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L’opinione di uno dei  più importanti studiosi europei      – Yves Ferrand-

Punto di riferimento per lo studio della beccaccia a livello mondiale, Yves Ferrand è responsabile presso l’Ufficio Nazionale della Caccia e della Fauna Selvatica francese degli studi sulla beccaccia e sui beccaccini; è coordinatore del Woodcock & Snipe Specialist Group dell’UICN/Wetlands International, massimo comitato di esperti per le otto specie di beccacce e le 16 specie di beccaccini nel mondo. E’ anche consulente tecnico della FANBPO.

Il dottor Yves Ferrand è responsabile presso l’ONCFS, ovvero l’Ufficio Nazionale della Caccia e della Fauna Selvatica francese, degli studi sulla beccaccia e sui beccaccini, all’interno del Centro nazionale di studi sull’avifauna migratrice. Attualmente il suo lavoro è concentrato sulla gestione degli habitat favorevoli alla specie in fase di svernamento, attraverso la messa a punto dei metodi più efficaci di monitoraggio delle popolazioni e sulla previsione dell’indice di abbondanza per migliorare la gestione venatoria della beccaccia. A livello internazionale, è coordinatore del Woodcock & Snipe Specialist Group dell’UICN/Wetlands International, massimo comitato di esperti per le otto specie di beccacce e le 16 specie di beccaccini nel mondo. Ferrand partecipa, inoltre, a tutte le assemblee della FANBPO, in qualità di consulente tecnico.

Posso solo porgli delle domande, nella speranza che corrispondano a quelle che ogni appassionato lettore di Beccacce che Passione vorrebbe fargli.

Caro Yves, tre parole per definire la beccaccia…

Bellezza, selvatico, passione. Bellezza, perché la fusione dei marroni, dei rossi, dei neri e dei beige sul piumaggio è una fonte permanente di stupore. Selvatico, perché il suo carattere esercita un’attrazione irresistibile conferendole comportamenti imprevedibili. Passione, perché più di ogni altro uccello, la beccaccia suscita emozioni forti… e soprattutto perché la passione è necessaria per scoprire una parte dei suoi misteri.

 Il vero stato di conservazione della beccaccia oggi in Europa.

Occorre essere chiari, la beccaccia non è una specie minacciata in Europa. Il suo areale di distribuzione è vasto e il livello delle popolazioni è ancora elevato. La tendenza demografica che seguiamo in Francia da oltre vent’anni, con diversi indicatori d’abbondanza, non ci fa preoccupare. La maggior parte dei suoi habitat non soffre pericoli particolari. Le foreste europee hanno un buon trend di espansione e la loro qualità è generalmente favorevole alla beccaccia. L’abbandono delle campagne nella Russia europea favorisce dei luoghi propizi alla riproduzione e alla cura delle nidiate. Le foreste di giovani betulle, specie pioniera che colonizza velocemente i campi abbandonati, sono dei veri e propri ‘paradisi della beccaccia’, grazie alla copiosa lettiera di larve e vermi che costituiscono l’alimentazione essenziale della specie. Lo sfruttamento un po’ caotico della foresta russa crea inoltre delle aperture, dei bordi, aumentando in percentuale la capacità di accoglienza del biotopo.

Questo quadro ottimistico deve comunque essere temperato. L’altra faccia dell’abbandono della campagna, in Europa, è rappresentata dalla diminuzione delle grandi praterie che fungono da pastura della beccaccia. Questi habitat sono fondamentali nel periodo che precede la migrazione. In questi habitat la densità dei vermi supera spesso una tonnellata per ettaro! Queste dispense preziosissime, frequentate di notte, aiutano le beccacce a costituire le riserve di grasso necessarie allo sforzo della migrazione. Ugualmente, durante l’inverno sono fondamentali per resistere al freddo.

Il tasso di sopravvivenza annuale merita, inoltre, un’attenta riflessione. Questo parametro demografico, dal quale dipende la crescita e il mantenimento della specie, è in media leggermente al di sopra del 50%. Significa che un po’ più della metà delle beccacce ha la possibilità di sopravvivere un altro anno. Quando sappiamo che una femmina genera ogni anno, su quattro uova deposte, non più di due giovani in grado di volare, ci rendiamo conto che l’equilibrio è precario.

Sicuramente il prelievo della caccia ha un impatto decisivo. Pertanto, la specie non è minacciata, ma rimane fragile. Tocca a noi prenderne coscienza e garantirne la perennità in Europa.

Il tuo lavoro sui siti di riproduzione in Russia è anche un lavoro per la beccaccia e la sua caccia in Italia. Vuoi spiegarlo agli amici italiani?

La Russia è la ‘riserva’ delle beccacce in Europa. I risultati dell’inanellamento (molto sviluppato in Francia dal momento che inanelliamo circa 5.000 beccacce ogni autunno/inverno) dimostrano l’importanza di questa regione. Centinaia di ‘riprese’ di anelli sono state registrate in Russia del nord-ovest, in Russia centrale, fino agli Urali. Qualche uccello inanellato in Francia è stato addirittura ritrovato in Siberia, sul versante asiatico di quella catena di montagne, a più di 4.000 km dal sito di inanellamento invernale.

Due flussi migratori sono evidenti: un flusso scandinavo che attraversa la Finlandia, la Svezia e la Norvegia; e un flusso centrale che alimenta l’Italia.

Il monitoraggio che svolgiamo in Russia ogni anno, da primavera all‘autunno, insieme a biologi russi, ci fornisce dati molto importanti sul successo della riproduzione delle beccacce in primavera-estate precedenti alla stagione di caccia. Durante l’estate 2010, ad esempio, una siccità straordinaria ha colpito la Russia europea. Nessun nido e nidiata è stata rinvenuta dai nostri colleghi russi. L’inanellamento in autunno svolto nelle aree di San Pietroburgo, Vladimir, Kostroma, all’inizio della migrazione, ha messo in evidenza un deficit di beccacce giovani. Ciò ha consentito di allertare le autorità amministrative e venatorie di Francia per adottare misure limitative al prelievo. Ecco un tipo di azione che porta dei frutti e l’Italia può aderire a ciò, poiché le beccacce prelevate nel vostro Paese provengono grosso modo dalle stesse aree dove provengono quelle francesi. Entrambe, quindi, subiscono la stessa alea metereologica che ha un impatto fondamentale sugli effettivi.

 Quali sono i veri pericoli per la conservazione del capitale europeo?

Come ho già detto prima, la rarefazione delle praterie permanenti utilizzate dal bestiame è la causa principale di preoccupazione in materia di habitat. Ma le nostre possibilità di azione sono ridotte, poiché gli interessi economici collegati alla politica agricola europea sono molto superiori a quelli ‘puramente beccacciai’. D’altra parte, esistono i rischi di un prelievo eccessivo effettuato con la caccia e la nostra vigilanza sotto questo aspetto deve essere totale. Stimiamo che il prelievo annuale in Europa sia di 3/4 milioni di beccacce. E’ evidente che la beccaccia attira sempre più cacciatori. La specie riveste un grande valore cinegetico, per sua fortuna e per sua sfortuna. Per sua fortuna, poiché tutto questo interesse consente di raccogliere molte energie per assicurare la sua conservazione. Per sua sfortuna, poiché la pubblicità creata intorno a questa specie attira l’attenzione di nuovi cacciatori desiderosi di consacrare tutti i loro sforzi alla predazione di questa selvaggina mitica. Tutte le soluzioni sono buone per regolamentare i prelievi, ma devono essere adattate alle differenti culture di caccia europee: Prelievo Massimo Autorizzato (PMA) da una parte, riduzione dei giorni e/o del periodo annuale di caccia dall’altra. La Francia ha scelto il PMA dalla stagione 2011/12. Una legge nazionale prevede un PMA di 30 beccacce a stagione per cacciatore, accompagnato da un tesserino specifico e da un sistema di marcatura obbligatoria. L’efficacia di questa misura è stata comprovata dopo una lunga inchiesta sui prelievi di caccia e una sperimentazione di alcuni anni effettuata in Bretagna.

Alcuni settori della caccia e della ricerca italiana si stanno orientando verso il radio-tracking per seguire la migrazione della beccaccia. Qual è la tua opinione su questo strumento di ricerca ?

La conoscenza della migrazione è una chiave importante per la gestione cinegetica della beccaccia in Europa. Una tecnica classica quale l’inanellamento ci ha già dato informazioni fondamentali sull’origine degli uccelli, ma anche sul tasso di sopravvivenza delle popolazioni. Non bisogna metterla da parte, continuiamo ad usarla poiché non è costosa e fornisce molte indicazioni. L’inanellamento ha comunque i suoi limiti e le tecniche moderne come il GPS, il GLS (Global Locating System ndr), il satellite Argos, possono completare utilmente le nostre conoscenze. Noi sappiamo, ad esempio, molto poco sulle soste delle migrazione: il loro numero, la durata, i siti preferiti lungo il percorso… Queste lacune devono essere coperte per migliorare la gestione europea della specie. Ma il problema è che anche gli strumenti moderni hanno i loro limiti. Sono molto cari e non sono messi a punto per degli uccelli della taglia della beccaccia. I tentativi in corso sono sicuramente un primo passo, ma credo che, per estrapolare dei validi risultati scientifici, occorra equipaggiare molti uccelli. Con il radio-tracking classico abbiamo visto quanto i comportamenti possano variare da beccaccia a beccaccia. Quindi credo che un po’ di pazienza sia necessaria affinché ulteriori sviluppi tecnologici ci permettano di disporre di materiale affidabile e meno costoso.

 Sei ricercatore e cacciatore. Che pensi dei beccacciai e del loro ruolo per la caccia sostenibile?

Come per tutte le specie cacciabili, è evidente che la partecipazione dei cacciatori, e quindi dei beccacciai, sia una condizione necessaria per una corretta gestione delle popolazioni. La grande chance per questa specie è l’essere ambita da cacciatori preoccupati innanzitutto del futuro della loro selvaggina. Per il ricercatore è molto incoraggiante…, ma anche molto stimolante poiché la domanda è molto forte. I cacciatori di beccacce sono la fonte d’informazione essenziale per una caccia sostenibile: l’analisi delle ali raccolte ci consente una stima sul successo della riproduzione; quella delle rilevazioni sulle uscite di caccia aiuta la determinazione sulle tendenze degli effettivi. Coinvolgendosi notevolmente nel monitoraggio, i beccacciai assicurano la perennità della loro specie preferita e non esitano ad allertare i responsabili decisionali in caso di problemi e crisi che si avverano. I beccacciai sono un collegamento indispensabile fra il mondo della ricerca e quello della caccia nel suo insieme.

 Ho letto il tuo libro La Beccaccia del bosco – Storia Naturale. L’ho apprezzato molto. Un grande lavoro dopo anni d’osservazione, vero?

Ritengo che la diffusione della conoscenza a un vasto pubblico debba fare parte degli obiettivi di un ricercatore. Mi sembra particolarmente importante laddove il tema trattato riguardi numerosi cittadini, come i cacciatori. Questo libro mette insieme tutte le conoscenze attuali sulla beccaccia restando però accessibile ai lettori più disparati. Il naturalista troverà informazioni complete sulla vita dell’uccello, l’appassionato specialista scoprirà dei risultati più precisi frutto delle ricerche più recenti. Il libro, basato sulla compilazione di circa 400 riferimenti bibliografici, ha richiesto quattro anni di lavoro. Ma è anche il frutto di 30 anni di osservazioni sul campo in numerosi Paesi d’Europa! La sua qualità è stata apprezzata e riconosciuta in Francia con l’ottenimento di due premi : il premio Connaissance de la Chasse e il premio Francois Sommer, assegnati ogni anno alle migliori opere cinegetiche. Io penso che La Bécasse des bois – Histoire naturelle (Effet de lisière- éditeur) sia una bibbia per il beccacciaio e sono molto felice di poterla mettere a disposizione di tutti.

 In conclusione, qual è la tua visione del futuro della caccia alla beccaccia?

Abbiamo in mano molte carte buone perché la caccia alla beccaccia possa durare. Gli effettivi non sono in diminuzione, gli habitat forestali non sono particolarmente minacciati, l’impegno della ricerca scientifica su questa specie è molto consistente in Europa. E, infine, le associazioni di cacciatori specialisti sono molto motivate per la conservazione della specie. Sono dunque abbastanza ottimista per il futuro. La sfida principale per la caccia alla beccaccia è forse quella di riuscire a canalizzare la meraviglia, l’infatuazione che suscita. Oggi vediamo la realizzazione di operazioni commerciali che non hanno niente a che vedere con un prelievo razionale delle popolazioni di beccacce. Occorre riportare alla ragione i cacciatori troppo voraci, regolando i prelievi il più efficacemente possibile, adattandoli alla realtà biologica. Non sprechiamo le nostre carte, siamo vigili e reattivi per contrastare ogni deriva che priverebbe i nostri figli del piacere di vedere involarsi una beccaccia in quello scenario autunnale che le va così bene…

a cura di Paolo Pennacchini