Bjørnar Fuglerud

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La prima domanda che sorge spontanea nel leggere un titolo del genere è: “cosa c’entra Munch, il famoso pittore norvegese dell’Urlo con il Setter Gordon?”. La risposta è semplice: apparentemente niente.

tmp644104390772260866Ma se poi andiamo a vedere la cultura scandinava, ebbene tale cultura è impregnata di conservatorismo; non parlerei di isolamento in quanto sono sempre riusciti a “cavarsela” da soli e in maniera egregia. Se guardo l’Urlo di Munch non vedo solo i colori della razza che ci piace tanto, il nero e il fuoco. Il concetto è diverso: in realtà il Setter Gordon ha ben poco a che vedere con un pittore che ha fatto del suo viaggio interiore un’icona.

Il Setter Gordon è una razza molto diffusa in Scandinavia in generale, non solo in Norvegia. Da quando alcuni esemplari furono importati in Norvegia a cavallo tra fine 800 e primi 900, il Gordon si è diffuso a macchia d’olio nella penisola e attraverso una serie di accoppiamenti tra soggetti nati e cresciuti là, gli esemplari si sono riprodotti con caratteristiche molto omogenee tra di loro. La situazione si è modificata di recente poiché molti allevatori hanno cercato ed utilizzato riproduttori all’estero con caratteristiche morfologiche un po’ distanti dal modello tradizionale, in osservanza però di rigide regole da seguire in caso di accoppiamento: controlli sanitari accurati, livelli molto bassi o inesistenti di patologie genetiche trasmissibili. La razza gode quindi, di buona salute. L’espressione di angoscia raffigurata da Munch nel suo Urlo, da attribuire non soltanto all’espressione di angoscia esistenziale di un individuo, ma per esteso, anche alla scoperta di una nuova civiltà, quella che si andava affermando nel resto dell’Europa che apprezzava le novità, le scoperte tecnologiche, nuovi ritmi di vita dettati dalle facilitazioni introdotte dalle scoperte scientifiche, in contrapposizione quindi, al mondo chiuso della Scandinavia, molto legato ai ritmi della terra, alle stagioni, alla natura, alla dimensione umana.

La razza Gordon, partendo da questi presupposti, è rimasta immutata nel tempo, ha subito un’evoluzione di gran misura più lieve rispetto a quella seguita in altre zone d’Europa ma non per questo ha registrato un impoverimento: la razza ha potuto mantenere un vivo e stretto contatto con la natura, è in buona salute e prolifera. L’angoscia di Munch per il “diverso”, per il “cambiamento”, non ha intaccato il vero valore iniziale della razza portata avanti dagli allevatori con impegno e grande attenzione alle conservazione delle sue peculiarità di cane dinamico, sportivo, infaticabile e affettuosamente attaccato ai suoi amici umani.