CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

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Le starne bisogna volerle di Felice Steffenino

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Quando febbraio si dimentica di essere inverno, l’erba che è rimasta nei prati rinverdisce come i teneri grani a metà collina e anche le vigne stecchite si animano, filtrando la luce, e gli arati vasti e sconnessi sembrano respirare. Gli uccelli non cantano ma gridano un urrà! Anch’essi credono che l’inverno sia ormai passato. Quando vai in canile, i cani seguono ogni tuo passo.

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IL CANE CHE VIDI PIANGERE

Tratto da: “Aspettando l’alba” di Mario Rigoni Stern (Asiago 1921-2008) Giulio Einaudi editore

Il cane che vidi piangere di commozione e d’affetto una dozzina d’anni fa, quando stava per lasciare questo mondo, è sepolto nel bosco dietro casa: sopra vi cresce un albero di sambuco, e ora che le bacche sono mature i tordi e le pispole svolazzano tra i rami per beccare nei rossi grappoli.

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A BECCACCE CON IL POINTER BOTTA E RISPOSTA TRA ALBERTO PELLEGRINI E GOFFREDO DE MATTEIS

A  BECCACCE CON IL POINTER

Scrivere di cani da ferma nella rivista “La Regina del bosco” del Club della Beccaccia  è un grandissimo onore ben sapendo che in questo Club confluiscono  cacciatori-cinofili di massimo spicco,  utilizzatori e competenti di tutte le razze di cani da ferma, bastardi compresi. Non è perciò la sede ove far proseliti,  ma è una ottima  occasione per fare alcune considerazioni concrete su questa razza.  Gli appassionati di una certo cane,  soprattutto a un certo livello di competenza  non cambiano: un po’ come nella musica se ti piace quella … le altre le ascolti, magari non le disprezzi ma se vuoi godere, ascolti la tua.

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“la notte del cacciatore” di Davide Zaninotti intervista di Nino Materi

Non so se mio figlio Ludovico – da grande – diventerà un cacciatore come me. Ho deciso di scrivere e dedicargli questo libro perché un giorno possa scegliere».

Il libro di cui parla Davide Zaninotti, 39 anni, goriziano, funzionario statale, si intitola La notte del cacciatore (Edizioni Biblioteca dell’immagine) ed è l’atto di accusa più clamoroso che un cacciatore possa rivolgere ai suoi colleghi amanti dell’«arte venatoria». «Arte» si fa per dire, considerato che Zaninotti ha deciso di raccontare «la parte oscura della caccia, quella che non serve, quella che nessuno vuole ammettere, quella che ruba il rispetto della gente per bene alla caccia vera».

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Storie di beccaccini: intervista a Giorgio Ferrato di C. Gastaldi

Roberto Scorta

Premessa
La passione per la caccia al beccaccino assomiglia alle infezioni da herpes virus, non da’ gravi sintomi ma, quando la prendi, te li porti avanti per tutta la vita!

Il beccaccino è un selvatico delicato e minuto, si invola con un frullo leggero accompagnato qualche volta dal classico gnec.

Non riempie il carniere come la lepre o il fagiano, non beneficia del fascino dell’ambiente come il gallo forcello o la coturnice o la pernice bianca, non gode della letteratura e del potente pla-pla della beccaccia che riempie il silenzio del bosco.

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In un mare fermo coperto da boschi. Intervista a Mario Rigoni Stern

Custode della memoria delle Alpi e delle sue genti, il “sergente della neve” Mario Rigoni Stern è stato uno dei più grandi narratori dell’epopea tragica dell’armata italiana in Russia e di un mondo contadino sconfitto ma non cancellato dalla storia del Novecento. Vi riproponiamo questa intervista realizzata, appena un anno prima della sua morte, per la rivista dei soci di Slow Food. Buona lettura!

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A Regine con il Re-di Silvio Intiso-

Ferme ricordo (41)..Beep…beep…beep…
Il suono remoto e lontano ci arrivava con le folate del vento che quel giorno sembravan rincorrersi nei boschi di Os, scompigliando i fiocchi di neve come in quella palla di vetro che amavo tanto agitar da bambino.

-Da che parte, Marco?-

Il Marco, le cui orecchie funzionano meglio delle mie ormai offese da troppe fucilate, era diventato, a giusta ragione, il navigatore ufficiale dei nostri pellegrinaggi norvegesi sulla scia del Re e delle sue regine.

-Aspetta, stai fermo!-

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Il giudizio sui cani del Derby di Giacomo Griziotti

Chi conosce le mie idee non si meraviglierà di quanto andrò esponendo.

Dal momento in cui sono entrato in cinofilia mi sono sempre schierato per la prevalenza assoluta, schiacciante delle qualità naturali su quelle acquisite.

Se queste ultime, come ha sostenuto qualcuno, hanno un certo valore nel dare indicazioni sulla facilità maggiore o minore che può presentare il cane ad adattarsi all’educazione e possono in certo modo anche acquistare il carattere di trasmissibilità, tuttavia agli effetti della riproduzione e della ereditarietà sono ben lontane da avere l’importanza di quelle essenzialmente naturali e trasmissibili.

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tratto da: IL POINTER – Stefano Vitale Brovarone – Editoriale Olimpia

Congo

Franco Grassi è un personaggio assolutamente originale nel panorama degli appassionati della razza, un uomo che ha raggiunto risultati di assoluto rilievo continentale portando i suoi pointer a vincere ovunque e a conquistare titoli importanti quanto strameritati. Occorre districarsi un po’ tra le molteplici attività che la cinofilia offre ai suoi appassionati per riuscire a capire fino in fondo chi è davvero Grassi: penso che, alla fine di questo ritratto che tenterò di fare, un’idea di cosa in realtà sia una così poliedrica personalità sarà possibile ricavarla, ma, sono sicuro, altri tratti — anche diversi e persino contrastanti — potrebbe fornire chiunque lo conosca.

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-LA BECCACCIA-dal Manuale Hoepli del 1893

La Beccaccia (Scolopax Rusticula), ha la virtù di acquistarsi tutte le simpatie e di appagare tutti i gusti: del cacciatore, per le difficoltà e le emozioni che gli presenta; del buongustaio per lo squisito sapore delle sue carni; dell’artista per la eleganza delle forme e la disposizione dei colori; dell’ornitologo perché gli ha permesso di discuterne e di conoscerne i costumi. La dissero regina del bosco, accusandola però ingiustamente di stupidità: accusa che essa merita meno di ogni altro uccello.

Il color delle penne nelle parti superiori è ruggine con macchie grigio-ruggine, giallo-ruggine, brunogrigio e nero; le remiganti brune e le timoniere nere macchiate ruggine.

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