CACCIATORI DI MONTAGNA E DI BECCACCE

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

Importanti aggiornamenti dalla Francia (7.12.2017) e qualche commento…. Silvio Spanò

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In queste giornate classiche dell’Immacolata mi sono giunti due interessanti commenti  (a 3/4 della stagione beccacciaia) uno dal Réseau Bécasse dell’ONCFS (datato 6 dicembre 17 e firmato da Le Rest, Gossmann, Coreau, Bastat e Ferrand) e l’altro, trovato da Mirco sul Web del CNB francese firmato dal Presidente Meunier (datato 30 novembre).

In quest’ultimo il Presidente del CDB smorzava molto l’allarme iniziato con le notizie di cattivo successo riproduttivo in Russia per motivi meteo, confermata dalla bassa percentuale di giovani constatata nelle campagne di inanellamento post riproduttive nella Russia centrale riportate dall’ONC, che tuttavia sottolineava già che questa variabile non è ovviamente la sola a determinare il numero di beccacce che sverneranno in Francia. E in proposito  cita un’ICA parziale di novembre (1,67) che rientra nella media dello stesso periodo negli ultimi 5 anni…sottolineando che non esiste un deficit di uccelli.

Quanto all’età certamente una percentuale di giovani del 54% è bassa rispetto a quella delle tre stagioni precedenti (66-68% ), ma non è detto sia un fedele riflesso della situazione nazionale essendo per ora calcolata su 417 ali, 193 delle quali provenienti dalla regione Rhone-Alpes con un age-ratio bassissima (38.8%), razionalmente poco spiegabile (V.dopo). Infatti alcuni dipartimenti costieri o montani hanno percentuali normali e anche più alte della norma, così anche in Estonia….pertanto “non c’è motivo di preoccuparsi inutilmente”. Comunque Meunier si impegna a  seguire da vicino la situazione in modo da poter effettuare un bilancio nell’ultimo periodo di dicembre su un congruo numero rappresentativo di campioni. Se i risultati risultassero preoccupanti se ne prenderà la responsabilità allertando i poteri decisionali al fine i prendere le misure necessarie a mantenere le popolazioni di beccacce in buon stato di conservazione. Comunque, dato che la Beccaccia è uccello del Paleartico occidentale la sua gestione dovrebbe essere estesa a questo livello. Prendere provvedimenti frettolosi  a livello locale, anche dipartimentale, senza riscontri numerici validati, non serve a nulla. Nel caso di realistica preoccupazione la riflessione deve essere globale, nazionale.

Fin qui, in sintesi, le considerazione del Presidente del CNB, che contengono indicazioni di buon senso, sembrano però dimenticare che le recenti valutazioni sullo stato della beccaccia (Birdlife international 2017) pur mantenendone nel complesso l’appartenenza al gruppo di specie “least concern”, esplicitamente più volte, a proposito di dati utili a definirne la situazione a livello di supbopolazioni locali sottolineano che al riguardo non ci sono dati sufficienti (Unknown). In realtà, come vedremo, tra poco, le condizioni locali e la provenienza da  aree diverse, potrebbero ben spiegare molte cose che stanno accadendo e potrebbero accadere, ad es. sottraendo troppi adulti da aree di sverno che, rimanendone prive, perderebbero la memoria genetica di colonizzarle anno dopo anno! Queste considerazioni sono note da tempo per l’Italia, interessata da almeno due ben diversi flussi migratori (a nord e a sud).

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Cerchiamo di sintetizzare ora l’Info dell’ONCFS, organo tecnico-scientifico Nazionale francese con la più consolidata conoscenza  e attendibilità relativamente alla beccaccia della Paleartica occidentale. Successive avanzate di fronti freddi da fine ottobre a tutto novembre hanno accompagnato gli uccelli nelle loro migrazioni contribuendo verso la fine novembre a far giungere nelle aree di svernamento un buon numero di beccacce. Qui tuttavia si sono trovate in regioni a disponibilità alimentari particolarmente disparate a seguito del deficit idrico elevato di molte aree del sud della Francia (deficit calcolato nel periodo settembre-novembre del 25 ma anche 50% nel quarto sud-est), all’opposto le regioni più a nord con buone precipitazioni autunnali.

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Na ha conseguito che l’IAN nazionale è rimasto nella media degli anni precedenti, nascondendo -come sempre- forti disparità a secondo delle regioni. Così nei dipartimenti mediterranei lo IAN ha mostrato un quadro di “calamità” con 10 beccacce inanellate in tutto novembre! La cosa ha comportato anche il disinteresse di molti inanellatori. Qui i cacciatori dicono che le beccacce sono concentrate nei settori più umidi (es fondi valle) mentre gli altri territori sono rimasti deserti.

Al contrario le regioni del nord hanno rapidamente “fatto il pieno di uccelli”. Gli indici IAN sono risultati elevati (da 5 a 10 circa incontri/ora). I Pirenei mediterranei ha pure mostrato un IAN elevato in novembre, con spiegazione probabile che le beccacce sorvolando il secco quarto sud-est sono scivolate verso ovest fino a trovare condizioni idriche più favorevoli, ad es nella fascia pirenaica pedemontana.

La ripartizione delle age-ratios è molto contradditoria. Sopra il 70% in tutte le regioni litorali della Manica, valori più elevati del 10-20% della media delle ultime 5 stagioni. Molto più debole nella metà sud del Paese con valori compresi tra 36 e 57%, che risultano  da 5 a 20%  più bassi  delle medie delle ultime stagioni. Per queste aree che sono interessate dal flusso migratorio est europeo, il basso successo riproduttivo in Russia nel 2017 spiega certamente questi risultati, sommato al deficit  idrico del sud-est che non ha sicuramente contribuito alla sosta dei giovani  che scoprivano per la prima volta questi territori.

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Le coste della Manica sono maggiormente alimentate dalle beccacce di provenienza scandinava e finlandese (flusso fenno-scandinavo) regioni che non hanno subito le disavventure climatiche della Russia, avendo avuto probabilmente una riuscita riproduttiva più elevata, aumentando la proporzione dei giovani nelle zone di sosta e sverno del nord della Francia (Le intrusioni artiche, neppure eccessivamente violente, che hanno mosso le beccacce provenivano da nord-nordovest interessando quindi più le regioni scandinave che non la Russia,  E.Cavina com.pers.)25270757_10210590252377187_707127434_o

Anche se non tutti gli uccelli che svernano in Francia provengono dalla Russia, il peso di questa è preponderante per le aree di sverno nella metà sud della Francia, dove la quasi totalità degli uccelli provengono dal flusso migratorio est europeo. Il grosso deficit di giovani in queste zone è corroborato dalla constatazione che i cacciatori di queste zone (sud-est in particolare) prelevano di norma proporzionalmente più adulti. Altrove in Europa i colleghi britannici e italiani hanno segnalato un bassa percentuale di giovani sia negli inanellamenti che nei prelievi.

In scala nazionale francese i valori di abbondanza relativa e d’age-ratio sono nel complesso prossimi alla norma. Ma a scala regionale le cose vanno diversamente. Nel quarto sud-est la sfida sarà il risparmiare gli uccelli già fedeli che raggiungeranno l’anno prossimo queste stesse zone di svernamento. I gestori locali dovranno trovare i sistemi più adatti per raggiungere questo obiettivo ma, in ogni caso, una modulazione del PMA è una pista da esplorare (seguire). Questa precauzione potrebbe parimente applicarsi alle regioni che accolgono uccelli che, in tempi normali, avrebbero occupato le regioni rese inospitali dalla siccità!

A questo proposito non si può sottovalutare che l’analisi di oltre 6000 ali da parte di Amici di Scolopax (e FidC) la scorsa stagione 2016/17 (cfr.Il Cacciatore italiano, n.6, 2017). ha mostrato che già l’anno scorso c’era stata una flessione di circa 8 punti percentuali rispetto al 2015/16, che potrebbe esser stata causata sia da una minor produzione di giovani che da un aumento del prelievo sugli adulti in relazione all’ondata di freddo e neve  nel sud-est mediterraneo (Balcani, Mar Nero, Grecia, parte centro-meridionale-adriatica d’Italia tra fine dicembre e gennaio

In chiusura è interessare aggiungere due osservazioni di amici, attenti osservatori della Natura e delle sue problematiche:

Neve e gelo in tutta l’area sopra e intorno Mar Nero non c’è stata, non c’è e non è prevista. Beccacce : poco o niente in Bulgaria e Grecia. Secondo me son rimaste in quell’area, specie Crimea, con pochi movimenti. Diverso il discorso per le Scandinave perchè da lassù c’è stata ondata artica, ma non sulla Russia (v.sopra). Oggi mi confermano dalla Grecia , beccacce quasi zero. (E.Cavina 8/12)

Lo stesso giorno dal NE d’Italia S.Mattedi mi scrive: molto interessante la conferma francese di ciò che è avvenuto puntualmente anche da noi: meno beccacce come indice assoluto, salvo zone circoscritte e più favorite, pochi giovani e più giornate, rispetto alla media, senza incontri e indici presenza. Presenze, poi,  in aree più umide e coperte, in ambienti infraperti rari incontri. Per quanto mi riguarda la peggiore annata in termini di ICA, age-ratio, indici indiretti dal 1989.
(Meditate gente, meditate.)

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3 Comments

  1. Silvio Spanò

    Devo una precisazione relativa alle oltre 4500 ali raccolte da BdI e CdB nella stagione 2016/17, studiate da M.Tuti (Beccacce che passione, n.5, 2017) che avevano fornito una percentuale di giovani nella norma (70%) e pertanto non rientravano nelle considerazioni fatte nell’importanza di preservare gli adulti. In realta, nelle prime due decadi del gennaio 2017, in relazione all’ondata di gelo balcanico, la percentuale degli adulti prelevate lungo le nostre coste adriatiche centro-meridionali ha superato quella dei giovani, innescando la stessa problematica di una necessità di particolare salvaguardia di questa classe di età.
    Silvio Spanò

  2. Alessandro Tedeschi

    Accarezzo l’idea, oltre i condizionali d’obbligo, di andare ancora più cauto circa lo status della popolazione, considerato, come ben si evince dalle circostanziate evidenze ed informative, che ci troviamo di fronte ad una conforme stagione meteorologica. Questa abnorme evoluzione meteo climatica stagionale, secondo il mio modesto parere, sta di fatto producendo rallentamenti e deviazioni delle direttrici migratorie a carico degli uccelli in migrazione. Questo aspetto è stato osservato in passato anche su uccelli equipaggiati con trasmettitori satellitare.
    Rimango fermamente convinto che i conti si dovranno tirare solo in fase consuntiva evitando anche se possibile, ogni genere di esasperazione intellettuale.
    Solo con i bilanci di stagione ed al livello globale si potranno chiarire, dinamiche, effetti e circostanze che possono aver influenzato la fenologia della migrazione in questo inconsueto autunno 2017.

  3. Silvio Spanò

    Impostazione di Tedeschi corretta…tuttavia i tanti adulti morti o che potrebbero morire “grazie” a considerazioni globali “a posteriori” ovviamente non faranno uova e non torneranno ai loro (nostri) siti di sverno. Anche su questo un pensiero serio credo sia bene farlo!
    Buon Natale
    Silvio

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