La prima considerazione da fare è che nell’ambito della psicologia umana c’è un’ampia letteratura sull’argomento: i nostri stili comunicativi sono abbondantemente studiati ed analizzati, soprattutto al fine di instaurare relazioni efficaci tra colleghi o nell’ambito di problematiche familiari. Nel primo caso il fine ultimo della produttività è chiarissimo.

Non ho trovato argomenti o disamine in rete in ambito cinofilo, eppure i nostri cani comunicano abbondantemente, con codici e contenuti diversi dai nostri ma comunicano benissimo anche loro. Data la diffusione della specie canina nelle nostre vite, sia a scopo affettivo, o di lavoro, o di attività venatoria, è a mio parere indispensabile valutare anche questo aspetto.

Il cane usa un codice tutto suo: noi abbiamo la lingua italiana che ci aiuta nello spiegare agli altri ciò che vogliamo e pensiamo; il cane ha un’articolazione di suoni non finalizzata alla costruzione di parole e frasi di senso compiuto. I suoni hanno un preciso significato a seconda del tono, della durata nell’emissione, sempre in relazione comunque (come per noi, del resto), alla postura assunta e a ciò che comunica il resto del corpo. Difficilmente nel cane suoni prolungati nell’emissione sono sinonimo di un atteggiamento aggressivo, ad esempio.

Noi umani ci esprimiamo attraverso il canale verbale (il contenuto di ciò che esprimiamo), e principalmente col non verbale (tutto ciò che esprimiamo con il nostro corpo); il cane utilizza principalmente (come noi, del resto), il canale non verbale, ossia esprime col proprio corpo la natura dei propri messaggi. Chi ha cani da tempo sa benissimo cosa significhi una postura caratterizzata da rigidità del tronco e degli arti, coda al di sopra della dorsale e sguardo fisso nei confronti di un altro cane… Significa anche che se non interveniamo in tempo potrebbe scoppiare la rissa e una volta partita, separare i contendenti sarà una missione difficile…

Quando ho scritto nelle righe sopra di quella postura da attacco, mi riferivo esplicitamente ad uno stile aggressivo nella comunicazione. L’interazione determina lo stile che assumeranno i due cani uno di fronte all’altro.

Nella psicologia umana esistono tre stili principali di comunicazione: passivo, aggressivo e assertivo. Esiste anche un quarto che è un mix tra passivo e aggressivo ma merita un discorso a parte, perché è l’interazione che determina lo stile. Nel caso dei due cani uno di fronte all’altro, sarà proprio l’interazione tra i due a determinare la natura della loro relazione.

Io ho avuto cani di tutti e tre gli stili ma sarebbe corretto dire che ciascuno di essi ha adottato differenti comportamenti a seconda della situazione. Ho avuto l’aggressivo, ma nella seconda fase della sua vita e su specifici obiettivi individuati secondo un suo preciso disegno, dopo la prima passata a tremare per qualsiasi rumore e qualsiasi persona avesse di fronte; ho avuto dei passivi, ma a seconda del gruppo con cui interagivano si trasformavano in “start”, tirandosene fuori una volta innescata la miccia. Il passivo ha una personalità altamente manipolatoria; mi è capitato di disincentivare episodi di aggressività nel mio branco ma solo dopo molto tempo mi sono resa conto che in realtà i comportamenti aggressivi erano fomentati dal comportamento di altri “insospettabili”. Ho tratto grande insegnamento da questo: mi sono concentrata troppo sull’importanza di disincentivare l’aggressività del presunto aggressivo e ho lasciato che i passivi manipolatori agissero indisturbati. Ovviamente, parlo di dinamiche all’interno di un branco, ben diversa situazione rispetto a quella di un aggressivo a prescindere. L’aggressivo attacca indipendentemente dalla situazione e indipendentemente da chi ha di fronte.

Ho avuto degli assertivi: tranquilli di fronte a chiunque, rilassati, capaci di far valere il proprio “punto di vista” senza la violenza e senza la sopraffazione. L’assertivo può trovarsi di fronte ad un aggressivo e attraverso la sua calma, sedare l’aggressività altrui. L’aggressivo è fondamentalmente il più delle volte, un insicuro: attacca per non venire attaccato e l’ansia di non farcela lo porta ad accelerare il punto di collisione. L’assertivo è sicuro di sé, non ha paura oppure, capisce che è importante non manifestarla a chiunque. L’assertività nella razza canina può avere come probabile veicolo di comunicazione l’aggressività ma unicamente perché è la situazione che lo richiede: “alzare il tono della voce” può servire talvolta, a risolvere delle piccole questioni.

Entrando nello specifico della mia razza preferita, il Gordon tende per indole ad essere assertivo; la sua innata grande concezione di sé unita a forte intelligenza lo porta ad essere sicuro e ad adottare di volta in volta comportamenti efficaci anche se occasionalmente possono sfociare in aggressività. Ogni situazione è da vedere nel particolare, ma lo stesso adottare uno stile oppure un altro a seconda delle circostanze è sinonimo di flessibilità ed intelligenza. Essere flessibili significa saper modificare all’occorrenza un comportamento per ottenere risultati dall’ambiente.

Per concludere, lo stile nell’arco esperienziale non è unico, può variare, a seconda delle circostanze e delle interazioni. Ciò che è invece, importante dire è che ogni cane (come anche ciascuno di noi), ha uno stile di fondo e che a seconda dello stile da cui si parte (passivo o aggressivo), le combinazioni possono essere diverse.

Chi è invece, un assertivo di fondo, difficilmente farà il passivo puro, mentre potrebbe manifestare aggressività perché considerata l’unico sistema per risolvere “le cose”. Il passivo sicuramente potrebbe manifestare aggressività o innescarla nei suoi simili ma non sarà mai assertivo.