no? Allora fate da soli e preventivate la spesa. I periodi migliori sono quelli della primavera ma anche il pre apertura va benissimo. Le covate sono eccellenti per offrirle ad un giovane soggetto e lui ne approfitterà meravigliosamente.

Non occorre aggiungere nulla per coloro che possono usufruire di amicizie che lo mettano in condizioni di allenare, lo stesso dicasi di altri che sono a conoscenza di riserve che offrono il servizio a pagamento. Se ci sono animali buoni è il caso di approfittarne perché il cane si costruirà tutte le malizie necessarie alla prossima apertura di caccia.

Interventi,come ripeto, pochi; né con la voce né col fischietto. Aspettate il cane anche se rincorre. Tornerà. La rincorsa è una mano santa per il cane. Lo corrobora e gli da fiducia e sagacia, lo tiene vibrante e vigile; non sciupa la ferma del cane anzi lo convince ad aspettarvi perché presto capirà, da solo, che non riesce a correre tanto forte da arrivare addosso ad animali forniti di ali.

I più duri e recidivi sfrullatori vengono curati con tanta selvaggina vera. Corri corri che poi vediamo come va a finire. Prima o poi capiscono e bloccano. Intanto l’esercizio costruirà il carattere del cane e lo renderà roccioso, deciso, mai domo. Quello che ci vuole per fare poi ottime battute di lunga durata.

Mi accorgo solo ora che non ho parlato di fermare il cane sul frullo dell’animale o sulla fucilata. Sono orpelli che vanno benissimo per i cani da prove ma per i cani da caccia diventano pleonastici. Io non mi sono mai dedicato più di tanto su soggetti “solo” per caccia, voi invece fate come credete. Però, se volete intervenire, fatelo quando il cane è maturo e siete convinti che fa bene il suo lavoro. Personalmente consiglio la corda di ritegno, non seguite mai i consigli di chi vi parla di fucilate nel deretano o di collari elettrici. Sono cose che non mi piacciono e, se c’è la necessità, lasciatelo fare ad autentici professionisti se non volete rovinare un soggetto o,perlomeno, ridurre la sua iniziativa.

Visto che abbiamo parlato di fucile allora vediamo quando e come cominciare ad usarlo. Ovviamente quando il cane sarà stato ottimamente scozzonato. Il che vuol dire che fa già tutto bene sull’animale proposto. Ecco che potrete portarvi in un campo di allenamento oppure in una riserva con sparo armati e decisi al passo decisivo.

Premetto, non sciogliete mai il cane assieme ad altri soggetti, sparate un solo colpo al selvatico alzato. Nella stessa giornata,se tutto va bene, non più di due tre volte a breve termine. Ponetevi nella condizione di fare fermare il cane, avvicinatelo con calma, caricate il fucile con una sola cartuccia (onde evitare la tentazione), fate guidare o accostare e sparate mirando con precisione l’animale dopo che si è allontanato convenientemente e non sopra la testa del cane. Se siete buoni tiratori, freddi e precisi, fate da voi altrimenti portatevi un amico e lasciate a lui il compito.

Io parto dalla presunzione che, se voi avrete fatto tutto ciò che io ho consigliato nelle mie note precedenti, il vostro cane partirà giocondamente ad inseguire la preda che ormai lo sta aspettando sul terreno. La cercherà avidamente, spesso fermandola, e l’abboccherà con decisione. Quello è il momento di mantenere la calma. Non andategli incontro, non chiamatelo o fischiatelo, non sollecitatelo in alcun modo. Allontanatevi e fate uno o due fischi e qualche cenno della mano. Se non vi segue subito nascondetevi dietro un cespuglio e fischiate deciso uno o due volte ancora comandando “porta” deciso,secco e ben comprensibile. Niente altro, aspettate e il cane vi raggiungerà. Prendetegli il selvatico e premiatelo con molte moine e carezze, se lo avete dategli un bel biscottino. Solo però in fase di allenamento/insegnamento, in seguito basteranno carezze e paroline dolci. Non vorrei che abituandosi al regalino poi prendesse l’abitudine di abbandonare la selvaggina prima di raggiungervi.

Tutto quanto sopra presuppone che voi abbiate seguito i miei consigli di allenamento e iniziazione graduale alla vita in comune e la immissione del cane nel consorzio umano con lenta, graduale e intelligente modalità. Il vostro compito ne sarà agevolato in pieno. Un mio vecchio maestro diceva che insegna più il guinzaglio di ogni parola. Voleva dire che il cane deve fare coppia con voi sempre e dappertutto, in ogni luogo dove voi andate portatelo con voi e prenderà tratti umanoidi. Finirà per capire le parole essenziali alla vostra convivenza. Non il senso ma il significato pratico, specie se aggiungerete alla parola secca e chiara un gesto eloquente.

Per le eccezioni faremo (forse) un ultimo capitolo a parte. Perché forse? E’ semplice. Molte cose sono frutto di anni di osservazione, molte sono segreti carpiti ai più grandi dresseur o allevatori italiani,altri sono atti che possono fare solo persone molto equilibrate e che sanno cosa stanno facendo. Proprio come i medici quando prescrivono il cortisone, solo loro e sotto la personale responsabilità, possono propinarlo al malato perché ne conoscono le controindicazioni.

Comunque vi anticipo che la sola cosa che ritengo attrezzo compatibile con l’addestramento del cane è la corda lunga e il frustino. La prima per legarla al collo del cane e poterlo gestire meglio e a distanza. Dovrà essere di una trentina di metri, leggera e forte e va attaccata al collare saldamente facendola trascinare al cane in azione.

Il secondo dovrà essere impugnato dal conduttore non per fare male ma per raggiungere il cane come una “lunga mano”, proprio dove e quando lui non se l’aspetta. IL tocco deve essere leggero e secco, al pointer sempre sul torace al setter sempre sulla groppa. Il motivo è evidente. Il primo potrebbe accosciarsi e assumere una posa assolutamente non consona alla razza, il secondo invece per il motivo esattamente opposto.