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Paolo Viezzi

Hemingway si dissetò di caccia raccontando le suo emozioni fino a raccogliere il premio Nobel e nessuno pensò di definirlo di pessimo gusto; Faulkner impresse l’immagine della caccia negli occhi di un bambino di tredici anni e con lui raccolse il premio Nobel. Nessuno ebbe l’ardire di apostrofarlo “ignobile e vergognoso”. Rigoni Stern, compianto da tutti, intellettuali, politici, giornalisti scrisse quasi soltanto di caccia e nessuno ebbe mai il coraggio di scolpire la sua storia come “cosa grave e brutta”. Mocchiutti, straordinario pittore del novecento accompagnò suo nonno “bracconiere” nelle notti e nei campi friulani e lì plasmo la sua sensibilità e la sua arte con le precise forme delle civette, delle lepri dei fucili e dei colpi nello scuro. Nessuno ha mai creduto che le sue opere dovessero essere bruciate nei roghi dell’inquisizione del terzo millennio.

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