3525_4552572578424_68426347_n

Il fagiano come origine di viziati comportamenti del cane da ferma. Altri errore di addestramento che inducono a forzare.
C’è di che suonare il campanello d’allarme per le crescenti segnalazioni di cani che concludono la ferma forzando; ed è un inconveniente che ha più cause concomitanti. In queste brevi note cercherò di illustrarle e di indicare le possibili soluzioni. La principale circostanza responsabile di questo errato comportamento è l’utilizzo dei cani da ferma sui fagiani, che sino ad un passato non poi così remoto (una cinquantina d’anni fa) venivano cacciati solo in battuta o con cani da cerca: i cani da ferma erano infatti ritenuti inadatti in quanto il fagiano tende a viziare la loro solidità di ferma.

Ed a beneficio dei più giovani lettori (quelli cioè che non hanno vissuto i tempi in cui anche in Italia c’erano le starne selvatiche, quelle vere), mi pare opportuno approfondire brevemente il comportamento di tre dei principali tipi di selvaggina alata, e cioè la starna, il beccaccino ed il fagiano. Starne e beccaccini pedinano quando sono in pastura, ma allorché si difendono dall’incombente pericolo dei predatori terrestri (cioè il cane, l’uomo e la volpe) cercano prevalentemente scampo mimetizzandosi sul terreno con l’immobilità; la starna – se fermata da lontano – a volte può cercare di sottrarsi di pedina; se però il cane mantiene il contatto guidando, prima di involarsi cerca nuovamente scampo schiacciandosi a terra; quindi il volo è pressoché sempre preceduto da una fase di immobilità che crea le premesse per la ferma che precede l’involo. Il beccaccino invece in presenza di pericolo non pedina mai, ma parte saettando nel cielo allorché ritiene che il suo persecutore sia troppo dappresso. Non così il fagiano, pedinatore ostinato (soprattutto quando è selvatico), per il quale l’involo è l’ultima risorsa difensiva, da adottare solo quando incalzato dappresso o quando la fuga a piedi è impedita da qualche ostacolo. Ecco perché cacciarlo col cane da ferma non può che viziare l’azione del nostro ausiliare, incoraggiandolo a forzare (anziché fermare) la selvaggina che fugge a piedi. Stante la scomparsa delle starne (vere), non posso che sottolineare come il beccaccino sia la selvaggina chiave rimastaci per forgiare (e selezionare) il cane da ferma, per il quale il fagiano deve rappresentare l’incontro occasionale – e non quello abituale. Non a caso è saggia consuetudine di chi si dedica ai beccaccini di evitare altra selvaggina sino a che il cane ha raggiunto la piena maturità. Altra origine del “vizio” di forzare la ferma è il frequente ricorso all’uso di quaglie nella fase di addestramento, soprattutto dei cani giovani. Avviene cioè che il soggetto dotato di buon naso le ferma a diversi metri di distanza ed il conduttore – per provocarne l’involo – incoraggia il cane ad accostare. E non mi stancherò mai di ripetere che è una pratica da evitare: allorché il cane ferma la quaglia, il conduttore deve avvalersi della collaborazione di un assistente che la faccia partire, avendo cura – accarezzando il cane in ferma – di coprirgli gli occhi nel momento in cui l’incaricato individua la quaglia a terra e lasciandogliela vedere solo quando si mette in volo. A questo proposito sono decisamente criticabili i giudici che insistono nel chiedere che sia il cane a “concludere” la ferma nelle prove su quaglie posate (che tecnicamente sono comunque aberrazioni). Un’altra causa è il malvezzo di un gran numero di conduttori che – allorché il loro cane va in ferma – si precipitano correndo verso di lui, emettendo perentori inviti a non muoversi… il che rappresenta un errore tecnico: è sbagliato sia perché i segnali vocali emessi a distanza sono un motivo in più per indurre la selvaggina a sottrarsi a piedi, sia perché – correndo – il conduttore trasmette agitazione al suo cane, che sarà per questo incoraggiato a forzare. Ed è inconcepibile che nelle prove i giudici italiani accettino un siffatto comportamento che, per esempio in Francia, sarebbe motivo di severa penalizzazione. Come intervento correttivo, è senz’altro opportuno fermare il cane al frullo perché non v’è dubbio che la “forzatura” è fatta dal cane che vuole inseguire il selvatico messo in volo. Allo scopo si raccomanda l’uso della corda di ritegno con cui imprimere leggeri colpi per scoraggiare l’accostata e l’uso dell’ancora (*), così come ho già spiegato in altri miei scritti. Ma come ho detto più sopra, è assolutamente necessario avvalersi della collaborazione di un assistente a cui spetta l’incombenza di far alzare la selvaggina fermata. Qualcuno commenterà che tutte queste complicazioni si verificano solo con taluni soggetti, mentre con altri tutto è più facile, non si verificano indebite accostate e non c’è bisogno di interventi correttivi. Ed è vero!. Infatti sorge il dubbio se la “forzatura della ferma” non sia solo un vizio acquisito, ma un’anomalia innata in soggetti nei quali il comportamento della ferma non è debitamente fissato dalla selezione. Però è solo un dubbio, che non sono in grado di sciogliere.

img_5693(*)Quando il cane è in ferma, premere col tallone sulla barra traversale per far saldamente penetrare le due ganasce dell’ancora nel terreno ed inserire nel moschettone la corda di ritegno, al temine della quale vi è un grosso nodo. Allorché il cane rincorre, viene bloccato dall’ancora, ma non attribuisce il conseguente strattone al conduttore; ciò è importante per evitare che il cane consideri il conduttore responsabile dell’intervento punitivo e quindi non si deconcentri allorché viene affiancato.