Coturnici e pernici (103)

La situazione caccia oggi in Italia la conosciamo tutti, diciamo che se è cosi ridotta non è colpa dei giovani, le responsabilità le hanno i più anziani a tutti i livelli, sia nelle associazione venatorie che fra i politici, ma anche fra i semplice cacciatori praticanti. Il problema principale della caccia in Italia è che la densità di cacciatori rispetto al territorio libero è di molto superiore alla selvaggina vera. L’eccessiva densità di cacciatori porta ad infastidirsi a vicenda, è provato che è la quantità e la qualità di selvatici presenti nel territorio a determinarne l’umore e il rapporto con gli altri cacciatori, e da noi è pessimo. Per ora ci affidiamo al miglioramento della situazione solo attraverso il calo dei cacciatori, ma se si vuole qualcosa di diverso serve un cambiamento, partendo da cosa servirebbe ai cacciatori.

Sul calo del numero dei cacciatori siamo in una fase avanzata, considerata l’età media la densità sul territorio è destinata a migliorare, nonostante l’aumento delle zone protette. La fase in atto è irreversibile, servirebbe solo accelerarla proibendo i lanci pronta caccia, che portano a rinnovare il porto d’armi, molti appassionati che stante la situazione selvaggina vera  avrebbero già smesso. I giovani di oggi crescono con una cultura diversa e hanno altre attrazioni a cui dedicarsi, pertanto pochi si appassionano a una caccia che è solo l’ombra di se stessa. Il numero dei cacciatori in Italia seppure sia calato del 50% dagli anni 1970/80 è ancora troppo alto, sia nei comparti alpini che in pianura, hanno rinunciato i tiepidi quelli che facevano meno danni, inoltre considerata l’età media dei cacciatori rimasti, molti sono  pensionati e hanno più tempo a disposizione per la caccia, cosi che nonostante la diminuzione complessiva, la pressione non è calata. Questa pressione vale per tutte le specie di selvaggina da penna, ma anche per la lepre.

Chi di noi non ha mai sperimentato immissioni di selvaggina, mettendoci impegno personale e anche risorse economiche proprie? comprendiamo anche nel computo quello fatto dai vari ATC e vediamo che il risultato è quasi zero. La causa è la nostra, ci sono sempre e ovunque pirla che vanno a distruggere quello che altri con grande fatica hanno fatto nascere sul territorio. Cosi come per la migratoria troppi non rispettano le leggi, sento una grande quantità di  fono fil suonare per le quaglie e fucilate all’aspetto della beccaccia, queste sono i difetti di molti cacciatori.

Allora che fare ?

Le zone protette in Italia sono all’incirca il 30% del territorio nazionale, non sempre brillano per come vengono gestite e in alcune realtà a ragione sono contestate come troppe, ma nonostante ciò dobbiamo a loro se ancora non sono scomparse per sempre specie come la coturnici, sia Alpina che dell’Appennino, ma anche quella Siciliana, la pernice bianca, il gallo forcello, il francolino di monte, il gallo cedrone, la pernice Sarda, e pure seppure con il lumicino la starna Italiana. Come dicevo in queste aree protette potrebbero dare molto di più da irradiare sul territorio circostante, se il ripristino ambientale fosse fatto, ma a chi spetta? chi ha interesse a farlo? qual è il contributo delle associazioni venatorie?

Se si vuole cacciare selvaggina vera nel territorio rimasto o si riducono ulteriormente le giornate/periodi di caccia e sarebbe la scelta che funziona, oppure il limite di carniere va abbassato, ma sarebbe una limitazione solo di facciata. Come si risolve il problema e come si può avere selvaggina degna del nome, tanto da ridurre la pressione sulla migratoria per continuare a cacciare, considerato che limiti di tempo e riduzioni teoriche ai prelievi sono mal sopportati?

A questo punto credo che la soluzione sia quasi automatica. Semplifico molto: quattro sono le cose da fare.

1) Il territorio da vietare alla caccia, va frammentato in aree di minore dimensioni e renderle contigue in modo di favorire l’irradiamento naturale della selvaggina che deve riprodursi spontaneamente.

2) Ripristino ambientale nelle aree protette in modo continuativo, (questa la nota dolente) a carico di (Stato/cacciatori associazioni?) Credo sarebbe meglio incentivando soprattutto maggiormente i privati, solo un interesse privato attraverso riserve/Atc composte di un piccolo numero di soci consente la continuità d’impegno, e il controllo dei furbi.

3) Vietare i lanci di selvaggina pronta caccia, estremamente diseducativi, la selvaggina va curata amata e non consumata. I lanci pronta caccia, hanno e continuano a sterminare la poca selvaggina che senza lanci si salverebbe, infatti quando le beccacce sono scarse molti rinunciano ad uscire, ma il lancio convince pure i tiepidi a fare un giro e in quelle occasione parecchie beccacce ci lasciano la pelle. La riduzione dei cacciatori che cacciano in Italia sarebbe calata molto di più senza questa pratica, che distrugge la caccia vera. Senza fare cambiamenti oltre alla stanziale da penna finita da tempo, pure la migratoria si sta esaurendo e con quella la nostra passione.

4) La gestione della caccia nei comparti di montagna, che sembra funzionare, anche se in questi anni ha comportato sacrifici ai cacciatori, potrebbe essere presa come esempio e estesa anche negli A.T.C. . Vietando la caccia alla femmina di fagiano, e attraverso i censimenti e i piani di abbattimento, consentire solo il prelievo possibile della nobile stanziale, vedi per esempio oltre ai comparti alpini la regione Sardegna. 

Non mi pare d’altro canto di cogliere nel mondo della caccia, all’infuori di poche eccezioni, un dibattito particolarmente vivace su questo argomento: si esulta quando in un territorio si trovano animali che volano. “.. tutti, dico tutti, i fagiani che ho trovato volavano bene”……Questo si racconta e qualche volta anche si scrive, aggiungendo che ormai si é migliorato tantissimo nell’allevare e quindi ….. vanno sostanzialmente bene. Di fronte a queste considerazioni mi arrabbio un poco, però dimentico che probabilmente questi signori non hanno mai visto gli stupendi animali che popolavano le nostre colline e montagne, fino a trent’anni fa e quindi, beati loro, non hanno la possibilità di fare confronti.

La caccia vera ad animali veri é un’ esperienza di vita, priva di fronzoli e di falsità, dove devi mettere a nudo te stesso, il tuo carattere, la tua personalità, senza sconti e senza scorciatoie e se analizzi onestamente i vari motivi dell’insuccesso, otto volte su dieci é colpa tua, anche se ufficialmente, troppo spesso scarichi sulla “sfortuna” le tue responsabilità.

Se cerchi coturnici, galli forcelli, o beccacce, devi essere consapevole che arrampicarti sulle montagne o entrare nei boschi più scoscesi, é una cosa da cui non puoi prescindere, ed oltre tutto devi farlo con determinazione e assoluta perseveranza con cani altrettanto determinati e la sconfitta di una giornata non deve certo essere la sconfitta della vita, anzi, deve essere per te e il tuo amico l’incentivo a ritornare ancor più determinati, perché più la cosa é difficile più la soddisfazione sarà grande. E’ per tutto questo che trovo che certe caccie siano assolutamente inutili e false. Si praticano su animali che non sanno difendersi, non hanno paura dell’uomo e del cane, a volte, addirittura incapaci di volare. Che senso ha? Come possiamo chiamare caccia questo strano esercizio di tiro al bersaglio?

Chi é andato a caccia davvero non può concepire questi strani riti moderni, destinati solo ad affossare definitivamente la caccia. Oltre tutto questi signori, quando si ritrovano con venti, trenta fagiani non sanno che farsene e allora improvvisamente riscoprono amici e parenti fino alla quarta generazione cui regalare animali che molte volte sono immangiabili, attirandosi ovviamente le “benedizioni” di tutti. Questo in sintesi é il rito della caccia attualmente in Italia per un buon numero di cacciatori e io trovo che sia di uno squallore unico, ma ancora peggio, trovo che sia autolesionista e se va avanti così, provocherà l’estinzione naturale della caccia in Italia.

Come può un giovane emozionarsi e quindi appassionarsi a simili porcherie? Sperare che si appassioni è un insulto alla sua intelligenza.

Solo ottenendo il risultato sopra esposto, i cacciatori torneranno a essere una risorsa importante per il giusto equilibrio di tutta la fauna selvatica, limitando il loro ruolo al prelievo possibile delle specie stanziale e migratoria, magari dedicandosi di più al contenimento di specie in forte espansione, cinghiali e ungulati. La riduzione dei cacciatori in atto e una migliore gestione delle aree protette e della caccia, basterebbero perché la caccia sia necessaria, come lo è sempre stata.