CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

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La beccaccia non vuole morire opinioni diverse, interessi diversi, ognuno ha la sua verita

 

Foto tratta dal libro LA BECCACCIA di Silvio Spanò e Charles Fadat

Prima di entrare nel merito del focus della questione ovvero, la beccaccia non vuole morire e quindi, in funzione del disturbo cambia comportamento,  è opportuno evidenziare fatti e comportamenti che sono noti a chi conosce l’argomento, ma è utile siano conosciuti da tutti.

L’areale di nidificazione della beccaccia è enorme e per non citare tutti i confini di dove nidifica e sverna allego cartina che meglio spiega più di tante parole.

Si nota dalla cartina che l’areale di nidificazione è enorme e contiguo, mentre l’areale di svernamento ha minore dimensioni ed è diviso in due grossi blocchi. Semplificando molto e estremizzando risulta evidente che le beccacce  che migrano/svernano in Cina e in Giappone non sono le stesse che migrano/svernano nel nord Italia in Francia e in Spagna.

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La caccia seleziona il comportamento della beccaccia a livello genetico?

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Sciocca bestia “La beccaccia è molto sciocca bestia, dice il vecchio ornitologo Belon; e codesta osservazione, sanzionata dall’autorità d’un proverbio sussistente da immemorabile tempo, mette effettivamente questo uccello fra i più stupidi, il che lo rende facilissimo da pigliare. Altri autori del passato la definiscono tanto stupida che danno per certo l’estinzione della specie in pochi decenni. Per nostra fortuna cosi non è stato ma sicuramente la beccaccia è cambiata, chi oggi la definirebbe “sciocca bestia o stupido uccello”?.

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LE BECCACCE SONO SEMPRE BECCACCE PURE ALL’ESTERO, SI MA E’ IL CACCIATORE CHE E’ DIVERSO di Mirco Peli

Personalmente non ho mai sentito l’attrazione verso l’estero, perché le mie montagne mi hanno sempre dato modo di divertirmi, offrendo sorprese sempre nuove. Quindi perché guardare altrove? I cacciatori che vanno all’estero spesso per motivare la loro scelta sostengono che le beccacce sono sempre beccacce pure all’estero. Sì, su questo concordo ma sono i cacciatori che vanno all’estero che hanno una diversa concezione della Caccia.  Mi spiego e per farla breve raggruppo in tre categorie i cacciatori che vanno all’estero, poi esistono altre varianti ma riguardano casi specifici.

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Forse qualcosa sta cambiando nell’ambiente dei cacciatori…

Pernice rossa.  Fotografia di Marco Marchetti

Lo scorso anno causa pandemia a caccia ci siamo andati poco, e questo ha consentito la sopravvivenza di qualche capo di selvaggina stanziale, immessa la scorsa primavera. Partendo da questo aspetto e tenendo in considerazione che quest’anno questi superstiti hanno prodotto un paio di covate, con alcuni amici abbiamo cominciato a ragionare che se all’apertura andiamo ad abbatterle non rimarrà più niente, fatto consueto da almeno 50 anni, ma che sarebbe opportuno e tempo di provare qualche scelta diversa.

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La mia Emma, Spinone dei tempi moderni?

Ho 70 anni. Non lo dico perché ci sia motivo per farne un vanto, lo dico semplicemente perché avendo dedicato tutti questi anni alla caccia una qualche esperienza me la sono fatta e questo è un dato di fatto.

E’ innegabile.

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RIFLESSIONI DI UN CACCIATORE DI BECCACCE SETTANTENNE

Sabato 19 ottobre 2019. Piove a dirotto da due giorni. Personalmente non caccio più; diciamo che sono tre anni che non esco con il fucile. Esco il martedi e il venerdi con il solo cane, mi diverte ancora vederlo lavorare e quando frulla, la beccaccia mi rende ancora felice, senza contare che la tranquillità dei giorni di silenzio venatorio migliorano di molto la “qualità” dell’ambiente!

*Nota: in questo contesto spero mi si possano perdonare le passeggiate col cane (ai limiti dell’illegalità).

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Il fascino della beccaccia di Mirco Peli

Foto di L. Bernède

Definirla Regina del bosco è riduttivo, infatti, la beccaccia è dotata di una straordinaria capacità di adattamento e si adegua agli habitat boschivi più vari.

E’ difficile descrivere un biotopo che rappresenti l’ambiente tipico e prediletto da questa specie: questo uccello, migratore su grandi distanze, è infatti, in grado di modificare radicalmente le proprie abitudini a seconda del luogo in cui si trova, a seconda dell’altitudine, della latitudine, della stagione e altre situazioni quali le soste, lo svernamento, le particolari condizioni atmosferiche che possono a volte spingerlo ad occupare un ambiente preciso, a volte inaspettato.

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Nessuno racconta tante balle quanto il cacciatore a valle- di Mirco Peli-

Foto di Bledar Flaga.

Foto di Bledar Flaga.

La frase è talmente famosa che sarebbe banale pensare si riferisca semplicemente al fatto che il cacciatore esagera sul numero delle prede e sul loro peso.

Il mio schema mentale mi porta spesso a semplificare e a dividere in categorie, cosi faccio pure per i cacciatori che divido in costanti e tiepidi.

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CRESCERE UN CANE DA BECCACCE di Mirco Peli

Biro di Marco Frattini

Per iniziare scegliete un cucciolo della razza che più vi piace, ma tenendo conto del territorio dove cacciate. Serve porre attenzione alle giuste correnti di sangue e tra queste, scegliete il miglior soggetto che la vostra intuizione riesce a suggerire, ma non senza aver prima escluso soggetti con difetti fisici visibili, tipo eventuali ernie, prognatismo o mancanza di pigmento. Ci si può rivolgere ad un allevamento blasonato; questo, se alleva razze inglesi, spesso seleziona le cucciolate con soggetti che corrono in grande cerca e raramente su beccaccia per cui, potremmo quindi ritrovarci in mano un giovane puledro che potrebbe avere difficoltà a soddisfarci; almeno si consideri il fatto che i cuccioli figli dei cani che corrono la grande cerca, erediteranno questa indole.

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Dinamiche future della caccia e del cane da ferma, in particolare del setter –di Mirco Peli–

Il cane accompagna l’uomo a caccia da quando è stato addomesticato, durante la millenaria storia ha subito da parte dell’uomo grosse modificazioni nel suo comportamento, sono state create le razze che all’inizio non esistevano. Ogni passaggio evolutivo aveva una sua logica, quando la selvaggina era tanta non servivano cani particolari, bastava che aiutassero l’uomo nella cattura della selvaggina che poteva essere di pelo o di penna, non faceva differenza serviva per sfamarsi. Con il passare del tempo la selvaggina veniva catturata ancora per sfamarsi ma anche per diletto, vedi le cacce antiche dei nobili fatte con i falconi o le reti, e i cani di conseguenza si specializzavano a questo scopo. Più recentemente vennero create le razze che si adattassero meglio alle varietà del territorio in cui si cacciava e alla selvaggina.

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