Il 19 marzo 2019 sono stati pubblicati su Applied Science gli interessanti risultati di una ricerca effettuata sul Cedrone in un Sito di Natura 2000 del Trentino e riteniamo utile darne un riassunto in questo sito che si occupa di caccia, ma anche gestione conservativa della “piccola” fauna alpina, attualmente protetta ed ecologicamente assai esigente .

 

Il lavoro è scritto in inglese e pertanto, sulla falsariga della traduzione dell’Abstract, abbiamo arricchito qualche concetto con dati tratti dal testo in extenso ( Silvano Mattedi & Silvio Spanò).

Titolo: Spostamento altitudinale di Tetrao urogallus in un sito alpino di Natura 2000: implicazioni sul ripristino dell’habitat.

Autori: T.Sitzia, T.Campagnaro, M.Dainese, F.Dallabrida, S.M.Mattedi, A.Portaccio.

Come noto il Cedrone preferisce stadi maturi di conifere con aperture della volta e un vigoroso sottobosco di ericacee. Il Cedrone è una specie “ombrello” che recentemente ha mostrato tendenza al declino e cambiamenti nella fascia meridionale della sua distribuzione. La finalità del lavoro consiste nell’identificare e stimare l’eventuale cambiamento della selezione del suo habitat estivo a dieci anni di distanza (2001-2011) sul sito Natura 2000 di Scanuppia (Alpi-sud orientali-TN), esteso su 529 ettari tra 1450 e 2130 m s.l.m. L’area forestale è costituita di abeti rossi dominanti, con zone di abeti bianchi, larici e faggi, cespugliati e habitat aperti (pascoli su circa la metà del sito).

In questi due anni è stata verificata la presenza/assenza post riproduttiva della specie (luglio-agosto) con il rilevamento di escrementi/piume su aree circolari di 10 m di raggio dislocate lungo le linee di livello tra 1500 e 1800 m, a intervalli di 50 m di altitudine.

Mentre nel complesso i numeri della popolazione restano invariati nel decennio studiato, i risultati hanno indicato un cambiamento altitudinale della distribuzione. Le variabili ambientali mostrano un forte effetto sulla presenza del Cedrone. Le variazioni della copertura vegetale e del clima sono verosimilmente fra le cause dello spostamento e sottolineano l’importanza dell’attività di ripristino e del monitoraggio dei fattori che offrono una spiegazione della selezione dell’habitat da parte del Cedrone stesso.

Qualche approfondimento

I dati della consistenza della popolazione derivano dai censimenti annuali, reperibili presso la Provincia Autonoma di Trento per il periodo 1991-2011, che indicano una presenza complessiva di 20-30 individui con una stima di successo riproduttivo annuo medio di 2,5 pulcini/femmina (estremi 0,7-3,5): non è stato osservato incremento né decremento.

Il fattore ambientale di fondo è quello altitudinale: in particolare nel 2001 il Cedrone era più comune tra 1570 e 1700 m, con trend a decrescere ad altitudini superiori di 1670-1700 m. Al contrario nel 2011 la specie si è chiaramente spostata in alto (1620-1750), senza rilevare trend negativo di presenza alle altitudini maggiori.

La presenza di abeti gioca un ruolo importante sulla presenza del Cedrone: nel 2001 preferiva foreste con abeti eccedenti il 50% e con altezza media oltre 17-18 m.

Lo strato erbaceo è positivo se basso, da permettere lo sviluppo dei mirtilli, ostacolato dalle erbe alte che  impediscono anche gli spostamenti dei pulcini nella ricerca di invertebrati. Il pascolo, essendo moderato, non mostra nessuna influenza negativa.

Gli interventi per il mantenimento di situazioni ottimali non sempre sono possibili laddove contrastano con le direttive europee.

Ovviamente lo studio dovrà esser continuato, anche su maggiori estensioni territoriali.

Considerazioni

Lo studio mirato, ancorché territorialmente limitato, conferma indagini, monitoraggi e osservazioni su scala più ampia, svolte in particolare dal 2000, sia in Alto Adige che in Friuli, da Mattedi et al., che hanno da un lato evidenziato l’abbandono delle arene di canto site alle altitudini inferiori, ma più in generale l’innalzamento dell’area distributiva della popolazione.

Osservazioni estensive basate sia sulla raccolta di indici di presenza (piume, feci, ecc.), che su osservazioni dirette su percorsi campione e controlli con l’uso del cane da ferma, hanno inoltre confermato tale variazione distributiva oltre al calo generalizzato, peraltro già noto, della specie non solo in Italia.

Peccato che la Provincia Autonoma di Trento su specifica proposta tesa ad approfondire la questione, sia in termini ecologici che genetici nell’area del Triveneto, abbia colpevolmente accantonato il progetto.