CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

Categoria: Giuliano Rizzi

-Erranti da ferma- tratto da UOMINI DA FERMA di Giuliano Rizzi

Giale's Feelyng su forcello

Giale’s Feelyng su forcello

Che siano da cerca o da ferma, su tutte le razze di cani da uccelli incombe l’obbligo del collegamento, virtù richiesta persino al segugio, durante la cerca. Molti invece i cani da ferma vaganti, che cacciano per loro conto e per loro gusto, sarebbe randagismo ma, gentilmente, si preferisce definirli “senza collegamento”. Carenza pericolosa, origine di continue arrabbiature, alcune volte orgogliosamente scambiata per passione, per iniziativa. Di solito per i rimedi la spesa a bilancio è iscritta nel capitolo “pile alcaline”. Ultimamente è stata immessa sul mercato una soluzione al problema: il collare satellitare, già in uso ai segugisti. Poiché, oggettivamente, per un sordo la beccaccia è come la Grande Cerca per un cieco, se si tratta di un surrogato alla protesi acustica, niente da dire. Ma se la nostra audiometria è regolare, si tratta d’ altro.

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-Migranti- di Giuliano Rizzi tratto da Uomini da ferma

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Un enorme differenza c’è fra due modi di cacciare le beccacce, stanziale e migrante, tanto da renderli due cacce diverse: una fondata su opportunismo e attesa, l’altra su azione ed iniziativa.

Nella prima, la stanziale, di incerto c’è solo se quel giorno la beccaccia si è posata o meno nel solito posto; nella seconda, la migrante, di incerto c’è tutto. Quando fai la caccia stanziale, cioè vai a beccacce sempre negli stessi posti, italiani od esteri che siano, in fin dei conti diventi un tartufaio. Tu attendi che la beccaccia si cali nel solito posto noto, così come il tartufaio aspetta che maturino i tuberi della sua tartufaia. Tutto sommato sei un raccoglitore, più che un cacciatore, uno che conta principalmente sulla propria furbizia. Generalmente cacci beccacce spaesate, appena arrivate, che non hanno nemmeno avuto il tempo di guardarsi attorno.

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Solitari di Giuliano Rizzi tratto da Uomini da ferma

Nero di Bravaccini

So di uno che manda un suo operaio, spesato, a fare per proprio conto quello che a lui non riesce più: ammazzare allodole. Ne conosco un altro, cacciatore di beccacce, che sprizza soddisfazione nel raccontare di poter anche vendere il fucile, tanto quando ferma il proprio cane c’è il suo compagno di caccia, grande sparatore, che le ammazza tutte. Non vedo nessuna differenza fra i due, forse sarà un vizio legato alla senilità venatoria, ma non riesco proprio a comprendere come si possano appaltare le proprie emozioni, come si faccia a non provare pudore nel raccontarlo. Per carità, de gustibus, anche i guardoni a loro modo provano piacere, ma in qualsiasi società moderna la loro è ritenuta una pratica deviante.

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Il cagnaccio di Giuliano Rizzi -tratto da Uomini da ferma-

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Se usi un setter inglese per andare a beccacce devi essere consapevole del fatto che stai adoperando, impropriamente, un arnese progettato duecento anni fa per svolgere il lavoro in un certo modo, giusto per le condizioni esistenti la ed allora. Un uso improprio al quale ora quell’arnese si adatta perfettamente, nonostante non sia stato originariamente progettato per questo fine. Infatti un cane selezionato per reperire, sfruttando il vento, selvaggina che si comporta in modo lineare e che si trova nel pulito, ora tu lo usi nel folto del bosco, per cercare un selvatico eccentrico, in condizioni ove il vento non rileva allo scopo.

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Le beccacce non si contano tratto dal libro Uomini da ferma di Giuliano Rizzi

Puoi trovarle ovunque: in montagna, in collina, in pianura. In qualsiasi vegetazione: nei carpini, nei pini, nei faggi, nella macchia mediterranea, nei roveri, nelle betulle, nelle felci, nei pioppi e nei frutteti.

Su qualsiasi terreno: fra i sassi, nell’acqua, in terre rosse, grigie, bianche e in riva al mare.

In qualsiasi ambiente: boschi, coltivi, siepi e anche nei prati.

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Il mezzo cane tratto da uomini da ferma di Giuliano Rizzi

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Non credo a quelli che sostengono di possedere un lotto di specialisti, servono troppa pazienza, troppo tempo e troppi selvatici, per farne uno.

Ma sono balle anche quelle dell’unico cane bravo nell’intera vita di un cacciatore, come se cascasse dal cielo. Quando da giovani si andava in discoteca quelli che avevano le donne erano sempre gli stessi, si trattava di doti, metodo ed applicazione. Con i cani è lo stesso, per cui chi nella propria vita venatoria ha avuto un solo bravo cane si chiami fortunato, non meritava neanche quello.

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“I Binari nel bosco” tratto da Uomini da ferma di Giuliano Rizzi

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Per chi non può, o non vuole, cambiare il più possibile i terreni dove caccia, non tutto viene poi ad essere effettivamente semplice. Una perversione è sempre in agguato: quella per cui, in questa situazione, le qualità del cane utilizzato devono essere inversamente proporzionali alla sua conoscenza territoriale

Infatti più il cane conosce i luoghi di caccia, meno serve che quel cane disponga di intelligenza e di forza. In caso contrario queste doti finiranno per rivelarsi dannose, il cane comincerà ad anticipare, salirà su uno dei molti binari presenti nel bosco per arrivare prima possibile nel punto che ricorda, ed allora addio al collegamento, addio al lavorare per te.

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