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Requisiti della razione alimentare di un cane da caccia

I cani utilizzati per la caccia, come tutti i cani da lavoro hanno un elevato fabbisogno di energia durante le stagioni di lavoro, perché sono sottoposti ad un prolungato esercizio fisico. Pertanto, l’assunzione di energia deve essere sufficiente sia per il mantenimento del peso corporeo che per  il lavoro muscolare prolungato. Per questo è importante innanzitutto  comprendere primariamente cos’è il fabbisogno energetico basale e il fabbisogno energetico di mantenimento per le cui definizioni e calcoli si può fare riferimento ad un precedente articolo pubblicato su questa rivista (De Acetis et al. 2011). In questa pubblicazione si possono reperire anche tutte le informazioni utili per il calcolo dei fabbisogni energetici in funzione della razza e del tipo di attività svolta che qui, quindi, non verranno ripetute. Verranno mostrate solamente alcune specificità del cane da caccia in funzione delle evidenze scientifiche disponibili nella letteratura internazionale.

Le conoscenze ad oggi disponibili sui fabbisogni energetici del cane da caccia derivano da studi specifici in genere effettuati su cani sportivi come levrieri da corsa, cani da sleddog o cani allenati in laboratorio su treadmill mentre mancano quasi del tutto lavori eseguiti direttamente su cani da caccia, anche per le ovvie difficoltà nello standardizzare, per cani di questa categoria, l’attività fisica che può essere molto variabile per intensità e quantità di lavoro svolto.

Come accennato in precedenza, il proprietario di un cane da caccia ha la necessità innanzitutto di garantire  l’apporto energetico sufficiente per mantenere il peso corporeo e le condizioni fisiche e poi di fornire un’alimentazione mirata al miglioramento delle prestazioni lavorative.

I cani che vanno molto di frequente a caccia hanno tipicamente un calo di peso, durante la stagione venatoria e soprattutto con climi rigidi, che è quasi fisiologico. D’altra parte anche condizioni climatiche opposte, caldo e umido, possono influire sulle funzioni fisiologiche di assorbimento dei nutrienti.

Quindi durante la stagione venatoria è indispensabile fornire alimenti che abbiano una buona densità energetica in genere ottenibile aumentando l’apporto lipidico nella razione che ha anche il vantaggio di aumentare l’appetibilità dell’alimento e di non rendere necessaria l’assunzione di quantitativi esagerati di cibo; un livello di alImento il 20%  di lipidi sarebbe raccomandabile. Il cane sfrutta molto bene il metabolismo aerobico per il lavoro muscolare e quindi i grassi rappresentano la fonte energetica preferenziale durante l’attività fisica prolungata. Inoltre alcuni specialisti nutrizionisti hanno sostenuto che un’alimentazione povera di grassi influenza la termoregolazione durante il lavoro (Altom 1999). Cani allenati su treadmill per un’ora e alimentati con diete ipolipidiche mostravano temperature rettali superiori rispetto a cani alimentati con diete più ricche di lipidi. Gli Autori dello studio sostengono, quindi, che anche in periodi di caldo intenso un regime alimentare ricco di lipidi sia il più adeguato per cani da lavoro. Il tipo di grasso utilizzato nella razione, secondo altri studi, sembra avere una certa importanza per le prestazioni venatorie in quanto modificherebbe alcune funzioni olfattive (Kronfeld, Hammel, e Ramberg 1977). Gli autori di uno di questi studi sostengono che la sensibilità olfattiva si riduce nei cani alimentati con un’elevata percentuale di acidi grassi saturi; la via preferenziale sarebbe, quindi, quella di combinare una certa quota di grassi insaturi senza arrivare a livelli che potrebbero però a loro volta essere deleteri su altre funzioni fisiologiche. È ben noto il ruolo di un corretto rapporto omega-6/omega-3 per garantire la riduzione di fenomeni infiammatori dannosi all’organismo, tanto più in un cane atleta. In genere nel cane vengono raccomandati rapporti compresi tra 5:1 e 10:1 anche se bisogna considerare che studi specifici e dettagliati non sono presenti in letteratura e che ogni singolo cane può avere esigenze divere a questo riguardo in funzione della sua composizione lipidica corporea.

L’attività fisica  comporta anche un maggiore fabbisogno proteico necessario per soddisfare le modificazioni fisiologiche adattative al lavoro quali l’aumento del volume ematico, della densità capillare, del volume mitocondriale e dell’attività e massa totale degli enzimi metabolici. Inoltre il cane, essendo carnivoro, sfrutta le capacità neoglucogenetiche di alcuni amminoacidi che quindi dovrebbero essere forniti in quantità maggiori. Inoltre consideriamo che l’attività fisica produce sempre microtraumi a livello muscolare e quindi perdita di tessuto che va ricostituito. Livelli proteici superiori al 32% sul secco sono da considerare indispensabili nei cani dal lavoro.

Per riassumere la razione ideale di un cane da caccia dovrebbe avere queste caratteristiche:

  • Elevata densità energetica (= minore ingombro)
  • Fonti proteiche di elevata qualità biologica (= origine animale)
  • Elevato tenore lipidico con giusto rapporto saturi/insaturi e omega-6/omega-3
  • Corretto apporto di fibra per la motilità intestinale

 Tempi e modi di somministrazione del cibo

Nell’alimentazione dei cani da caccia, come in quella di ogni altra tipologia di cane da lavoro è necessario considerare anche il numero dei pasti e il momento dell’alimentazione in relazione all’attività fisica.

Pratica comune è quella di alimentare il cane dopo la caccia quotidiana ed evitare pasti abbondanti immediatamente prima e durante l’attività fisica, perchè questa può rendere difficile il processo digestivo. Da osservazioni pratiche, nei cani da caccia possono verificarsi problemi digestivi ed insorgere diarrea o defecazioni frequenti. Frequentemente possono presentarsi episodi di vomito come conseguenza dello sforzo fisico. In altri casi questi segni possono essere legati ad un improvviso aumento dell’assunzione di cibo o al cambiamento della dieta necessari per soddisfare le maggiori spese di energia. Questo sottolinea l’importanza di aumentare gradualmente i livelli di esercizio fisico e l’assunzione di cibo prima dell’inizio della stagione venatoria per garantire un più agevole adattamento all’ assunzione di maggior energia.

Studi effettuati su cani, allenati e non, dimostrano che l’esercizio fisico ha un impatto sulle funzioni intestinali. Dopo l’esercizio fisico vi sono variazioni della funzione intestinale come rallentamenti o interruzioni della motilità intestinale nei cani non sufficientemente allenati, mentre in quelli allenati vi è solo una diminuzione nella secrezione di acido gastrico e nel contenuto di bicarbonato del succo pancreatico (Ahlstrøm et al. 2006).

È altrettanto importante evitare la sovralimentazione nei cani da lavoro, in quanto essa può portare all’obesità e ridurre le prestazioni. I cani che svolgono un lavoro molto leggero e solo in brevi periodi di tempo possono avere esigenze simili a cani normali adulti ed in alcuni casi può essere necessaria una dieta a calorie controllate per evitare l’eccessivo aumento di peso.

Le razioni alimentari devono pertanto essere modificate a seconda della durata e dell’intensità della loro attività.

 Razionamento pratico

Prendiamo come esempio un segugio italiano del peso di 25 kg in piena stagione venatoria che lavora per circa 5 ore due volte la settimana per un totale quindi di circa 10 ore di lavoro settimanale.

Per il calcolo dei fabbisogni di mantenimento si usano le equazioni già descritte precedentemente(De Acetis et al. 2011). Il cane in questione avrà quindi come fabbisogno di mantenimento 132 x 250,75kcal = 1476 kcal  al giorno. Per il calcolo dei fabbisogni per il lavoro abbiamo qualche difficoltà in quanto le ore effettive di caccia possono presentare diverse intensità di lavoro e di metabolismo energetico e quindi diversità di richieste energetiche (Gramenzi et al. 2011). Da un punto di vista pratico si può considerare che per ogni ora di attività di caccia si ha una richiesta energetica pari al 10% dei fabbisogni di mantenimento (Grandjean e Paragon 1993). Nel caso del nostro segugio avremo quindi un aumento del 50% del fabbisogno energetico per ogni giornata da cinque ore di uscita. Quindi nel giorno di allenamento o caccia il fabbisogno calorico sarà di 1476 x 1,5 = 2214 kcal di energia metabolizzabile. Da un punto di vista pratico il surplus di energia necessario per il lavoro può essere fornito con un supplemento energetico ad elevato tenore proteico e lipidico (tipo alimento 45/45) meglio se suddiviso per l’intera settimana che somministrato solamente nel giorno di lavoro.

In ogni caso sarà la valutazione del proprietario/cacciatore  e/o del veterinario nutrizionista valutare l’adeguatezza del regime alimentare in funzione del body condition score e delle caratteristiche di razza del cane, tenendo presente, come accennato in precedenza, che al termine della stagione venatoria può essere considerato normale un calo di peso dell’animale.

Riferimenti bibliografici

De Acetis, Luigi, Alessandro Gramenzi, Meri Di Leonardo, e Isa Fusaro. 2011. «Metodi di calcolo del fabbisogno energetico del cane». Summa animali da compagnia 3.

Ahlstrøm, Ȗystein, Anders Skrede, Stine G. Vhile, e Knut Hove. 2006. «Effect of Exercise on Nutrient Digestibility in Trained Hunting Dogs Fed a Fixed Amount of Food». The Journal of Nutrition 136 (7) (Luglio 1): 2066S –2068S.

Altom, E.K. 1999. «Effect of dietary fat and physical conditioning on the metabolic and physiological responses of the canine athlete». Auburn University.

Gramenzi, Alessandro, Luigi De Acetis, Isa Fusaro, Barbara Grelli, e Meri Di Leonardo. 2011. «L’alimentazione del cane nordico sportivo». Summa animali da compagnia 1.

Grandjean, D, e B.M. Paragon. 1993. Manual of Companion Animal Nutrition and Feeding. British Small Animal Veterinary Association.

Kronfeld, DS, EP Hammel, e CF Ramberg. 1977. «Hematological and metabolic responses to training in racing sled dogs fed diets containing medium, low or zero carbohydrate». American Journal of Clinical Nutrition 30: 419–430.

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