Si può essere e rimanere ottimi amici anche avendo idee divergenti o, quantomeno, non sempre convergenti.
Categoria: Franco Subinaghi
Prefazione de “La Caccia dell’Anima”
Quando Franco mi chiamò al telefono e mi chiese di scrivere la prefazione del suo nuovo libro ne fui davvero sorpresa, poi mi sentii lusingata e un po’ perplessa. Pensai che, di solito, per un libro di un cacciatore “navigato”, che tratta principalmente (ma non solo) di racconti di caccia, uno si aspetterebbe che sia un altro cacciatore altrettanto vissuto a scriverla, forse un buon amico di vecchia data. No di certo una ragazza che la -Caccia con la “C” maiuscola- la sogna e di esperienza alle spalle ne ha solo un minimo. Ma, nonostante questa mia perplessità, capii presto il perché della sua decisione. E lo ritrovo nel libro che qui vado a prefare.

la mia bella Sioux (Kate sullo sfondo).
Riflessioni a caccia chiusa (per neve)
Chiudo alle mie spalle la porta di ferro che dà accesso al nostro giardino, libero le gordon dopo aver loro tolto il collare e il campano.
Mia moglie mi viene incontro sull’uscio, prende il mio zaino mentre sistemo il Benelli sull rastrelliera. Quindi mi chiede: “Com’è andata? Hai incontrato? E la cagnine, come sono andate? Quale delle due ha fermato la beccaccia?” E’ un rituale che si ripete da 34 anni, e per il quale le sono sempre grato, così come mi piace che non mi chieda se “ne ho prese e quante”.
Sono stato molte volte in Croazia a caccia, e qualche volta ad addestrare i miei cani su starne in coppia a Marzo. A caccia sono sempre andato a beccacce, quando da noi il passo era agli sgoccioli, cioè in Dicembre: mi sono quasi sempre confrontato con uccelli già presenti da tempo, quindi piuttosto difficili : poche prede, grosse soddisfazioni. In Marzo mi sono divertito anche di più.
Quello che ho visto in Croazia, per contro, non sempre mi è piaciuto.
Ho visto schieramenti di croati sparare all’aspetto serale, sembrava una sagra. Ho visto italiani far loro compagnia, allegramente all’insegna del : “tanto non siamo in Italia, chi ci vede ?”. Questi medesimi italiani, li ho visti prestare fucili e cartucce agli accompagnatori croati, affinchè li aiutassero ad impinguare il carniere. Quando andavo ad allenare/addestrare in Marzo, ho visto nostri connazionali cacciare beccacce di ripasso in Marzo, amici miei, ma ci pensate ? Finchè, all’inizio degli anni Duemila mi sono rotto i cabbassisi – come direbbe Montalbano -, e in Croazia non ci sono più tornato, e non per i croati….loro sono (male) abituati in questo modo da sempre, bensì per coloro che fanno tanto i santarelli a casa loro, per poi mettersi a far vaccate appena si trovano nell’orto del vicino (peraltro assai compiacente, in quanto lautamente retribuito).
La Caccia è il luogo ideale ove convergono i sogni che ogni cacciatore vorrebbe trasformare in realtà. La caccia alla beccaccia è la realtà nella quale convergono i miei sogni, il più bello, emozionante e coinvolgente dei quali è vedere il proprio cucciolo trasformarsi in cane cacciatore e poi in cane beccacciaio; ma per iniziare ciò il cucciolo bisogna averlo – ricevuto o acquistato o figlio di una nostra cagna. I miei sono da sempre setter gordon e/o inglesi, in futuro penso che saranno solo nero-focati, apprezzando moltissimo, sia io che mio figlio Brian, questa splendida razza.
Amando molto la cultura degli Indiani delle Grandi Pianure, ho appreso che un uomo di medicina Lakota di nome Toro Seduto disse che.”….siamo tanto impegnati a correre dietro gli avvenimenti della nostra vita da non trovare più il tempo e le occasioni per fermarci ad ascoltare le voci e i silenzi dentro di noi o nella natura che ci circonda”.
Sono rimasto colpito da questa frase, al punto di farmene una micro – filosofia di vita e soprattutto di caccia: e fermandomi più spesso ad “ascoltare” che poi equivale a pensare, ho notato molte cose strane.