CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

Intervista a “Christian Patrick Ricci” di Dino del Vescovo

Il mondo selvaggio, in tutte le forme umane, animali e vegetali, è il suo campo d’azione preferito. Al caldo del deserto o alle rigide temperature del circolo polare Artico, Christian Patrick Ricci trova sempre qualcosa di affascinante da inquadrare. Inizia a fotografare nel 1983, da circa dieci anni come professionista e collaboratore di alcune fra le più importanti pubblicazioni a carattere naturalistico e scientifico. Instancabile viaggiatore, ammette di avere un debole per i rettili che, in tutti i suoi anni di studio e carriera fotografica, ha ripreso da ogni punto di vista. Ama la natura e scoprire i lati più nascosti e remoti di ogni luogo, lasciando che le immagini li descrivano dal punto di vista naturalistico, etnologico e sociale.

Insieme ad altri fotografi, circa sei anni fa, ha fondato Photofarm, una scuola di fotografia naturalistica e reportage che offre corsi di tecnica fotografica, per neofiti ed esperti, e di post-produzione.

Per chi ama la natura e apprezza i suoi lati selvaggi, le tue fotografie hanno un fascino straordinario. Molti però sostengono che siano i soggetti a fare la differenza. Sei d’accordo?
No, non sono d’accordo. Alcune categorie di animali, come i rettili e i grandi felini, è vero, sono in grado di catturare l’attenzione di chiunque, ma esiste tutta una fauna minore che vale comunque la pena di documentare. La differenza sta nel modo in cui lo si fa, per trasmettere a chi osserverà poi le fotografie l’essenza dell’animale ritratto. Si può anche fotografare un germano, un volatile che di certo non esercita il fascino di un leone, ma ritratto nel modo giusto ha comunque il suo significato.

Come si individua l’essenza di un animale?
L’aspetto etologico, quindi lo studio del comportamento di una specie animale, aiuta a centrare lo scopo. Se si fotografa un ghepardo, non si deve per esempio trascurare la sua principale attitudine, la velocità. Di un germano, sono le cure parentali verso i suoi pulcini a definire l’essenza.

È importante quindi disporre di una buona preparazione etologica per far fronte alle diverse situazioni. Il cobra, per fare ancora un esempio, apre il cappuccio sia in fase di difesa, sia di attacco, ma al tempo stesso è l’unico serpente che si prende cura dei suoi piccoli.

Quali sono i requisiti, caratteriali e tecnici, che un appassionato deve possedere per ambire al tuo genere fotografico?
Si deve provare una forte attrazione per la natura prima di tutto, poi disporre di un background da viaggiatore ed essere consapevoli che i viaggi da intraprendere per la realizzazione di un reportage naturalistico non sono quasi mai comodi. Capita di non bere per tutto il giorno, di camminare tanto e di sopportare il caldo.

Bisogna quindi accettare condizioni di vita difficili e privazioni. Sono viaggi che inoltre ti tengono lontano da casa per parecchio tempo: è importante saper coniugare gli impegni di lavoro con le necessità familiari.

Per quanto riguarda la tecnica, è fondamentale disporre di una preparazione trasversale. La fotografia naturalistica include in sé il ritratto, il reportage, la macro-fotografia. Forse più di altri fotografi, noi “reportagisti” della natura, siamo costretti a spostarci con lo zaino pieno di obiettivi e accessori.

Qual è l’errore che più comunemente commettono i tuoi colleghi?
Preferisco seguire la mia strada e non giudicare il lavoro degli altri. Piuttosto guardo al loro operato come a una fonte di ispirazione, quindi in senso positivo.

Nella tua carriera hai realizzato diversi primi piani di serpenti velenosi (cobra, vipere, crotali, etc.). Utilizzi per questi teleobiettivi o ami spingerti al limite? Hai mai temuto che qualcosa non andasse per il verso giusto?
No, non uso teleobiettivi, anzi, sono sempre vicinissimo ai miei soggetti. Come detto in precedenza, è importante conoscere il comportamento degli animali in modo da prevederne le reazioni. Agendo in questo modo, si limitano al minimo i rischi. Va detto però che ogni individuo, all’interno di una famiglia, ha il suo carattere, per cui conviene sempre fare delle prove prima di fotografare e capire fino a che punto ci si può spingere. Quando so di avere di fronte individui o specie molto pericolose, utilizzo stratagemmi che mi tengano al sicuro come bastoni a cui fissare la macchina fotografica da pilotare tramite telecomando.

L’importanza del fotoritocco nell’accrescere la bellezza delle esposizioni?
Il fotoritocco c’è, ma cerco di fotografare meglio che posso direttamente on-camera, sfruttando l’esposizione a destra e tutta la dinamica dei sensori delle mie Nikon. Talvolta i viaggi impongono di eseguire migliaia di scatti per cui sarebbe impensabile intervenire via software su ciascuno di essi. In altri casi mi limito a migliorare il colore, a intervenire sui livelli oppure a rifilare le immagini estrapolando le porzioni più interessanti.

Utilizzi il Nikon Capture NX2?
Sì, il mio workflow ha inizio con il Nikon ViewNX 2 e prosegue con il Capture NX2. Con il primo apro i file, li osservo e assegno etichette e stelline in base al mio gradimento. In questo modo eseguo la prima scrematura. Dopo, passo al Capture NX2, un software molto potente che mi fa risparmiare tempo e che non ha nulla da invidiare ad altri programmi come il Photoshop. Insomma tutto resta in casa Nikon a cui faccio i complimenti per aver sviluppato soluzioni di post-produzione così avanzate.

Cosa ti piace in particolare del Capture NX2?
A me del Capture NX2 piace praticamente tutto perché mi permette di intervenire sulle immagini in modo selettivo, ma senza creare livelli. Senza ricorrere al Photoshop, ottengo ottimi risultati e in tempi rapidissimi. Altra cosa importante è che posso archiviare in NEF (Nikon Electronic Format), il formato Raw di Nikon, senza generare, come accadeva in passato, file TIFF che occupavano tantissimo spazio.

Con quale genere fotografico non ami cimentarti?
Il matrimonio è un settore di applicazione che non fa per me. Ho avuto qualche esperienza in passato, poi ho deciso di dedicarmi ad altro. È troppo distante dal mio modo di essere.

Fare reportage geografico non è affatto facile, in quanto comporta l’interazione con il mondo dell’editoria, con le agenzie, con gli enti privati, etc. Quale consiglio daresti a chi inizia?
Intanto confermo che il rapporto con gli editori non è per niente facile. Dalla fine degli anni ’90 a oggi, stiamo assistendo a una decrescita lenta dell’attenzione che questi mostrano di avere verso la qualità dei contenuti fotografici. Sempre più spesso, sfogliando i giornali, ci si accorge che i servizi fotografici sono più che altro mix di immagini prese da vari micro-stock. Tutto ciò trovo che sia triste anche perché credo che il lettore attento si accorga di avere sotto gli occhi qualcosa di affazzonato piuttosto che dei contenuti autorevoli.

Quanto ai consigli… forse di puntare alle pubblicazioni estere e alle agenzie fotografiche serie e specializzate in wild photography piuttosto che a quelle a carattere generalista. Non è però facile entrare nel giro: occorre proporre un portfolio all’altezza in grado di comunicare il proprio valore.

Uno o più obiettivi Nikkor per te indispensabili alla wild photography? E quale corpo macchina?
Prediligo i corpi Nikon D3 e D3s per i sensori FX cioè a formato pieno 24×36 mm, requisito per me indispensabile, e per la possibilità di lavorare ad alti ISO senza perdere in qualità. Per quanto riguarda le ottiche, il mio mestiere impone di usarne moltissime, ma quella che mi piace in modo particolare è l’AF-S VR Zoom-Nikkor 200-400mm f/4G IF-ED per la possibilità di raggiungere soggetti molto lontani. Potrei inoltre citarti l’AF Micro-Nikkor 200mm f/4D IF-ED ideale per la macro-fotografia.

Uomini o animali? Il tuo soggetto preferito?
Tutti e due e non ho un soggetto preferito in senso stretto. Mi piace lavorare sotto il profilo etnografico e sociale per quanto riguarda i soggetti umani, andando alla scoperta dei lati più nascosti di ogni territorio. Idem con i soggetti animali anche se, come si noterà dalle pagine del mio sito, ho una leggera preferenza per i rettili.

La situazione o le situazioni che richiedono maggior impegno e concentrazione…
Ci sono reportage facili da realizzare che, grazie a una buona dose di esperienza, affronto con il giusto livello di concentrazione. Questo accade soprattutto con i luoghi in cui ho lavorato già diverse volte. Al contrario, ci si trova ad affrontare lavori per i quali è richiesta tanta concentrazione sul posto e un impegnativo lavoro di preparazione teorica prima di partire. A tal proposito ti cito uno degli ultimi reportage che ho realizzato nel Parco Nazionale di Manu in Perù. Per affrontare la giungla amazzonica occorre prepararsi fisicamente e adottare tutte le precauzioni e le vaccinazioni del caso.È importante inoltre studiare al meglio la fauna locale. Sono posti, come dire, un po’ al limite.

Un luogo della Terra in cui hai già lavorato ma nel quale non torneresti… E perché?
Non c’è un posto che mi abbia deluso in modo particolare. Ogni luogo della terra ha il suo significato, la sua anima, il suo Genius loci. Sta all’abilità del fotografo scovarlo, individuarlo.
In Finlandia, per esempio, non ho fotografato animali ma mi sono concentrato sulla “Ruska”, momento ideale per immergersi nei boschi e ammirare le intense sfumature del verde, del giallo e del rosso di cui questi si caricano, in contrasto con il grigio delle rocce e l’azzurro intenso dei laghi. Un’autentica esplosione di colori.

La prossima destinazione?
Dovrei partire per la Patagonia, il prossimo ottobre, a bordo di una nave crociera e utilizzare degli Zodiac per attraversare le regioni interne. Vado per fotografare le otarie, i pinguini e, speriamo bene, anche le orche.

 
 
 

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1 Comment

  1. Una gran bella intervista… complimenti a chi l’ha realizzata.

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