Nei gruppi social di razza e non, compaiono spesso post con ricerche di aiuto: “il mio cane tira al guinzaglio, cosa posso fare?”, oppure, “avete un bravo addestratore da consigliarmi?”.

 

In foto: Brionia, Campionessa Italiana di Bellezza, Riproduttore Selezionato, HDB, PRArcd4 carrier, NCL-D clear

E’ chiaro che ciascun individuo/cane ha un proprio comportamento al guinzaglio; mi riferisco in questo caso, alle razze da ferma ma in particolare, al mio prediletto Gordon. Se facessimo una statistica, si può affermare con tranquillità che l’80% dei Gordon tira al guinzaglio. C’è comunque, chi accetta il guinzaglio di buon grado e si presta con grande disponibilità alle nostre richieste e dopo pochi esercizi possiamo tranquillamente passeggiare senza grossi traumi per le nostre articolazioni.

E poi ci sono i cicloni: veri concentrati di energia tirante, esuberanti alla vista del guinzaglio e che si prodigano in entusiastiche piroette e salti acrobatici che sono solo il prologo di ciò che ci aspetterà durante l’uscita.

Ma noi siamo romanticamente ancorati all’idea della passeggiata col cane mentre ammiriamo entrambi (noi ed il cane), il panorama circostante, sia esso urbano o rupestre e pensiamo di sorridere seraficamente mentre gli uccellini cinguettano o le auto ci scorrono a fianco.

Poi, c’è il duro contatto con la realtà: non portiamo a spasso il cane ma ci ritroviamo ad inseguire una virago per niente interessata alle nostre parole “gentili” di richiamo, alle nostre soste di reset. Non gliene frega proprio niente, manco ci sente.

A cosa è interessata una tale indole?

E’ inevitabile porsi delle domande sulle motivazioni che spingono un cane ad avere grande interesse nei confronti dell’ambiente circostante. Non lo trovo un difetto, anzi, lo vedo personalmente come un pregio. Tale energia deve essere sicuramente incanalata in qualcosa di “produttivo” per il cane, ma a monte c’è sicuramente una riflessione da fare.

Se riuscissimo per un attimo a staccare il nostro pensiero dalla concezione che un cane debba avere noi come unico punto di attrazione nell’universo, potremmo accettare che talvolta, non siamo il perno che fa girare il suo mondo.

Il mondo circostante nella fase dell’uscita al guinzaglio può essere più attraente di noi, delle nostre parole. Accettiamolo. Quel cane “potrebbe” essere dotato di grande individualismo e di spiccata personalità oltre che di iniziativa; vale a dire, ha delle qualità da non sottovalutare.

A questo punto, è doveroso fare delle premesse: dobbiamo noi essere in grado di discernere cosa è semplice capriccio e vuota testardaggine dal tirare invece, perché ciascun angolo deve essere perlustrato, perché può riservare importanti notizie olfattive, oppure, perché non si è consolidato ancora un comportamento di cerca adeguato. Vale quindi, la pena di approfondire. Quale miglior sistema per arrivare a tale scopo se non andare sul terreno e dando fiducia, valutarne il comportamento?

Questo non significa che invece,il cane che risponde tranquillamente alle nostre richieste di “non tirare” sia meno dotato; no, parliamo soltanto di diverse caratteristiche: nel cane che tira molto all’esterno parliamo di spiccate capacità esplorative e non mette in quel momento il conduttore al centro del suo mondo (probabilmente perché non lo riconosce come autorevole in quella situazione); nel caso del cane che al guinzaglio ti fa sentire soltanto il peso dello stesso, ti riconosce probabilmente come centro autorevole di quell’universo, ma non è detto che una volta liberato sul terreno mostri iniziativa e riconosca altrettanta autorevolezza al suo conduttore privo di guinzaglio.

Rifacendomi alla mia esperienza personale ho e ho avuto cani di tutte le tipologie: che non tirano al guinzaglio ma liberi sul terreno sono poco disponibili al collegamento; che tirano al guinzaglio e sul terreno sono molto disponibili al collegamento; che non tirano al guinzaglio e sul terreno sono collegati. Quest’ultima situazione parrebbe l’optimum… a mio parere, no. Preferisco di gran lunga la seconda, perché molto spesso quell’energia che viene impegnata dal cane a tirare al guinzaglio può essere impiegata sul terreno con grande rendimento.

Qual è la conclusione? Innanzitutto, che dobbiamo essere forniti noi conduttori di grande discernimento del comportamento del cane. In seconda battuta, cercare di adeguare il nostro approccio all’insegnamento a seconda del soggetto con cui abbiamo a che fare. Cerco di entrare nel dettaglio: soggetti a bassa energia è facile che la esauriscano dopo un giro dell’isolato e non trovando nulla di attraente (comprensibile in una passeggiata cittadina, ad esempio), potrebbero senza difficoltà adeguarsi ai nostri ritmi di movimento. Ma, nel caso di un soggetto ad alta/altissima energia e anche giovane, difficilmente esaurirà la sua carica in breve tempo, sia nella passeggiata urbana, sia sul terreno.

Per fare in modo che il cane sia più disponibile nei nostri confronti e non portarci fuori sede un ginocchio o un gomito, bisognerà consentirgli di scaricare prima la quantità di energia di cui è provvisto. Per vedere questo, l’unico sistema è il galoppo libero e poi, una volta stanco e rilassato, sarà ben disposto nei nostri confronti e si presterà alla nostra “banale” passeggiata. Sono fermamente convinta che accompagnarsi a razze da ferma quando non siamo disposti ad andare per campi sia assolutamente da evitare e indirizzarsi verso razze meno esigenti può essere una soluzione.

Il problema è questo alla fine: il cane quando si muove sa cosa fare. E noi?