CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

Brevi osservazioni su metodi, mentalità e comportamenti nella caccia alla beccaccia (con alcune sintetiche proposte per una nuova disciplina) di Francesco Prandi

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Foto di David Stocchi

Da anni la mia stagione di caccia si divide in due periodi, il primo da settembre ad ottobre in Zona Alpi per allenare i cani e per cacciare la tipica fauna alpina fino al raggiungimento del piano di abbattimento del Comprensorio, il secondo da novembre a dicembre in una Azienda faunistico-venatoria dell’Appennino ligure-piacentino ove posso esercitare la caccia alla beccaccia.

In montagna la scorsa stagione la caccia si è aperta il 2 ottobre e per sette giornate (mercoledì e domenica sono le sole giornate consentite) ho cacciato con soddisfazione, avendo numerosi incontri con bianche, galli, cotorne. Solo un giorno dedicato alle coturnici, non le ho incontrate, seppure  ne avessi alzato un bel volo la giornata precedente, ma la caccia, si sa, è fatta così.  Il carniere è stato minimo ma il piacere e la gioia di trascorrere una giornata in montagna sono stati grandi ed appaganti. Così come piacevoli e rilassate sono state le conversazioni, le informazioni, gli scambi di opinione, con gli altri cacciatori e con le guardie, sulla selvaggina, sulla zona dove recarsi, sulle vicende del comprensorio, sul ritrovamento o meno degli animali censiti in primavera e in estate, sulla stato del piano di abbattimento. In tutti i casi, sono state conversazioni in cui è riscontrabile un grande rispetto della selvaggina, una attenzione alle sue sorti e alla sua tutela, una grande sensibilità per un patrimonio faunistico che, se opportunamente salvaguardato, consentirà di cacciare  in montagna anche nei prossimi anni.

Terminata il 23 ottobre la caccia alla tipica fauna alpina per raggiungimento del Piano comprensoriale, è iniziata, quindi, per me la stagione delle beccacce. Queste sono entrate in buona quantità entro la seconda decade di ottobre, consentendo buoni incontri fino all’esaurimento dei contingenti arrivati. Il passo si è poi ravvivato intorno al 20 di novembre, con discrete presenze fino a tutto dicembre.  Ma non è del passo che, in questa sede,  voglio parlare. Vorrei, invece, soffermarmi sul fatto che, tornato dalle Alpi alle mie terre di Appennino, mi ha particolarmente colpito la mentalità dilagante, sempre più ossessiva e, temo, inarrestabile, da autentico “assalto” alla beccaccia che si è affermata tra i cacciatori, così come non può sfuggire all’ attenzione l’ accanimento e la pervicacia nel perseguitare la beccaccia, francamente oltre i limiti della comprensione e sopportazione.

Cari amici, negli ambienti venatori non si parla altro che di beccaccia e spesso a sproposito!

Entri in una armeria, in un bar, nella Sezione dei cacciatori e senti parlare di fucile da beccacce, cartucce da beccacce,cane da beccacce, beeper da beccacce, addirittura di automobili da beccacce, persino ( è la verità!) di maglieria intima da usare per cacciare la beccaccia.. Le conversazioni, poi, sono sostanzialmente incentrate sul ‘quante ne hai fatto’ e  magari sulle gite all’estero fatte o da prenotare per tempo. Ma non basta. E’ veramente impressionante il cambiamento “culturale” che vi è stato nelle comunicazioni interpersonali e nello scambio di informazioni. Una volta, la comunicazione avveniva con qualche conoscente e magari alla sera col telefono fisso si veniva a sapere che in una certa zona vi era stato un buon passo e si programmava di recarsi in quella località dopo qualche giorno. Oggi le informazioni sono immediate. Uno scambio in tempo reale di SMS, di telefonate  sul cellulare, di comunicazioni con radio trasmittenti consentono lo spostamento nell’arco della stessa mattinata da un posto all’altro per ‘eliminare’ le beccacce che sono state appena individuate. Sono appena le 8,30  del mattino e qualcuno comunica che l’ha presa in un certo posto (inviando anche la fotografia!) ed ecco che la notizia si sparge e  squadre attrezzate di tutto punto ( con satellitari, fuori strada, ecc.), si trasferiscono immediatamente per effettuare una operazione di “pulizia faunistica”.

A ciò si aggiunga e lo dico agli amici cinofili che è impressionante lo scadimento del piacere della  caccia col cane che si constata in molte persone.  Non si sente  quasi più parlare dell’azione del cane, di come ha percepito e fermato una beccaccia, di come l’ha intuita, di come ti ha  condotto su di lei. Una gran parte dei cacciatori si limita ormai solamente ad auscultare il segnale del beeper, senza nemmeno aver visto il cane o sentito il campanello. Molti spesso camminano su di un sentiero o sostano in un punto di ascolto attendendo che il cane mandi un segnale elettronico. Molti si limitano a constatare sul palmare

che il cane è “fermo a 350 mt.” (sic), alla faccia del collegamento e, comunque,  del piacere di seguire  la sua azione.  Francamente  tutto ciò è molto diverso da come sono (ero) abituato ad esercitare la caccia alla beccaccia, caratterizzata, a mio avviso, dal fascino di una  cerca guidata dal campanello di un cane che segnala l’intensità, le soste, gli indugi della sua andatura nel silenzio del bosco di autunno.

Aggiungo, infine, e so di attirami molte critiche affrontando questo argomento, che la caccia, là dove è consentita cinque giorni alla settimana ( seppure a scelta, ma sappiamo come va il mondo), è un autentico incentivo all’accanimento contro la presenza di qualunque  beccaccia sul territorio. E’ fin troppo facile comprendere, se si è intellettualmente onesti, che la possibilità di cacciare cinque giorni settimanali (anche se da parte di persone diverse)  incide troppo sulla possibilità di sopravvivenza di una beccaccia.

Nè è fondato, a mio avviso, l’argomento secondo cui, quando la caccia è consentita cinque giorni settimanali, la pressione venatoria è più distribuita e meno esiziale.  La questione va vista, infatti, dal punto di vista della beccaccia alla quale non importa nulla se a “disturbarla” sono due cacciatori anzichè uno nella stessa giornata: spesso, anzi, come insegna l’esperienza,la presenza di più cacciatori che la costringono ad alzarsi più volte fa aumentare, anzichè, diminuire le difficoltà di ribatterla. E’ poi inconfutabile che la possibilità di poterla cacciare tutti i cinque giorni consentiti da parte dello stesso cacciatore o, per effetto del passaparola, da parte di suoi amici o concorrenti aumenta notevolmente le chanches di abbattimento, per la notoria abitudinarietà della beccaccia a frequentare lo stesso posto.

Sono considerazioni un po’ amare ma credo oneste e invito tutti a riflettere e a cercare eventuali rimedi a situazioni che, in  assenza di ragionevoli discipline, non potranno che ritorcersi contro noi stessi.

P.S. : Ho scritto questo articolo alla fine del 2011, ma decisi di non pubblicarlo subito per approfondire maggiormente le osservazioni che in esso sviluppavo, anche perchè  potevano sembrare un po’ troppo pessimistiche, nostalgiche e con scarse indicazioni di soluzioni possibili. Trascorso un anno da allora, anche alla luce dell’esperienza della successiva stagione venatoria, penso di poter ribadire quanto scrissi e di poter aggiungere e offrire alla discussione alcune proposte di provvedimenti minimali, di facile comprensione e, credo, anche di semplice applicazione, che dovrebbero/potrebbero consentire una migliore gestione del patrimonio beccaccia in Italia (e, se fosse possibile, all’estero), oltre che un cambiamento della mentalità prevalente.

1. Caccia aperta solo due giorni fissi settimanali (il terzo giorno potrà esser utilizzato in Aziende o nelle varie cacce agli ungulati);

2. Chiusura della caccia il 6 gennaio (con possibilità di eventuale anticipo, come già avviene in varie località del Nord);

3. Carniere annuale  di 12/15 beccacce;

4. Consegna al cacciatore che intenda cacciare la beccaccia del corrispondente numero di fascette (o braccialetti) numerate da applicare  al momento dell’ abbattimento, la cui cifra dovrà essere comunicata in giornata al proprio ATC o CA (analoga regolamentazione viene applicata in Francia, quanto meno in diversi dipartimenti)

5.  Sanzione del ritiro immediato delle fascette a chi non comunica l’abbattimento o violi le norme che disciplinano la caccialla beccaccia, oltre alla sanzione della non consegna delle fascette l’anno successivo.

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5 Comments

  1. la penso esattamente come Lei,e,mi auguro che si possa fare qualcosa per salvaguardare questo selvatico,anche se io non sono un suo assiduo persecutore,anzi,la mia preferenza riguarda altro tipo di pennuto.
    cordiali saluti

  2. scaramuzza lucio

    condivido ciò che Francesco Prandi ci dice in questo articolo ,caccio anchio più o meno nelle stesse zone,e riscontro questo accanimento senza senso,volgare e alla lunga(speriamo) autolesionista.
    Mi sono chiesto il perché di questo tipo di caccia e mi sono ovviamente dato delle risposte che non vogliono essere quelle giuste o risolutive,ma che offro a chi le vorrà leggere come spunto di una discussione .
    1°) la mancanza di selvaggina stanziale (non considero tale quella lanciata più o meno pronta caccia) un tempo in Italia avevamo starne bellissime,pernici rosse stupende,e paradossalmente i cacciatori che cacciavano la beccaccia erano pochi e considerati un po originali.
    A mio avviso si fa troppo poco per tentare di reintrodurre in modo vero questa nobilissima selvaggina,preferiamo, perché sicuramente più facile lanciare questi poveri animali poco prima dell’apertura,e quei pochi che non muoiono prima muoiono il primo o il secondo giorno di caccia,poi resta la beccaccia.
    2°)Oggi chi è il “grande” cacciatore? Il “grande” cacciatore é colui che caccia la beccaccia e più ne fa “vedere di morte” e più é considerato…..
    Fino a quando sarà questa, l’immagine del bravo cacciatore ,sarà molto difficile mettere a punto dei programmi di salvaguardia della beccaccia.Per modificare dei processi colturali occorre tempo ,ma questa a mio avviso é una strada che va assolutamente percorsa con grande tenacia,usando tutti i mezzi che la moderna comunicazione ci mette a disposizione
    3°)I NUMERI ho come l’impressione che chi sa ,non voglia rendere pubblici i numeri,o quanto meno le stime sugli abbattimenti,Io penso che portare a conoscenza di tutti la stima sugli abbattimenti che avvengono,per esempio,in Francia ,in Italia ,in Grecia,porterebbe ad una visione più corretta del problema,con eventuali provvedimenti più mirati,e sicuramente più giusti,la mia impressione ,é che faccia comodo non pubblicare questi numeri continuando ad incolpare, con un ipocrisia assolutamente devastante , coloro che cacciano all’estero .Questo non vuol dire che all’estero non vengano commesse delle gravi scorrettezze,che vanno assolutamente stigmatizzate ,ma il problema a mio avviso é legato agli abbattimenti di queste tre nazioni. Attraverso i numeri è possibile prendere e far prendere atto in modo inequivocabile di una realtà diversa da quella che ci siamo prefigurata potrebbe finalmente portarci a prendere dei provvedimenti veri e senza demagogia, di cui ,visto anche quello che che ci propina la politica, ne faremmo volentieri a meno .

  3. nello

    condivido pienamente – vorrei aggiungere che ogni cacciatore si dovrebbe auto limitare – mi spiego meglio: cosa serve imporsi l’uccisione di un massimo di 12/15 beccacce in Italia e poi andare in Crimea, Croazia, Estonia, Scozia ecc. ecc. ed ucciderne 50/100 in una settimana? – lo ho fatto anche io! – Poi ho scoperto una zona dove, senza fucile, posso incontrare 3/4 becche in una mattina – CHE BELLO! Penso che come me, parecchi Cacciatori rinuncerebbero a questo tipo di escursionismo venatorio in cambio di “zone no kill” – Utopia???

  4. marco

    Si certo…intanto sarebbe da chiudere la gite all estero dove anche i nostri saggi cacciatori che si possono permettere queste onerose gite nel periodo di accoppiamento o quando in italia abbiamo il silenzio venatorio e nei paesi come ungheria o crimea non sanno cos é…cerchiamo prima di unificare il piano in tutta europa visto che ci siamo dentro e soprattutto non é un animale stanziale del nostro paese,poi chi di dovere faccia il suo compito di vigilare chi fa la posta alla beccaccia,che non ci vuole tanto…abbiamo giá troppe restrizioni,non leghiamoci anche le palle

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