CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

“La Beccaccia secondo me” di Tiberio Specchioli

img_5751   Il cane specialista  il campione

Quando si parla del cane da beccaccia  ho sempre evitato il confronto fra le varie razze ritenendole tutte valide, anche se personalmente ho sempre preferito le razze inglesi, il setter in particolare, pur avendo posseduto anche pointer e kurzhaar.

Il cane da beccacce deve essere un coraggioso con una immensa passione per la caccia, dotato di grande resistenza fisica, grande iniziativa, cerca ampia, autocontrollo, raziocinio, buon recupero e che abbia soprattutto quello che comunemente viene definito “senso del selvatico “ cioè la capacità di arrivare otto volte su dieci per primo sulla beccaccia, di sapere istintivamente dove cercarla anche in posti a lui sconosciuti.

La  figura del cane specialista  emerge dalla letteratura venatoria come una chimera, prototipo ideale, trasposizione in forma canina di tutti i nostri desideri, infatti, se andiamo a rileggere le definizioni di vari autori dei cosiddetti cani specialisti, siano essi laureati in scienza della beccaccia, fenomenologia della starna, comportamentologia del beccaccino o eziologia del cotorno, troveremo gli stessi concetti così riassunti: ”prototipo del cane da caccia, quello che assomma tutte le doti e tutti i requisiti migliori”.

E grazie direbbe qualcuno, ora non sarà mica che il cane specialista così come lo si intende, è semplicemente un cane con i “cosiddetti” che sarebbe stato eccellente nei confronti di qualunque selvatico?

La domanda non è banale e la risposta non potrà esserlo e nel darla dovremo tutti scendere “ex cathedra” dove la nostra “specializzazione venatoria” tendenzialmente ci pone ed arieggiare i locali per togliere quel po’ di puzza sotto il naso tipica di specialisti e specializzandi.

Quando affermo di non aver mai visto un cane mediocre a quaglie, starne e quant’altro essere uno specialista eccelso a beccacce penso di dire una cosa condivisibile, questo perchè i fondamentali di un grande cane sono gli stessi sotto qualunque cielo ed in qualunque tipo di caccia, la determinazione, la voglia di cercare per trovare, la resistenza figlia del cervello più che del fisico, il senso di squadra che lo lega al cacciatore, sono valori assoluti.

Credo quindi che usare la descrizione di un fuoriclasse in generale per definire un cane specialista sia un’operazione fuorviante che genera confusione e scoramento in quei cacciatori che non hanno ancora avuto la ventura di possedere un soggetto simile ma che comunque possiedono il loro buon cane da caccia magari anche specialista.

Il cane specialista và quindi visto come quel soggetto che portato in via quasi esclusiva su un certo selvatico ne conosce bene usi, costumi ed habitat sviluppando una predilezione che lo porta a trattare, nell’ambito di quelle che sono le proprie qualità venatorie e le proprie potenzialità, in maniera ottimale quel selvatico.

In questa ottica può essere considerato specialista quell’ausiliare che, pur non essendo un fenomeno, svolge efficacemente il proprio compito risultando anche più utile di un fuoriclasse assoluto mai impiegato però a beccacce.

Io credo che certi toni assolutistici debbano essere stemperati, che certe affermazioni tranchant servano forse a vendere qualche copia in più ed a creare un mondo mitico, fiabesco, per soli iniziati che la maggior parte dei cacciatori si accontenta di guardare dal buco della serratura delle riviste specializzate, aumentando quel senso di inadeguatezza che porta molte persone ad usare parole e concetti altrui senza neanche il beneficio del dubbio. 

Concludendo, così come la specializzazione è frutto dell’esperienza e dell’applicazione costante di un cane che utilizza i mezzi che madre natura gli ha fornito, la classe assoluta, il talento puro sono doni preziosi e mai come in  questo caso è falso il motto ”ogni cacciatore ha il cane che si merita”.

Personalmente, pur cacciando in maniera quasi esclusiva la beccaccia, ho sempre impiegato i miei cani anche su altri selvatici perché ritengo normale e naturale che un cane fermi tutta la selvaggina cacciabile  ed ho sempre accettato come un dono graditissimo la lepre che qualche volta i miei cani fermano ed alla quale ho sempre sparato senza alcun timore e con molto piacere.

Oslo e Luna (della Trabaltana)

Oslo e Luna (della Trabaltana)

Il cane ed ancor più il grande cane sa discernere ed adattarsi al comportamento della preda, fosse anche un vecchio gallo restio ad involarsi, trattando ogni animale in modo differente  e non usando lo stesso comportamento con animali diversi, sarebbe come se noi decidessimo di mangiare un piatto di brodo con la forchetta perché è così che mangiamo gli spaghetti.

Una caratteristica fondamentale del cane specialista è la sua reazione a qualsiasi emanazione beccacciaia, che dovrà essere sempre e comunque la ferma, anche in presenza di una pastura, anzi soprattutto    -orrore! – in presenza di pastura.

Un cane che ferma su pastura o che rimane in ferma se la beccaccia è partita prima del nostro arrivo o poco prima della ferma, ti vuole dire: attento! lei è qui, e per farlo usa il solo linguaggio che conosce, pur essendo consapevole dell’assenza della beccaccia, la sua non è una ferma in bianco, è per non mandarti in bianco.

Ho ancora negli occhi una mia cagna che in un giorno di ottobre, in montagna , dopo l’ennesima ferma “in bianco”, aspettò che gli arrivassi dietro per poi partire in una guidata interminabile non dietro l’emanazione della beccaccia ma alla sua ricerca, usando quel comportamento per portarsi dietro il sottoscritto.

 Inutile dire che riuscimmo ad avere la nostra regina , ma questo è un dettaglio che nulla toglie e nulla aggiunge alla capacità raziocinante, già proprio così, del cane.

Complementare a questo modo di trattare l’emanazione della beccaccia, anche se precedentemente accennata, è quella che io chiamo “guidata in presenza del cacciatore”, in pratica il cane inizierà a seguire l’animale che si sottraesse di pedina nel momento in cui avverte la presenza del suo padrone, per cui se dovessimo tardare ad individuarlo, questi, il cane, rimarrà in ferma perdendo, nel caso, l’emanazione diretta salvo poi riagganciarla dopo il nostro arrivo.

Orfeo di Crocedomini di Giacomo Giorgi

Orfeo di Crocedomini di Giacomo Giorgi

La “guidata a comando” è una cosa diversa ed è tipica di un cane che si affida completamente alla nostra volontà, che aspetta non tanto il conduttore e quello che rappresenta in termini di positiva conclusione dell’azione, quanto un suo ordine.

Il cane specialista non sta aspettando un nostro ordine, non gliene può fregare di meno lui è “primus inter pares”, aspetta noi, o meglio, il nostro fucile.

È come avere una donna che pende dalle nostre labbra, ha i suoi vantaggi, appaga il nostro ego, può sicuramente piacere, ma pensate a passare una vita con lei – l’ideale direbbe il field-trailerman, non certo l’eretico beccacciaio -.

A questo punto parlare di ubbidienza come caratteristica fondamentale in un cane da beccacce è del tutto superfluo nel senso che quando hai un cane che ti considera suo complice, che ti aspetta e ti ricerca avrai senza dubbio un cane naturalmente, spontaneamente ed aggiungerei  egoisticamente ubbidiente.

Ho già detto della cerca che deve essere molto ampia ma credo sia giusto specificare cosa si intende con questo.

Per esser chiari un cane che rientra ogni trenta minuti avrà senza dubbio una cerca molto ampia, a meno che non si perda con una certa frequenza, e magari sarà anche un ottimo fermatore delle cui virtù però si gioveranno altre persone, i tempi di rientro dovranno comunque rimanere sotto i cinque minuti nei casi estremi, la cerca ampia è una cosa il fuori mano un’altra.

A beccacce si possono utilizzare più cani e quando lo facciamo si rendono necessarie alcune considerazioni preliminari  sulla compatibilità di due o più soggetti e di conseguenza sull’utilità di tale scelta .

In questi casi la certezza che tutti i soggetti impiegati  siano dotati di solido consenso  è “condizio sine qua non” altrimenti tutti gli sforzi, nostri e dei cani, saranno stati inutili, per cui cani che non consentono o che lo fanno dopo essersi piazzati alle spalle se non davanti al cane in ferma  devono essere usati solo ed esclusivamente da soli, per cui, in base alla loro “classe”, si deciderà se usare quell’unico soggetto oppure gli altri e su questo non bisogna transigere.

Bravaccini serve Luna, Amaro e Help della Trabaltana consentono

Bravaccini serve Luna, Amaro e Help della Trabaltana consentono

La caccia con più cani, fatta salva la “condizio” di cui sopra, da una parte ci da maggiori possibilità di incontro, dall’altra dobbiamo mettere in conto che il maggior rumore di fondo provocato da due o più cani  mette maggiormente in allarme la beccaccia che percependo più fonti di pericolo ed avendo maggiori difficoltà nel gestirle, potrebbe decidere più facilmente di mettersi in ala per guadagnare rimesse lontane.

La scelta quindi va fatta tenendo presente i pro ed i contro e naturalmente il tipo di beccaccia che stiamo perseguendo, se si tratta di una di quelle difficili molto spesso un maggior numero di cani si tradurrà in minori possibilità di incontro.

C’è un altro tipo di consenso poco considerato ed è quello sul conduttore, nel senso che se questi assume un atteggiamento diciamo “predatorio” il cane si blocca in ferma seguendone in guidata gli spostamenti, questa caratteristica, insieme con la guidata in presenza del conduttore e la ferma su qualsiasi emanazione beccacciaia, danno la misura della simbiosi che può essere raggiunta tra uomo e cane.

Nel corso della vita quasi tutti i cacciatori hanno affrontato il momento della scelta del cane con cui accoppiare la propria cagna  e molto spesso i criteri che si seguono in questa scelta non sono proprio quelli ottimali, chi fissa l’attenzione sulla bellezza del soggetto, chi sulle linee di sangue, chi pensa al cane dell’amico, altri si basano sul sentito dire senza aver mai visto il soggetto in azione, fidandosi di giudizi “veritas saepe immemor venator” non proprio obiettivi o poco autorevoli.

Bisogna fare prima di tutto una valutazione preliminare e cioè se vale la pena far accoppiare la propria cagna, perché sperare che il maschio possa correggerne i difetti è un’operazione ad alto rischio che secondo me non deve essere tentata.

Teniamo presente che una cagna non adatta ci fa letteralmente gettare al vento molti anni ed in questo caso si deve avere il coraggio e l’intelligenza di uscire da una simile situazione acquistando un soggetto rispondente ai nostri bisogni ed alle nostre aspettative cucciolo o adulto che sia.

Se si decide di tentare allora bisogna cercare un cane che preferibilmente abbia già manifestato le sue qualità riproduttive  e soprattutto bisogna guardare a quei soggetti  dalla passione smisurata, dalla grande azione, instancabili e dal grande cervello, anche se quel soggetto non è il più bello della compagnia, se lo fosse tanto meglio, perché il mondo dei nostri futuri campioncini non sarà il ring ma il bosco con le sue difficoltà e le sue leggi.

Una volta fatto l’accoppiamento inizia il periodo di attesa fino alla nascita dei cuccioli, avvenimento bellissimo e coinvolgente per tutta la famiglia.

Sceglierete i cuccioli più coraggiosi ed intraprendenti, quelli che arrivano sempre primi in tutto e tenete presente che i primi mesi di vita sono quelli in cui inizia ad instaurarsi quel legame particolare con il padrone che sarà determinante nell’ottica di collaborazione e fiducia reciproca alla base di questa stupenda caccia, dopo, a tempo debito, sarà il bosco a dare il responso definitivo.

Quando si possiede un cane bisogna giudicare con una certa severità ed obiettività il materiale che si ha tra le mani, dando il tempo giusto perché questo possa maturare ed acquisire la giusta esperienza, fretta e superficialità hanno fatto piangere di rabbia più di un cacciatore che rivedendo dopo qualche tempo quello che aveva giudicato un mezzo cane, in mano a qualche amico, capisce troppo tardivi di aver fatto un grosso sbaglio, per cui se è sacrosanto attingere alle fonti migliori bisogna essere consapevoli che dentro un canile nessun cane diventa, non dico campione, ma appena decente.

Non è mia intenzione fare una specie di trattato sull’addestramento del cane da beccacce, ognuno ha una sua ricetta, un suo metodo più o meno efficace, senza contare la sterminata letteratura sull’argomento che può essere un valido aiuto soprattutto per quelli alle prime armi, un consiglio però voglio darlo lo stesso, portate il vostro cane nel bosco, in pianura o in montagna ovunque ci sia selvaggina vera, il cane da beccacce deve conoscere starne,quaglie, fagiani, cotorne e poi scegliere Lei ed amarla e desiderarla sopra ogni cosa come la amate voi, se ciò avverrà avrete il vostro cane da beccaccia che potrà anche non essere come i mostri di cui avete ascoltato meraviglie ma sarà comunque validissimo.

L'incontro, Luna e la beccaccia

L’incontro, Luna e la beccaccia

Il grande campione, quello per cui le beccacce sembrano esserci sempre, quello che non si arrende mai, che le ritrova anche sopra le piante, quello che è sempre lui a fermarle, esiste ma non è così comune come sembrerebbe dalle chiacchiere d’armeria dove i superlativi assoluti e relativi vengono spesi con manica larghissima, questo cane è un dono che ogni cacciatore aspetta, quasi sempre invano, è un dono che ho avuto la fortuna e la maledizione di ricevere, dono avvelenato perché il dopo è tragico per chi lo ha perso, tornare tra i mortali dopo aver convissuto qualche anno con gli dei della caccia mette addosso una tristezza infinita, pari alla voglia di tornare sull’Olimpo.

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7 Comments

  1. fernando salvi

    PIENAMENTE DACCORDO SU TUTTO !!!!!!!

  2. giacomo

    Una “summa” di considerzioni ( consigli per me beccaciaio neofita e sognatore)che derivano sicuramente da un cacciatore vero ( che non conosco e ho potuto apprezzare in questo scritto),forgiato sulla difficile palestra della caccia alla regina e con veri principi di cultura venatoria

  3. enrico ferrari

    sig.specchioli,posso dirle che questa dissertazione sul cane da beccacce potrebbe essere benissimo farina del mio sacco.sono pienamente d’accordo con lei quando dice”dono avvelenato”…..chi ha avuto veramente un cane da becche,non si accontenta piu’diventa un’ossessione il cercare il sostituto.personalmente,se mi avessero chiesto cifre anche importanti per clonarlo con la certezza della riuscita,lo avrei fatto(fino a che punto arriva la pazzia di un cacciatore)…..

  4. Josep M Vall

    Prima di tutto, escuzi per il mio italiano scrito, perche io sonno spagnolo e non ho mai studiato italiano, soltando l’ho imparato andando a caccia con amici italiani, qui a la mia terra, Catalonia. Sonno d’acordo con tutto quello che dice il signor Celano, io caccio beccace con quatro cagne setter inglesi (tre hano 6 anni e sangue Radentis e l’altra ha 10 anni e sangue Della Bassana) tutte tre laborano come una squadra di calcio sempre insieme ed in perfetta armonia. Caccio beccace piu di 30 anni, sempre ho avuto buoni canni, pero grazie a l’esquadra che ho adesso, ai miei 64 anni, caccio il doppio numero di beccacie che 20 anni fa in una zona con piu concorrenza di prima, tutto per le qualita dei canni, loro sonno il 95% io solo meto il 5% che e il tiro, come penso tutti i beccaciai, ne prendo forze una di ogni quatro che le cagne trobano e ritrobano sensa estancarsi. Veramente mi fanno sentiré in paradiso, il piascere che fa vedere i buon canni di beccacia, non ha paragone in nesun altro tipo di caccia.

  5. NICOLA IACOLARE

    Pienamente d’accordo con tutto quello che ha scritto anche se io, personalemente parto dal fatto che…… andare a beccacce è una febbre che non tutti hanno, come i cani che adoperiamo, ed io personalmente tengo fede ad un articolo tratto dal libro della guerra : CONOSCERE IL NEMICO E’ MEZZA VITTORIA, CONOSCERE IL NEMICO E L’ABIENTE IN CUI OPERA E’ VITTORIA PIENA.

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