CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

Convegno Lazise GENETICA E MORFOLOGIA NEI CANI DA MONTAGNA E DA BECCACCE Relazione di Ivo Geminiani

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Non ho fatto studi specifici e non ho una cultura adeguata per parlarvi scientificamente di genetica, le mie opinioni sono frutto di una lunga esperienza di allevamento e di collaudo dei cani al lavoro nell’habitat che la selvaggina vera ha scelto per viverci, ne conosce ogni anfratto, ogni via di fuga, sa come difendersi ed è un probante esame sul mestiere e le doti venatorie dell’ausiliare.

Seppur convinto delle mie idee, vi parlo semplicemente da praticone.

Per quanto riguarda la morfologia, ho concetti molto radicati e mi farebbe piacere esaminarli con voi che siete i più concreti utilizzatori del cane da ferma, sono in contrasto col pensiero corrente che trae origini più dalla consuetudine che dal ragionamento, ma non con lo standard che Va letto con applicazione per essere interpretato e inteso nelle sue più sottili descrizioni.

Tutte le caratteristiche, i comportamenti, le doti venatorie, le qualità, sono importanti e necessarie, nella misura in cui, possono essere utili e vantaggiose a conseguire il rendimento. Credo che su questo principio si possa essere tutti d’accordo, ma stiamo attenti a non trascurare in che maniera lo si consegue. Tempo fa ho fatto precedere ad un mio articolo sul setter, la seguente condizione. ”Tutti gli animali, alcuni spinti dal solo istinto, altri dalla psiche e dal temperamento, si muovono e compiono le necessarie funzioni, sfruttando al meglio le possibilità che la loro costruzione consente.

L’andatura è il risultato di conformazione e doti naturali a servizio della funzione e con il comportamento, è peculiarità di stile”. Per capirci, il setter inglese ad armi pari nel confronto con il pointer, è costretto a sfruttare una costruzione che, pur essendo meno favorevole al galoppo gli permette di raggiungere per temperamento e utilizzo adeguato delle sue diverse potenzialità, identico risultato. Più che soffermarmi sulle articolazioni, raggi ossei, angolature, incollatura, dorsale, groppa, torace appiombi, piede, relative misure e proporzioni, vorrei portare la vostra attenzioni su alcuni esempi che la natura, cui dobbiamo sempre fare riferimento, ci insegna.

Le leonesse in caccia sono di una piacevolezza straordinaria, marcata contrazione muscolare e movimento di scapole salienti la coda testa ed immobile, seguente la linea del rene, mai più alta, talvolta un po’ arcuata, (ma questa è la descrizione dello standard del setter!). Sfruttano questi atteggiamenti e comportamenti che la conformazione gli consente,  perché più validi e convenienti, per catturare le prede, che senso avrebbe una coda a candela, se non quello di vanificare un contegno che tende a nascondersi per avvicinarsi. Mostrare un pennacchio è come lanciare un allarme e far scappare la selvaggina. A questi felini (e qui riporto un’altra descrizione dello standard ) sfoggiare le più variate pose che l’orgasmo quasi voluttuoso del momento impone, non interessa un bel niente, conta solo il rendimento, la concretezza, riempire la propria pancia e quella dei leoncini.

Non è recita interessata all’applauso, ma al nutrimento, stile non in funzione del fattore estetico, ma del risultato.

Altri animali, per un migliore utilizzo di una diversa morfologia, si avvalgono di differenti comportamenti, perché più convenienti ed efficaci. Il ghepardo più che il mimetismo predilige gli spazzi aperti dove può sfruttare la grande velocità. Da questi concetti dovremmo trarre l’insegnamento che anche le razze da ferma, in base alla loro psiche e costruzione, sono costrette se vogliono essere valido aiuto per il cacciatore a comportarsi in modi diversi. Quando un cane è bravo, specialmente per queste cacce difficili è sempre un bel prezioso, ma se dovesse mancare di qualità stilistiche non facciamone un monumento perché in riproduzione ci presenterà poi il conto. Gli animali selvatici non debbono convincere i giudici, ma per sopravvivere alla dura selezione della natura, sono costretti a ripetere da generazioni, gli stessi comportamenti e atteggiamenti. I cani non sottoposti ad una rigida selezione naturale, ma a quella voluta dal gusto dell’uomo, a maggior ragione, se non vogliamo rischiare di perdere le razze, debbano manifestare durante l’impiego venatorio, tutti quei modi di fare che definiscono la razza.

Per quanto riguarda la linee genetiche per i cani da montagna e da beccacce, ho le mie idee, nessuna pretesa di avere la verità in tasca o di volerle imporre a qualcuno, ma più che la corrente di sangue, credo sia importante saper scegliere fra quanti ci passano fra le mani quelli che saranno più idonei per l’una o l’altra specialità. Chiaramente l’appassionato cercando tra i discendenti dei suoi bravi cani, quelli da iniziare alla sua caccia preferita, si convincerà della bontà e continuità della sua linea genetica.

Dal Trialer non nasce obbligatoriamente il Trialer come non nasce dal beccaccinista il cane da beccaccini e cosi via per la montagna e le beccacce. E’ importante a mio avviso far riprodurre soggetti con buone doti di base come la passione, il naso, la ferma, il fondo e il collegamento. Chiaramente per collegamento non intendo una cerca nei paraggi del conduttore, ma quella coraggiosa e piena di iniziativa che tanto in tanto porta il cane a farsi vedere. Il temperamento e la morfologia acquistano particolare importanza perché danno garanzie sull’andatura e l’approccio con l’emanazione.

In ogni caso se l’audacia è del pointer stiamo attenti che al momento di fermare, se proprio non scattano strappano in guidata, non abbiamo incertezze e titubanze, ma chiudano con decisione, e se la prudenza, quella che predispone al gattonamento, è del setter, vediamo che non si manifesti con schianti fulminei.

Non vorrei essere ripetitivo, ma più che a cucciolate mirate in funzione delle varie specialità credo sia conveniente capire subito quali soggetti abbiano particolari predisposizioni per l’una e l’altra forma di caccia, e cosa ancor più negativa, andare a caccia con un cane da prove ed alla prove con un cane da caccia. Non scandalizzatevi, non ho detto una eresia, lo stesso soggetto può fare benissimo entrambe le cose, ma c’è un tempo per l’una ed uno per l’altra.

Alcuni fondamentali requisiti: piede ovale con dita ben ravvicinate e arcuate, suole dure. Collo ben muscoloso leggermente arcuato e marcata la congiunzione con la testa. Petto aperto e largo. Torace di buon sviluppo nelle tre dimensioni. Dorso con profilo retto, Groppa larga lunga muscolatura e poco inclinata. Arti bene in appiombo angolo scapolo, omerale non troppo aperto per inclinazione di spalla e braccio, posteriore con tibia lunga e ben angolata. Nel Pointer tronco nel quadrato, nel setter tronco nel rettangolo per il raccorciamento dell’avambraccio. L’altezza al gomito è inferiore alla metà dell’altezza al garrese, peculiarità che gli è valsa la definizione pres de terre.

E non si cerchi di sostenere che un setter alto sugli arti è avvantaggiato nel farsi largo tra i rododendri, sono giustificazioni puerili i Setter e Pointer non ne hanno bisogno e se ben costruiti possono essere con grande soddisfazione in tutti i terreni e con tutti i selvatici.  Avrei voluto parlare di altre cose, ma per non toglier spazio ad altri colleghi, ho cercato di limitarmi, sono comunque a disposizione per qualsiasi chiarimento con la speranza di essere in grado di soddisfare le vostre curiosità. A conclusione di questa chiacchierata che spero sia stata interessante, vorrei ricordare che ho vissuto con molti di voi, momenti bellissimi in montagna, purtroppo il fisico no mi permette più di essere dietro alla coda dei vostri cani per assistere alle loro conclusioni, ed è meglio lasciare il posto a chi più giovane dispone di gambe e polmoni idonei.

Quando un cane compie un’azione valida su questa selvaggina e in questo Habitat il Giudice deve essere presente per valutarne appieno il comportamento ed assegnare una giusta qualifica, lo meritano l’ausiliare, il conduttore ed anche gli organizzatori. Ho sempre avuto in grande considerazione i cani da montagna, per i quali ho provato emozioni e forti entusiasmi, ed almeno per quelli che si esprimono nel pieno della nota, possono affermare che oltre alle doti fisiche, L’animus è quello del trialer. Diverso il discorso per il cane da beccacce, da altri assai più competenti di me, e già mi vergogno al solo pensiero di accostare al loro il mio pensiero, è stato definito il cane da caccia per antonomasia. Il suo lavoro, non si caratterizza per momenti di spettacolarità, ma per la determinazione, la continuità, la tenacia, è privo di accessori inutili, bada val sodo, alla concretezza e far della perseveranza la sua miglior dote per essere utile e indispensabile. Specialista è quel cane con l’esperienza, il mestiere e il talento per cacciare convenientemente un determinato selvatico nel suo Habitat naturale. Diventa un bene prezioso se si avvale di comportamenti e atteggiamenti che in modo evidente rivelano la razza. Solo in questo caso, sarà utile alla selezione.

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2 Comments

  1. Stefano Ricci

    Una bellissima ed interessante giornata trascorsa assieme ai numeri uno della cinofilia italiana ma non solo e di specialisti cacciatori di montagna dove si sono affrontate le tematiche tecniche principali che regolano e gestiscono sia l’attività venatoria che di coloro che gareggiano a beccacce e coturnici.
    Pare che le argomentazioni trattate abbiano centrato le varie problematiche che i relatori hanno evidenziato durante la mattina.
    Il presidente dott Muto ha appuntato le varie problematiche facendone tesoro e promettendo attenzione e volontà di dare soluzione alle richieste fatte.
    Complimenti per coloro che hanno organizzato l’evento perché tutto è stato realizzato alla perfezione.

  2. Giorgio Li+garesi

    Ho letto con un gran gusto tutto ciò che hai scritto. Aggiungo che l’azione deve sempre essere funzionale alla predazione, altrimenti la pancia rimane vuota e da questo bisogna partire! Un abbraccio, da un povero cacciatore quale io sono. Ciao
    Giorgio

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