
Foto di Lucio Scaramuzza
E’stato grazie al Conte Max Tornielli se abbiamo avuto la possibilità di cacciare con i nostri cani, al momento giusto, in uno dei più bei posti da cotorne che io abbia visto.
Arrivare in Albania in quei tempi subito dopo la caduta di una delle dittature più inverosimili che la storia dell’umanità ricordi, non era cosa facile.
Non c’erano regole non esistevano praticamente le leggi, potevi incontrare poliziotti in divisa o in borghese (chissà se poi erano davvero poliziotti) che chiedevano, a loro assoluta discrezione, per trasgressioni anch’esse inventate al momento, tangenti sotto forma di multe da pagare, che per nostra fortuna erano assolutamente sopportabili e che, per liberarci velocemente, pagavamo.
Avevamo costantemente con noi accompagnatori albanesi che parlavano un po d’italiano, e che trattavano queste cose, l’importante era sbrigare la cosa velocemente e devo dire che in questo erano davvero bravi.
Il Conte Max Tornielli era riuscito ad avere in esclusiva, molti dei migliori terreni da cotorne nel sud dell’Albania con accordi con la forestale che, nonostante la confusione che regnava allora in Albania, funzionava abbastanza bene. Max fu bravissimo perché far trovare in mezzo alle montagne all’ora giusta la varie guide non era cosa semplice, e invece ogni volta con assoluta incredulità da parte nostra, trovavamo la persona giusta al posto giusto all’ora giusta ,…davvero da non credere..ma da buon organizzatore aveva stabilito anche le mance da dare ogni giorno agli accompagnatori e ai loro capi e tutto questo contribuì a mantenere un ottimo clima fra noi gli accompagnatori e la forestale evitando inutili e fastidiose discussioni .
Avevamo una bella casa a Tepelene forse la più bella della cittadina recintata e sorvegliata da due guardie della forestale giorno e notte e noi con cani, armi e bagagli non avemmo mai il minimo problema.
Voglio dire tutto questo e ringraziare ancora il Conte Max Tornielli perché non era facile, ma con la sua grande esperienza mise a punto un’organizzazione perfetta che data la situazione generale del paese a ripensarci ha del miracoloso.
Ci permise di cacciare nel migliore dei modi rilassati e concentrati sulla caccia, che per quante cotorne ci fossero era pur sempre una caccia davvero impegnativa, da affrontare con cani bravi e con grande determinazione.
Voglio però ricordare un episodio che quando lo raccontai , la sera a cena, al ritorno dalla prima giornata di caccia fece sorridere noi e soprattutto Max dimostrando, se mai ce ne fosse bisogno, d’essere una persona simpatica e intelligente.
Era appunto la prima mattina di caccia del primo anno, Max Tornielli venne anche lui a caccia con noi in questo nostro primo giorno di caccia in Albania e ci portò a Sinanai .
Da Tepelene bisogna salire su di una strada sterrata per circa tre quarti d’ora , e dopo aver lambito il paesino tutto in sasso, si proseguiva sempre su strade sterrate in condizioni dove anche i fuori-strada facevano fatica e si arrivava al passo a circa 1000m.
Max ci indicò la parte destra della valle, una zona tipica, sassi e ginepri coprivano l’intera montagna che saliva decisa, ma non sembrava difficile e devo dire che ci piacque. Liberammo i cani e cominciammo a salire, avremo fatto non più di dieci minuti e a fianco a me il cane di mio fratello un bravo pointer come ne ho visti pochi, accenna una ferma rompe fa ancora dieci metri con uno strappo imperioso e blocca. Più in basso c’é mio fratello, io mi alzo velocemente per portarmi in una posizione più favorevole , il cane non si muove, guarda fisso verso uno spazio assolutamente pulito e io guardo davanti a lui , ad un certo punto quindici metri sopra, da un grande ginepro vedo un paio di cotorne che anziché volar via escono a piedi dal ginepro camminano in avanti ancora per una decina di metri e poi spiccano il volo, non sparo e dentro di me nasce l’enorme dubbio…”vuoi vedere che il nobile romano ci ha inchiappettati e ci toccherà cacciare animali d’allevamento, come era successo anni prima in Bulgaria, allora ci eravamo chiariti subito e poi fu una bellissima caccia a starne assolutamente vere, ma qui se su queste montagne ha messo animali d’allevamento mi sa che non ci sono alternative….” Mio fratello che non ha visto la scena, e avendo sentito il frullo, mi guarda e m’interroga con lo sguardo come a dire come mai, io faccio un segno come se non avessi potuto sparare e senza dire nulla dei miei dubbi, faccio segno di proseguire.
Saliamo lungo la montagna e per una bella ora non incontriamo nulla, la cosa anziché preoccuparmi mi tranquillizza un po’, poi mio fratello sopra di me, alza un bellissimo volo di coturnici saranno state una quindicina, passano fuori tiro ma le guardo con attenzione e vedo che scendono veloci rasenti al terreno e si precipitano a valle con grande sicurezza ,”quelle non le ha mollate “ penso dentro di me, in effetti comincia così un susseguirsi, quasi senza soluzione di continuità, di ferme e di branchi di coturnici uno più bello dell’altro che s’involano veloci davanti ai nostri cani , alcuni lunghi addirittura fuori tiro e a fine mattina abbiamo già alzato 5/6 brigate e arrivando alle tre del pomeriggio ne alzammo complessivamente oltre dieci ,dico alle tre perché a quel punto restammo senza cartucce e le ultime messe all’asta fruttarono due capretti acquistati sul posto da uno degli innumerevoli pastori che con il loro gregge attraversavano ogni tanto la nostra zona di caccia, furono cucinati al forno…. una vera delizia…..!!!!
Finite anche le ultime cartucce i cani nel ritornare alle macchine fermarono ancora due branchi di cotorne e con una macchina fotografica inadeguata tentai almeno di fare qualche foto, fu purtroppo un tentativo patetico…..
Ritornammo a casa abbastanza presto e alla sera a tavola posso dire senza retorica che eravamo davvero stanchi, ma felici.
Il “nobile romano” ci aveva portato a caccia in uno dei più bei posti da cotorne che esistessero.
Continuammo ad andare ogni anno in Albania fino al 1996 anno in cui scoppiò una mezza rivoluzione a causa di una enorme truffa perpetrata da italiani in combutta con albanesi, ai danni di moltissimi albanesi.
In questi anni abbiamo cacciato in vari posti tutti devo dire stupendi e ricchi di coturnici come é difficile immaginare , ma uno dei posti più belli per me era la Trebescina famosa per la guerra fra Italia e Grecia e dove molti dei nostri Alpini ci lasciarono la pelle.
La Trebescina é una montagna difficile da raggiungere però poi diventa un grande altopiano con un susseguirsi di grandi buche sassose ancora ricche di residuati bellici e soprattutto di cotorne.
Specie nei primi anni il territorio era ricchissimo a volte ci capitava di avere i cani fermi contemporaneamente su due voli di cotorne, il che non deve trarre in inganno e pensare che fosse facile se non eri ben piazzato il più delle volte le vedevi partire fuori tiro, se poi si buttavano fuori dall’altopiano sui pendii sottostanti era davvero difficile se non impossibile andare a ribatterle. Sul versante nord della Trebescina cerano macchie e boschetti, mi piaceva quando era possibile, cacciare nella parte alta al limite dei boschi ,perché era facilissimo oltre le cotorne trovare qualche beccaccia e ogni volta che facevo quel giro ne uscivo sempre anche con due o tre beccacce.
A proposito di dittatura , ogni medaglia ha un suo rovescio, infatti in tutti questi anni che durò questa tremenda dittatura sicuramente le cotorne non furono quasi mai cacciate, se non da pochissimi, dico questo per un motivo fondamentale, in Albania in quegli anni non esistevano cartucce, ricordo a questo proposito un episodio successo cacciando nella zona di Argirocastro.
Quella mattina ad accompagnarci venne con noi il farmacista di Argirocastro venne a caccia con uno strano fucile secondo me assemblato in qualche modo da pezzi raccolti qua e là e con una cagnolina che assomigliava vagamente ad un setter, cacciava un duecento mt sopra di me e insieme stavamo facendo passare il versante di una montagna.

Foto di Lucio Scaramuzza
Cerano come sempre, tante cotorne ,ma quella mattina sembravano indiavolate partivano sempre al limite del tiro e io continuavo a padellarle, sopra di me sapevo che cacciava il farmacista e ogni tanto sentivo un colpo e subito dopo sentivo lui che gridava al cane “porta porta…” all’inizio dissi, “pero che bravo” poi la cosa cominciò a farmi incazzare, possibile che io le sbagliassi quasi tutte e che lui viceversa le prendeva tutte .
Dai miei calcoli avrebbe dovuto avere 6/7 coturnici contro le mie due che con grande fatica e forse anche con un po di fortuna ero riuscito a raccogliere. Finalmente arrivammo in fondo e siccome era già l’una, decidemmo di riunirci per mangiare qualche cosa.
Trovai mio Fratello che anche lui aveva tre cotorne, trovai Giulio pure lui con tre cotorne e finalmente arrivò anche il farmacista .
Lo aspettavo a piè fermo per congratularmi con lui, anche se devo dire la verità fino in fondo, avevo un po di “reseghino” in gola, e la cosa facevo fatica ad ingoiarla.
Lo salutai e andandogli incontro gli allungai la mano per complimentarmi “ma per che cosa mi fai i complimenti, mi disse mi stai prendendo in giro?” no gli dissi “é tutta mattina che ti sento sparare e subito dopo chiedi al cane di riportare dovresti avere minimo 6/7 coturnici,” scoppiò a ridere e mi raccontò; vedi l’unica polvere che sono riuscito a trovare per caricare le cartucce, é polvere nera e quando sparo (fra l’altro non é detto che succeda ogni volta che tiro il grilletto) fa un fumo terribile per cui non vedo mai se ho colpito la cotorna, per cui in ogni caso invito sempre il mio cane al riporto e questa mattina non mi ha riportato un bel niente……ci guardammo negli occhi e scoppiammo tutti a ridere perché una cosa così non l’avevamo mai sentita.
Alcune volte andavamo a caccia su delle montagne di fronte ad Argirocastro verso il Cjajupj che a quanto ci dissero é la montagna più alta dell’Albania, in mezzo a queste montagne superato un passo si scendeva verso una grande pianura acquitrinosa un tempo forse un lago, lunga un paio di km e larga 4/500metri tutto attorno un anfiteatro di montagne scoscese che chiudevano completamente da ogni lato questa grande marcita naturale .

Geco (della Trabaltana) su Coturnici
Cotorne ovunque e avevamo solo l’imbarazzo della scelta se andare a destra piuttosto che a sinistra .
Comunque la cosa sconvolgente di questo bellissimo posto non erano queste magnifiche montagne con la presenza straordinaria di coturnici, bensì, era l’esempio più eclatante della stupidità umana e di ciò che una dittatura assurda e un po’ schizzofrenica può fare .
Tutto attorno a questa grande palude a distanza di cento metri uno dall’altro erano stati costruiti dei bunker che potevano ospitare una persona massimo due, già così non capivo cosa volessero difendere, ma per curiosità entrai in uno di questi, erano delle cupole in cemento armato dove non si riusciva a stare in piedi con un unica feritoia ricavata nello spessore del muro, larga all’interno e stretta verso l’esterno, che permetteva di far passare a stento un fucile guardai attraverso la feritoia e vidi che era puntata esattamente contro un bunker costruito al di là della palude, pensai che quello fosse venuto male e provai ad entrare in un altro ..era esattamente la stessa cosa……avevano costruito un 30/40 bunker che potevano fare solo una cosa spararsi uno contro l’altro…
Secondo me, lì in quelle opere costruite in un posto a difesa di nulla e per di più costruite in quel modo, per cui potevano solo spararsi uno contro l’altro, c’era l’immagine perfetta della stupidita e la pazzia del dittatore che aveva governato l’Albania in quegli anni provocando nella popolazione danni assolutamente incalcolabili non solo di carattere economico .
Comunque a parte i bunker che tappezzavano tutta l’Albania,(mi dicevano che ne erano stati costruiti circa tre milioni) e che essendo tondi e chiari, in lontananza, certi giorni quando ci batteva su il sole sembravano pecore intente a brucare, quel posto mi regalò uno degli animali più belli, fra tutte le cacce che mi è capitato di fare .
Una mattina era il secondo anno che tornavamo in quel posto , stavo salendo con Giulio su uno dei versanti che sovrastano questo grande prato bagnato, quando appena sopra di me dopo aver dato segno di avventare qualcosa Paco ferma deciso, sarà stato 30 metri sopra risalgo velocemente e mi piazzo appena sotto il cane, dopo un attimo a non più di venti metri sopra partono tre cotorne che capisco essere diverse dalle cotone fin qui cacciate sono grosse, esageratamente grosse, la prima si butta in basso e mi passa vicinissima, le altre due vanno via in orizzontale e decido di sparare a queste una la prendo e una la sbaglio, quella che ho colpito rotolando mi viene vicina, così che anziché farla portare da Paco, che oltre tutto aveva il dente un po’ duro, la raccolsi direttamente.

Geco (18 mesi) e Ivo (12 mesi) esplorano la montagna
Come la presi in mano capii immediatamente che si trattava di un soggetto assolutamente eccezionale, un maschio bellissimo con degli speroni che sembravano quelli di un fagiano, messa a confronto con le altre sembrava fosse il doppio. In effetti alla sera posata su di una bilancia, pesava esattamente 900 grammi.
La preparai con attenzione la infilai in una calza per tenerla compatta e con le penne in perfetto ordine la misi nel piccolo freezer che avevamo.
Dopo alcuni giorni partimmo e nella fretta della partenza la dimenticai. Dopo di noi venivano altri amici che incrociammo lungo la strada chiesi loro di riportarmela ,ma la cotorna non la vidi più.
I casi sono due o se la presero le donne che venivano a fare le pulizie o prima o poi la vedrò imbalsamata a casa di qualcuno.
Uno degli accompagnatori con cui preferivo andare a caccia era il capo della forestale di Permeti Elia bravo competente e preciso.
Dopo il primo anno avendo Max Tornielli, rinnovata la concessione per altri 5/6 anni decidemmo di porci un limite giornaliero oltre che un limite complessivo.
Avevamo un piccolo paradiso e volevamo mantenerlo intatto.
Il conte Max Tornielli nelle varie zone di caccia stabilì con la forestale il numero massimo di prelievi che ciascun territorio poteva reggere e in base a questo si stabilì il prelievo giornaliero per ciascun cacciatore. Cacciavamo in gruppi di 4 anche se poi sul terreno ognuno cacciava da solo o al massimo in due.
IL prelievo giornaliero fu definito in numero di 4 cotorne per cacciatore, e tutto questo fu deciso in modo assolutamente autonomo senza alcuna pressione da parte loro, anzi all’inizio non capivano perché ci autolimitassimo in codesto modo.
Molte volte alle 10/11 di mattino avevamo fatto la quota, altre volte invece complici le padelle, arrivavamo a sera con un paio di coturnici.

Luki di Tognoni su Coturnice di rimessa
Mentre con tutti gli altri accompagnatori se uno avesse voluto avrebbe potuto procedere ad altri abbattimenti, quando cacciavamo con Elia era inflessibile e fatta la quota giustamente bisognava smettere di sparare, se nella zona c’era qualche posto adatto andavamo a cercare qualche beccaccia, che tutto sommato non era come prendere calci nel sedere….
Elia amava questi animali li conosceva bene sapeva dov’erano le covate, curava i bracconieri, soprattutto coloro che posavano i lacci , che se posati con abilità sono davvero micidiali e cacciare con lui era sempre un piacere. Infatti senza perdere tempo ti portava nei posti giusti e gli incontri con lui erano sempre numerosi.
Molte volte dopo aver fatto la quota, con il fucile scarico, mi diceva ”andiamo a vedere quella conca là, questa estate ho trovato due covate vediamo quante sono diventate adulte….” e dico la verità mi divertivo esattamente come l’andare a caccia
Mi ero affezionato a quei magnifici posti e mi sarebbe piaciuto cacciavi ancora per molti anni, ma soprattutto mi sarebbe piaciuto cercare di mantenere intatto quel bellissimo e importantissimo patrimonio faunistico. Purtroppo negli ultimi anni prima che scoppiasse la rivoluzione, creando per alcuni anni l’anarchia più assoluta, sul traghetto trovavamo sempre più spesso cacciatori che accompagnati da albanesi venuti in Italia per lavoro andavano liberamente a caccia senza regole….o peggio ancora cominciavano a vedersi cartucce portate da coloro che lavorando in Italia potevano procurarle con grande facilità e capimmo che impedire loro di andare a caccia dove volevano e soprattutto quando volevano (primavera estate ..) sarebbe stato come spingere l’acqua della Vjosa in salita con le sole mani. Ce ne rendemmo un po’ tutti conto e capimmo che sarebbe durato ancora poco.
Ogni volta che si tornava, sul traghetto con ancora negli occhi e nel cuore i bellissimi ricordi di una caccia con i nostri cani, fra le più belle che si potesse fare, una delle frasi più ricorrenti era “Chissà quanto durerà” e quando la nave si staccava dal porto di Durazzo si aveva sempre la paura di non poter rivedere più quelle magnifiche montagne.
Durò 5 anni e in quegli anni, ricordando le giornate fantastiche passate sulle montagne d’Albania, passavamo il resto dell’anno in attesa di poter ritornare nella terra delle Aquile e delle Cotorne.
Lascia un commento