CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

IL FISICO, LA PASSIONE, L’ESTASI di Mirco Peli

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Uscita primaverile con Bull di M. Tebaldini

Per una volta non parlo del cane da montagna ma del cacciatore. Personalmente non ho mai avuto un grande fisico, adatto a sforzi eccezionali, infatti a pernici bianche sulle mie montagne, dove non si arriva a quota bianche in macchina, non sono mai andato. Credo che dai 35 ai 45 anni siano stati gli anni dove il mio fisico ha risposto al meglio, ma anche il tempo che non sapevo gestirlo al meglio. Per mia fortuna, ma non l’ho capito subito, ho sempre avuto cani di grande temperamento, e quando usavo il campano tentavo “sbagliando” di non farmi distanziare troppo, perché se il cane scollinava e poi andava in ferma, ritrovarlo con il campano muto era un problema.

Questo modo di camminare, sempre a passo sostenuto però comportava una perdita di energie notevoli, ma avevo l’età per permettermelo.

Successivamente dopo i 45 anni quando ho adottato il biper il modo di camminare è cambiato, non ho più avuto il bisogno di forzare l’andatura per stare attaccato al cane per non perdere l’azione conclusiva, la ferma. Ho cominciato a camminare piano, fermandomi ad ascoltare dove cacciava il cane seguendo a orecchio la traccia del biper, oltre che essere molto meno faticoso perché in pratica si cammina sempre sui sentieri e traccioli, consente al cane non essendo incalzato dal conduttore, a rientrare, e battere in maniera più approfondita tutto il terreno.

La passione ardente, nel tentare di moltiplicare gli incontri per appagare questa passione, mi ha sempre portato a camminare molto, molto spesso fino alla fine della giornata. Su questo voglio fare il punto. Mi è capitato a volte dove impegni importanti, spesso famigliari, mi impedissero di partire di primo mattino e pure di fare carnieri importanti in quest’uscite di poche ore, ma non mi hanno dato la soddisfazione che danno lo stesso numero di incontri dopo aver camminato sino allo sfinimento.

L’estasi a caccia riuscivo a provarla solo quando il sole scompariva all’orizzonte, il carniere era pesante e la stanchezza mi faceva inciampare un piede all’altro. Secondo me pure per il cane deve essere cosi e per mia esperienza il modo di usarlo incide molto nel fare emergere anche in lui le stesse emozioni. In sostanza la vera soddisfazione a caccia non sono le due ore in riserva a ammazzare fagiani di voliera, la soddisfazione vera è legata alla fatica fatta. Sembrerà strano e forse pochi capiranno, ma è cosi.

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2 Comments

  1. Simone zucconi

    Complimenti perché scrivi sempre articoli interessanti con punti di vista che condivido la caccia vera è soprattutto fatica.

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