Con la rabbiosa ripresa della pandemia nell’autunno 2020 e le conseguenti limitazioni più o meno drastiche nella possibilità di spostamenti e –direttamente o indirettamente – della caccia, mi sono più volte sbilanciato ad affermare, parlandone con gli amici, che forse lo svernamento sarebbe stato “felice” per le beccacce, meno per i beccacciai!
Colgo qui occasione per sottolineare quanta ragione avesse il dr. Francesco Bassilana (1930-2017 – laureato in tecniche di gestione faunistiche in Russia, già Direttore del Parco dello Stelvio e del Ticino e consulente in proposito della Regione Liguria) affermando che la “mobilità è la base della criminalità” e in particolare per quanto riguardava la caccia, mancando uno stretto legame col territorio, facilitava il reperimento di località più ricche di selvatici da cui prelevare tutto il possibile per poi spostarsi rapidamente (grazie ai sempre più facili spostamenti) verso altre zone buone dove ripetere ”questa caccia di rapina” a scapito di quanti avevano localmente favorito la conservazione delle popolazioni selvatiche. Pertanto sarebbe auspicabile un vero legame stretto con piccole comunità venatorie e definite zone di caccia, come auspicato per gli ATC di prima stesura della Legge 157/92 poi “tradito” dalla pessima realizzazione “politica”.
In realtà pare non sia andata proprio così, ma l’abbondante risalita notata tra il 10 e il 15 marzo 2021 in alcune regioni del Nord Italia forse potrebbe essere una conferma della sopravvivenza invernale maggiore del solito! Speriamo continui e sia favorevole anche la prossima stagione delle nidificazioni!
Comunque per fare un quadro della passata stagione, che io ho terminato al 5 novembre senza vedere una beccaccia e poi senza più potere raggiungere i miei soliti posti per divieto di spostamenti interregionali, per quello che mi risulta si può parlare di stagione buona al nord, soprattutto da fine novembre in poi. Ad es. le nevicate decembrine, abbondanti e ripetute anche su vaste estensioni soprattutto nel nord ovest, hanno concentrato le beccacce, già arrivate sulla fascia costiera ligure non innevata, sottoposta a pressione venatoria pesante nonostante le limitazioni in zona arancione, tanto più che un’apposita Ordinanza regionale ha concesso la mobilità anche extra comunale dei cacciatori verso ATC o altre strutture venatorie di appartenenza. D’altra parte in Liguria ogni comune ha un sufficiente numero di cacciatori (non importa se specialisti o meno) da rendere meno “felice” la situazione per le beccacce ivi rifugiatesi. Nella pianura padana è successo qualcosa di analogo nelle zone boscate lungo i principali corsi d’acqua. Quest’anno poi – almeno per il Piemonte- peggiorata dalla chiusura ritardata al 20 gennaio (mai stata in passato dopo il 31 dicembre).
Appare evidente che, se si vuole preservare buona parte del capitale riproduttore, andrebbe rivisitata tutta la normativa relativa allo svernamento e alle ondate di freddo e al conseguente rispetto da parte dei cacciatori (la mia vecchia “chimera”!): intanto sarebbe logico sospendere la caccia nelle zone non innevate di rifugio climatico, dove gli uccelli si concentrano, piuttosto che sulla neve dove non stanno.
In un quadro generale, e del tutto incompleto, dopo una previsione di buon successo riproduttivo in Russia a inizio autunno (circa 90% di giovani dell’anno, andamento riproduttivo positivo) e una certa stasi migratoria, almeno in molte regioni italiane in novembre (ma con strane eccezioni: es. una buttata anticipata di beccacce in Sardegna e una buona presenza in seguito). Con le successive ondate di maltempo si sono verificate, soprattutto localmente, notevoli concentrazioni anche al centro e al sud con pesanti prelievi, condizioni dopo metà gennaio qui peggiorate a seguito della pesante ondata di freddo e neve dai Balcani.
Sono cinquant’anni che si sta cercando, almeno da parte di Gruppi di ricerca, di Istituti nazionali motivati, ma anche di Associazione virtuose di cacciatori specialisti di individuare principi, indici e criteri di valutazione dello stato della Beccaccia per la sua conservazione. Purtroppo con scarsi risultati e tendenza a far passare norme più favorevoli ai cacciatori che alle beccacce utilizzando dati raccolti in modo statisticamente discutibile.
Mi torna in mente l’affermazione di Ulisse (Secondo Dante, nell’Inferno della Divina Commedia) per convincere i compagni a continuare il viaggio oltre le Colonne d’Ercole:
“Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”
Questa volontà tipicamente umana però, vincitrice al momento e che viene soprattutto usata a fine utilitaristico, spinse Ulisse… fino al tragico naufragio:
“infin che il mar fu sopra noi richiuso”.
SUI TESSERINI
Il 25 ottobre, mentre riassettavo un po’ le “carte” in vista del rientro a Genova dalla campagna, mi sono capitati fra le mani alcuni fogli gentilmente avuti dall’Ufficio Caccia della Regione Liguria mentre stavo raccogliendo dati per scrivere, col compianto prof. Fadat, il libro “La Beccaccia”(2014-ed.Il Piviere) da tempo esaurito. Erano la sintesi delle catture Liguri della fauna cacciabile elaborate su Excel relativa a 14 stagioni venatorie (1994/95-2007/2008).
Riporto solo i numeri relativi alla Beccaccia:
1994/95 (8500) 2000/01 (8110) 2006/07 (6400)
95/96 (6404) 2001/02 (8522) 2007/08 (6250)
96/97 (6310) 2002/03 (5451)
97/98 (7251) 2003/04 (4721)
98/99 (7251) 2004/05 (6851)
99/2000 (9190) 2005/06 (7947)
So benissimo la scarsa affidabilità di queste cifre, ma sono numeri, certamente inferiori alla realtà, ma che offrono un’idea della situazione nel tempo, quantomeno perché è verosimile che coloro che marcano le catture siano più o meno gli stessi negli anni, in linea di massima.
Ma la cosa che voglio sottolineare e portare a conoscenza a chi legge (al di fuori del nostro mondo e all’estero) che in Italia da anni esiste un monitoraggio ufficiale delle catture cui sono tenuti tutti i cacciatori e che le Regioni dovrebbero elaborare e tener presente nella stesura dei calendari venatori…
Per finire sottolineando che non solo la Liguria è “virtuosa” (o meglio fa quello che dovrebbe), trascrivo dal suddetto libro “La Beccaccia” qualche numero medio di altre Regioni:
Toscana una media di 9 anni di 12.974 soggetti (estremi 9454 nel 1993 /24326 nel 2001);
Lombardia 16761 (media di 4nni di 6 province su 10, estremi 11969 nel 2002/21410 nel 2001);
Friuli 8406 (media di 6 anni, estremi 4700 nel nel 2002/11339 nel 2000).
Tutti sappiamo benissimo il limite di questi numeri, ma sono anche tra i pochi ufficialmente obbligatori da comunicare da parte dei cacciatori alle pubbliche istituzioni, e sono comunque sempre dati quantitativi, notoriamente sottostimati e che pertanto, se raccolti tutti, fornirebbero almeno il quantitativo minimo delle beccacce prelevate. Ma finora tutto tace…
Mattedi Silvano Mario
Non solo tutto tace sulla gestione, ma la ricerca è del tutto carente se confrontata con altre nazioni europee. Per non parlare delle consulenze di non abilitati e non iscritti agli ordini, a cui è vietata la professione di tecnico faunistico.