COVER 1^ paginaAbbiamo fatto una disamina di tutte le caratteristiche, la problematica e le fasi operative da curare per avere un puledro scattante, voglioso, motivato e reattivo. Seguendo la prassi descritta abbiamo ottenuto un addestramento di base, il cane sarà ancora grezzo e, volutamente, appena scozzonato. Avrà sicuramente dato prove di quelle che si chiamano “qualità di base”. Per tanto ora è il momento di cominciare a prenderlo in mano. Ciò vuol dire che dovremo agire in maniera da poterlo manovrare con sufficiente soddisfazione.

Caso contrario avremo costruito uno splendido vagabondo che caccerà anche per voi ma prevalentemente per se stesso anche tenendo conto delle sue desiderabili e probabili innate doti di collaboratore che dovrà sempre e comunque avere nei geni: il collegamento spontaneo con il suo amico e conduttore.

Questa è la fase più critica e difficile dell’addestramento perché un solo errore pacchiano, una sola cosa fatta male o percepita male da lui, potrebbe ridimensionare o guastare la vostra amicizia. Ricordate sempre che il vostro rapporto deve essere fondato sulla fiducia e non sulla costrizione altrimenti cercatevi un altro manuale perché questo per voi è sbagliato. Io non ho mai usato collari elettrici o fucilate punitive per cui ho cercato sempre di fare capire al cane, con il convincimento, ciò che pretendo da lui e che lui sicuramente può darmi con un po’ di disciplina. La via è più lunga e richiede diverse sedute ma ne vale la pena perché si otterrà un collaboratore che lavorerà con spontaneità, senza incertezze, sempre ardente nella cerca e deciso nelle prese di posizione. Coprirà il terreno, cercherà dappertutto, fermerà convintamente e consentirà con decisione e stile.

La chiave di volta, così la definirono i maggiori istruttori di cani, che usò anche l’immenso sir William Arkwright, è la corda di ritegno. Avevo già accennato in precedenza al suo impiego, in cosa consiste lo diremo ora. Si tratta di un guinzaglio lungo, venticinque trenta metri di robusta sagola da attaccare al collare del cane onde averne il controllo completo, previe opportune manovre. Come e quando ora lo stabiliremo e per questo ho riservato lo sviluppo dell’argomento a questa ultima nota di addestramento.

Il periodo migliore è, come detto, la primavera estate quindi lontano dalla caccia vera e senza incubi di dovere conquistare capi di selvaggina. Il posto migliore… uno abbastanza scoperto perché il cane dovrà essere sempre a vista onde poterlo guidare e controllare. Il momento sceglietelo voi ma che sia una giornata da dedicare solo a lui. Con calma, serenità e spirito di sopportazione. Il cane non parla la vostra lingua ma ha tendenza ad impararla se saprete dare comandi appropriati (non futili), secchi (perché il cane capisce il tono non la parola), l’occasione solo quella che creerete voi dove e quando volete. Perché questo? Voi non dovrete mai redarguire, punire, pretendere dal cane una cosa durante una vera battuta di caccia, specie sul selvatico che intenderete cacciare prevalentemente o con maggiore frequenza. Quando lo porterete a caccia vera il cane dovrà essere già pronto all’uso.

La fase di addestramento deve essere una cosa preventiva. Un momento di riflessione per voi e per il cane. Quel momento in cui voi dovrete essere pronti ad intervenire decisamente ma con calma e non sotto la spinta dell’euforia della caccia o del dispiacere che il cane vi avrà creato per un errore: mancato consenso, sfrullo, rincorsa o disubbidienza. In quei momenti potreste essere sopraffatti dall’ira, dal dispiacere, dal nervosismo e intervenire sul cane sarebbe fuori luogo perché lo punireste o richiamereste in maniera eccessiva e quindi sbagliata. Mentre sarete a caccia dovrete essere una equipe già pronta, una squadra, un tutt’uno che dovrà sapere cosa fare in ogni momento della battuta. Questa è la ragione per cui dovrete applicare la prassi di cui ho parlato prima.

Portatevi quindi nel campo prescelto, lontano dalla confusione, senza altre distrazioni e preparate quindi il terreno, deponete due quaglie, questa volta però lasciandole in un punto preciso e non lanciandole al volo. Anzi è meglio che il posto sia ben segnalato poiché è importante. Mettete quindi nei pressi uno stecco conficcato a terra e legateci uno straccetto bianco e ben visibile. Vi raccomando di mettere la selvaggina sempre ai lati del campo e molto avanti rispetto al punto di sciolta. Il cane dovrà quindi inquadrarsi sul terreno (e lo imparerà anche con questo stratagemma) e andare rapido nella fase di cerca senza arrivare subito a ridosso poiché potrebbe sfrullare nella foga della partenza.

Prendete il cane dalla macchina e attaccate la corda lunga saldamente al suo collare. Sciogliete il cane e portatevi con calma verso il punto dove avete deposto la selvaggina. Ciò vi consentirà di aspettare il cane che avrà cominciato a battere il terreno destra sinistra e viceversa. Se non lo fa richiamatelo con un fischio e indicate la direzione che volete che lui prenda. Può darsi che sia disordinato nelle prime sciolte ma perdonatelo, presto imparerà. Prima o poi passerà nei pressi di dove voi siete appostato e bloccherà il capo di selvaggina. Voi sarete pronto ad entrare in possesso della corda calpestandola con risolutezza e impugnandola con decisione.

Con questo stratagemma sarete in condizione di controllare il cane per ottenere la ferma solida, la guidata o l’accostamento, la correttezza al frullo, insomma qualunque cosa vorrete insegnarli. Basterà risalire la corda, tenuta ben tesa ma senza infastidire il cane, fino a lui e poi schiacciarlo per ottenere il terra, fermarlo per non farlo rincorrere, trattenerlo per farlo consolidare e, in seguito, per insegnare il consenso se non lo ha spontaneo.

Questa ultima cosa richiederà l’aiuto di un collaboratore che porterete con voi, specie se ha un buon cane già addestrato sul quale fare esercitare il vostro giovanotto. Lui si apposterà nei pressi dello stecco che indica la quaglia deposta, aspetterà il cane e lo tratterrà, voi lo prenderete in braccio e lo depositerete a distanza e indietro, lasciandolo o schiacciandolo sul terreno ordinando il terra e accarezzandolo col frustino. Il pointer sul petto, il setter sulla groppa. Altri cani secondo la loro indole di ferma in piedi o in posizione accucciata.

Insisto nel dire che le manovre dovranno essere solo ripetitive e non violente. Solo così si otterrà la fiducia e l’obbedienza. Il cane resterà se stesso con tutti gli attributi di autonomia, coraggio ed esuberanza ma sarà corretto perché capirà che la cosa è utile.

Ripeto, per maggiore intelligenza, deposte le quaglie e attaccato il guinzaglio, posizionati sia voi sia il vostro amico in maniera opportuna, lanciate il cane che si trascinerà il cordino nell’erba. Voi guiderete il cane, il vostro amico resterà nei pressi della quaglia. Pronto a schiacciare la corda e impugnarla per trattenere il cane. Voi accorrerete e prenderete in mano la corda per effettuare le manovre opportune. Con questo freno in mano sarete in grado di insegnare al cane tutto ciò che serve, come detto in precedenza.

Per il consenso ci vorrà maggiore partecipazione e impegno da parte vostra e del collaboratore. Ogni cane e curioso di andare a vedere cosa fa il suo compagno fermo lì davanti. Ci sono cani che consentono spontaneamente, altri che sono curiosi e avvicinano troppo, altri che sono gelosi o hanno temperamento irruento e arrivano a ridosso senza criterio. Tutte cose che vanno assolutamente represse con garbo e risolutezza. La corda ci porterà anche qui la soluzione del problema. Il vostro collaboratore andrà a servire il cane in ferma e voi starete nei pressi pronto a schiacciare la corda e afferrarla saldamente. Tendetela, il cane farà qualche storia ma voi sarete inflessibile finché non si fermerà osservando il compagno in ferma. Risalite la corda, accostate il cane e calmatelo. Quando sarà perfettamente fermo accarezzatelo e stabilizzatelo ulteriormente magari spingendolo dolcemente dietro la cervice. Ottenuta una postura simile ad una ferma fatelo avanzare a tratti, tenendolo e fermandolo fino a che arriverà nei pressi del compagno. A quel punto il vostro amico farò frullare il selvatico. Con ciò il cane capirà il perché è stato trattenuto. Continuate finché non otterrete quanto desiderato.

I suggerimenti che vi ho dato vanno valutati obbiettivamente. Richiedono, di volta in volta, alcuni adattamenti. I cani non sono tutti uguali, hanno un carattere e un cervello e ognuno interpreterà il dressaggio secondo la sua indole. Sta a voi cercare di capire quando essere più dolci o più decisi.

Concludendo, non punire il cane durante una battuta di caccia vera non gli lascerà fisime o timori o ancora peggio incertezze quando caccerà la selvaggina che caccerete. Ovviamente sarà così per ogni selvatico perché lo tratterà con genuina partecipazione, senza complessi o rimembranze negative. Le correzioni su un animale surrettizio servono a questo. Molti cani se corretti, spesso duramente, su un determinato selvatico smettono anche di cacciarlo. Ho sentito molte volte dresseur o cacciatori dire “questo cane non tratta le quaglie, non ama le starne, etc.” e spesso erano soggetti che avevano preso punizioni severe lavorando quegli animali. Arrivano al punto di scansarli accennando appena di averli sentiti e proseguono la cerca. Le botte non piacciono a nessuno.

Non aggiungo altro. Richiederebbe ben altro spazio per approfondire l’argomento. Credo tuttavia che chi ama i cani e vuole addestrarli da solo, avendo amore e sensibilità, troverà sufficiente quanto detto. Buon lavoro a tutti.