Ecco i branchi dei palmipedi e dei trampolieri che solcano il cielo, ora lontani ora vicini; vanno e vengono, irrequieti, avvistano i compagni che se ne stanno sul fango o nell’acqua, fanno ala, si calano, planano sul padule e si buttano fra i richiami di sughera.

Piacevole, certo, è anche nel suo insieme l’ambiente della valle. Sembra veramente di vivere nel regno della caccia. Appena sulla porta del casòn si vedono aliare e rincorrersi e volteggiare i gabbianeli in cerca di cibo; e la valle ne ha tanto per loro! E certe mattine di magra d’acqua lì accanto, sulla fanghiglia rimasta allo scoperto, stormi di pivieri pasturano tranquilli e si possono osservare in tutte le loro mosse eleganti, nel loro saltuzzare da chiocciolina in chiocciolina, di bruco in bruco.

Si è a pochi metri da loro. E basterebbe una coppiola serrata sparata da una finestrella del focolaio per abbatterne qualche decina. Accanto ad essi, nel “ gorgo”, va beccuzzando e tuffandosi la famigliola delle anitre domestiche, quelle che servono da richiamo. E in primavera la madre porta in giro i suoi piccoli, batuffoli di pelo più che di piuma, veri e propri piumini semoventi. Essi formano sull’acqua un piccolo triangolo dietro la madre, lasciandosi dietro una scia. Il maschio se ne sta discosto, ma, da buon padre, vigila attentamente ed amorevolmente sulle sorti della prole.

Talora qualche germano cala e si accosta alla femmina nel tentativo di possederla. Allora succede la lotta. Il marito… domestico si fa furiosamente incontro allo spavaldo dongiovanni piovuto dal cielo a turbare la serenità della famigliola natante e a furia di beccate e di colpi d’ala ben assestati fa capire al …selvaggio che non c’è niente da fare.

L’altro prende nuovamente quota e rientra fra i suoi compagni.

Spettacoli che si osservano con diletto soltanto vivendo nell’ambiente primaverile della valle.

Caro ambiente, che rende l’animo leggero e fa dimenticare per un po’ le noie e le traversie del vivere. Quanti non lo invidiano e come noi vorremmo poter di continuo vivere in esso!

Luciano De Campo

Tempo di caccia, tempo felice – Editoriale Olimpia – 1940

P.S. Qualcuno si domanderà: ma la Pittima reale dov’è?

 O ciechi, guardate bene nella figura a destra : eccola  là che cala in questo padule così meravigliosamente descritto dall’autore!

(n. di Romano Pesenti)