Giovanni Pastrone fu con parole moderne un eclettico personaggio. Nel suo tempo probabilmente potè essere definito addirittura geniale. Nato ad Asti nel 1882, morì a Torino nel 1959.

E’ importante spendere due parole sul personaggio che agli esordi della sua carriera fece il violinista; successivamente fece il ragioniere contabile per una casa cinematografica e poi si dedicò al mondo del cinema allora agli esordi, come produttore.

E’ noto il suo “Cabiria”, del 1914, primo lungometraggio (kolossal si direbbe oggi), della storia realizzato in collaborazione con D’Annunzio.

Esistono poi, delle immagini che ritraggono Pastrone con D’Annunzio che tiene al guinzaglio un levriero. Anche D’Annunzio era un cinofilo di quei tempi.

La passione per la cinofilia di questo personaggio è conosciuta marginalmente, sono molto più note le altre sue attività; ma ciascun gordonista, nell’approcciarsi alla lettura dello standard di lavoro del Setter Gordon, ha sempre trovato allegato “il commento del dott. Pastrone” del 1937. A cosa è dovuta tanta fama e tanta accuratezza nel volerlo sempre collegare allo standard di lavoro ufficiale? In fin dei conti, lo standard di lavoro è un documento ufficialmente riconosciuto dalle associazioni cinofile sia italiane che straniere che FCI. Perché nella versione italiana il commento di Pastrone è sempre collegato? Sono interrogativi che mi sono posta ogniqualvolta l’ho visto allegato e l’interrogativo è diventato ancora più grande dopo aver assistito ad un documentario apparso in tv sul canale RaiStoria incentrato sulla figura di Pastrone. Lo storico intervenuto nella trasmissione è Luciano Curreri, il quale insegna Letteratura Italiana all’Università di Liegi. Ho pensato di inviargli un’email per avere delle risposte. Riporto il mio testo e la sua gentile e pronta risposta:

Buongiorno,

ho seguito la trasmissione su Raistoria riguardante Giovanni Pastrone e ho ascoltato con interesse i suoi interventi su questo personaggio.

Poiché Pastrone é piuttosto famoso per quanto riguarda la razza canina Setter Gordon in quanto scrisse un dettagliato commento sullo standard di lavoro negli anni venti su questo cane, le chiedo cortesemente se lei sia a conoscenza delle frequentazioni cinofile di Pastrone in quel periodo, al fine di comprendere quali potessero essere i soggetti che lui stesso ha visionato.

Le chiedo quest’informazione poiché il commento di Pastrone é tuttora citato in ambito cinofilo Gordonista pur non essendo esattamente “calzante” sulla razza in questione.

La ringrazio fin da ora se vorrà darmi qualche lume di informazione.

 Cordiali saluti,

Maria Stella Porcu

Mi scusi… Il commento é del 1937 e le indico il link in cui si può leggere

https://www.societaitalianasetters.org/la-razza/altri-documenti-setter-gordon/setter-gordon-caratteristiche-di-lavoro-il-commento-del-dott-giovanni-pastrone-1937/

Cordiali saluti

Risposta:

Eccomi qui, gentilissima Maria Stella, e non c’è bisogno di scusarsi.

No, tra i doc che ho consultato non c’è nulla.

Ci sono decine di foto di cani, doc di riserve e corrispondenza inerente. Anche nella pubblicazione di prossima uscita per Kaplan di Torino, citata nella trasmissione, Pastrone parla di pointer e setter.

Ma nello specifico di questa pubblicazione ufficiale cui Lei fa riferimento né io né i miei Amici torinesi Alovisio e De Nicola sapevamo qualcosa.

Quindi, GRAZIE per la segnalazione!

Un caro saluto dal Belgio,

Luciano C.

In effetti, negli storiografi ufficiali, l’attività cinofila di Pastrone è poco considerata.

Leggendo il commento di Pastrone salta all’occhio il suo incipit: “l’andatura di galoppo continuo, ma calmo, un pò saltellante e meno slanciato di quello degli altri setters, dei quali non dimostra la passione divorante quantunque sia tenace e costante lavoratore. La “cerca” è meno estesa e più dettagliata, quindi su diagonali più serpeggianti. La testa è portata alta, con la canna nasale inclinata sull’orizzontale e la corta coda, portata ben tesa, è in continuo movimento trasversale, ritmico come il galoppo”.

Ho sottolineato le parti che maggiormente si discostano dallo standard di lavoro ufficiale e tento di immaginare un Gordon al galoppo, saltellante, con la coda in continuo movimento e anche non particolarmente interessato a ciò che fa…

Quali soggetti aveva analizzato Pastrone per elaborare il suo commento? Di un particolare allevamento o Gordon di proprietà di un suo conoscente? Con la nota dimestichezza di Pastrone per le riprese cinematografiche (era capace di passare dai ruoli più disparati di regista, produttore e tecnico delle immagini), esiste un filmato che possa corroborare il suo impegno all’elaborazione del commento? Un cinefilo e cinofilo come lui, avrà anche osservato l’andatura del Gordon in una ripresa cinematografica al fine di osservarne al meglio le sequenze di movimento?

Sono degli interrogativi che mi porto appresso da anni e finora non ho trovato le risposte. Ma soprattutto, perché è quasi un “dovere” allegare allo standard di lavoro un commento di quasi un secolo fa che non è più applicabile ai soggetti attuali? E’ pura e semplice documentazione o è soltanto un’azione reiterata nel tempo e diventata poi, “tradizione” senza domandarsi il perché?