La creatività non è saper dipingere; non è nemmeno essere bizzarri.

La creatività è una grande capacità; si può nascere con una certa dose di creatività; è noto ad esempio, che la dotazione genetica di creatività sia più marcata nei mancini umani.

Il vostro cane dà preferibilmente la zampa sinistra o destra?

Quello che però affina e consolida la creatività è il cosiddetto addestramento; chiamatelo apprendimento, esperienza o training. Senza questo, difficilmente si trasformerà in un’abilità spendibile e utilizzabile nelle più disparate situazioni.

La creatività è la capacità di trovare soluzioni alternative ad uno stesso problema.

Arriviamo dunque, al cane da caccia. Nel cane preparato per le prove non c’è in apparenza grande possibilità di usare creatività per la perlustrazione del terreno: i lacet sul terreno “devono” seguire rigidi percorsi che non consentono cosiddette divagazioni nella cerca. I fuoriclasse delle prove trovano sempre il modo di aggiungere un tocco personale in ciò che fanno; può essere un repentino arresto per segnalare la presenza del selvatico, o può essere anche l’intolleranza per indicazioni di direzione… vale sempre la pena di ascoltarli anche se sembra che la nostra visione sia la migliore e la più lungimirante.

Il fuoriclasse, all’interno dei rigidi schemi ai quali si deve attenere, ha le sue strategie creative per dirigere il gioco, col conduttore e col selvatico. L’addestrabilità, intesa come capacità di saper seguire indicazioni e regole imposte, può accompagnare oppure no, la creatività e non sono nemmeno da vedere contrapposte: la creatività è proprio il sapersi muovere alternativamente all’interno delle regole e degli schemi.

D’altra parte, gli atleti, anche umani, per eccellere, devono avere anche altre qualità morali: la resilienza, intesa come resistenza all’insuccesso e alla frustrazione, o al dolore. L’atleta, anche umano, è capace di resistere non solo alla fatica intensa degli allenamenti ma anche al dolore, fisico e morale.

Altra qualità è la determinazione; chiamiamola motivazione o chiamiamola capacità di perseguire costantemente un obiettivo. Spesso nei cani da lavoro si scorge lo sguardo dritto davanti a sé: i movimenti oculari sono ridotti al minimo, lo sguardo è unicamente rivolto all’”obiettivo”, quindi, anche il dispendio nel volgere lo sguardo altrove è ridotto al minimo.

Nei migliori training per aspiranti manager, i principali insegnamenti consistono nell’apprendimento dell’autodisciplina e nella migliore gestione di se stessi, ossia come utilizzare tempo e risorse nel momento in cui mi applico, nelle tecniche e nelle procedure (come agire), e nelle metodologie (come e avvalendomi di quali strumenti).

Ho seguito l’esempio del cane da prove in quanto in esso sono amplificati ed estremizzati i concetti di questa divagazione su quante potenzialità abbia il cervello e su come in effetti, fare dei parallelismi tra caratteristiche umane e canine ci aiuti a comprendere meglio.

Il cane da caccia, in ambito venatorio, ha più facoltà di mostrare tutte le soluzioni “personali” che individua nel momento in cui agisce: dal percorso che segue nella cerca, alla scelta del selvatico col quale preferisce interagire.

Parrebbe quindi, che il cane a caccia possa essere più creativo di un cane addestrato per le prove? La differenza la fa sempre l’addestramento, la disciplina, la fatica. È proprio in queste condizioni che la creatività se già presente, si può trasformare in capacità solida, produttiva, costante nel tempo. Ammiriamola ed apprezziamola tutti quando è presente, perché è una grande dote.