L’uomo è senza dubbio l’essere più pericoloso, aggressivo e letale del pianeta.

Se confrontassimo quante persone sono uccise ogni anno dagli animali e quanti animali vengono uccisi dall’uomo, per motivi vari, non ci sarebbe alcuna esitazione: è l’uomo l’assassino.

 

In questo libro però parliamo di animali di specie differenti, a torto o a ragione, pericolose o dannose per l’uomo. Per eliminare tali animali si utilizzano spesso le trappole.

Usare trappole non è sempre illegale, anzi a volte è del tutto necessario perché bisogna limitare una popolazione animale divenuta eccessivamente numerosa e dannosa, come nell’ultimo caso delle nutrie, oppure occorre catturare alcuni esemplari per fini scientifici o comunque consentiti o, per ultimo, è necessario catturare o abbattere esemplari pericolosi per l’incolumità pubblica o per altri animali utili all’uomo.

Fra le trappole per piccoli e medi animali, una delle più comuni è la tagliola.

Le tagliole in ferro, così come le conosciamo, fanno presumere che questo strumento sia nato quando la metallurgia conobbe sufficienti nozioni e tecniche. Si ritiene, infatti, che la tagliola sia di epoca medievale. Io però non ne sono troppo convinto poiché esistono tagliole in legno od osso, all’estremo Nord Europa, la cui molla consiste in una corda strettamente attorcigliata. Ovviamente tagliole di questo tipo, come quelle usate in Siberia, erano inefficaci contro animali, che se non uccisi sul colpo o immobilizzati per la testa, potevano liberarsi tranciando la corda con i denti. Ma di norma si usavano per gli uccelli.

Le grosse tagliole metalliche, di grandi dimensioni, un tempo molto lontano, oltre che per i grossi animali, venivano piazzate dai proprietari terrieri contro i bracconieri, chè vedevano insidiati gli animali domestici in libertà o selvatici presenti nello loro proprietà. Queste tagliole pesavano anche quaranta chilogrammi e potevano sviluppare una pressione di circa duecentosettanta e oltre chilogrammi. Per fare un confronto, si calcoli che la potenza di un morso di un cane è di circa cento-centotrenta chili, quella di un lupo selvatico centocinquanta e quella di una jena mille. In alcuni modelli non era possibile aprirne le ganasce senza l’ausilio di un’apposita chiave. La scelta di strumenti così potenti era dettata dal fatto che i bracconieri, sapendo di tali tagliole, usavano legarsi intorno ai polpacci, fin sotto il ginocchio, delle robuste assicelle di legno per parare il colpo e limitarne il terribile danno, fino a spezzare qualche volta l’osso della gamba.

Dal momento però che i bracconieri di solito agivano in coppia, le tagliole,con un po’ di sforzo, venivano disattivate. Infatti, chi vi rimaneva preso, non poteva fuggire, sia perché la tagliola era incatenata ad un albero, e chiusa con lucchetti,sia perché era caricata con due molle, una per parte, che dovevano essere premute contemporaneamente per aprire le ganasce. Una persona sola non vi riusciva,ma in due sì. Bastava che il bracconiere libero salisse con entrambi i piedi sulle due molle per annullare la pressione. Che fecero allora i proprietari dei terreni razziati? Poiché le tagliole “ antibracconiere” non potevano essere armate di denti sulle ganasce, perché vietati dalla legge, i proprietari terrieri fecero due modifiche. Una fu di far costruire tagliole con corti ganci ricurvi sul pannello di metallo dove il bracconiere posava involontariamente il piede, in modo che la gamba, stretta anche fra le ganasce, non potesse in alcun caso muoversi per via dei ganci che imprigionavano la scarpa. Inoltre questi marchingegni antiuomo avevano un meccanismo di chiusura, apribile solo con pinze speciali apposite. Queste tagliole furono in uso fino agli inizi del XIX Secolo, soprattutto in Inghilterra.

Durante la Prima Guerra Mondiale praticamente tutte le forze in campo le usarono per catturare i soldati nemici in avanscoperta.

 

Il vantaggio della tagliola, di qualsiasi forma, grandezza o specie, è che, una volta piazzata, potrà prendere una preda oggi, domani o fra un mese.

Non occorre manutenzione o assistenza.

 

Giovanni Todaro  – Bracconaggio e Trappolaggio  – Alberto Perdisa Editore-Bologna, 2006

 N.B… La piccola puzzola (n.d.r.) prima o poi, se passerà di lì, ahilei, ci lascerà la zampina… come nella figura di Lemmi.