Una delle peggiori piaghe in cinofilia è la presenza continua ed assillante di cani che provengono da cucciolate “misteriose”, spacciati per cani di razza ma senza pedigree. Questa affermazione non è volta a discriminare quei soggetti che sicuramente sono amati ed apprezzati dai loro proprietari.

Nella foto: Azhar, Campione Italiano di Bellezza, Riproduttore Selezionato, HDA, PRArcd4 clear

Non parlo di questo, anche se in cinofilia il “razzismo” è più che giustificato; diversamente crolla tutta l’impalcatura dell’albero genealogico, delle correnti di sangue omogenee e del tracciamento dei soggetti.

Non entro in questa sede nell’ambito dell’ENCI, istituzione formale che tutela e gestisce l’albero genealogico, almeno nei suoi intenti.

In questa sede mi interessa parlare unicamente di due attori fondamentali in questo meccanismo di quella che a tutti gli effetti può essere definita una “frode”: il primo è lo pseudo-allevatore, il secondo è il compratore che oscilla tra l’essere incauto e il convincersi a tratti di aver fatto un “grande affare”.

Cominciamo col primo, lo pseudo-allevatore: ha probabilmente a disposizione un maschio ed una femmina; se non li ha tutti e due, c’è pur sempre il cane dell’amico o del vicino. I due “riproduttori” probabilmente hanno solo per metà un pedigree, oppure, non lo hanno affatto. Sono anch’essi il frutto di accoppiamenti “mirati”. Arriva il momento opportuno per l’accoppiamento: probabilmente ci sono bambini in casa che possono essere temporaneamente distratti e intrattenuti da questo lieto evento; oppure, si profila l’opportunità di un guadagno extra fuori busta, oppure, ancora c’è lo scambio di cani tra “amici”, le motivazioni possono essere tante quanti sono i personaggi che portano avanti disegni del genere. Ciò che è importante notare è che qualunque motivazione nulla ha a che fare con un progetto allevatoriale di stampo cinofilo: miglioramento della razza o per lo meno, mantenimento delle caratteristiche essenziali, tracciabilità dei soggetti, variabilità del pool genetico della razza. Cosa sono? Spesso queste cucciolate sono proposte a chiunque su siti di compravendita molto conosciuti ma, con la diffusione dei social media, spesso capita di vederli anche su gruppi “di razza”. Se non c’è un filtro in entrata, vediamo frequentemente post di cuccioli per i quali si sprecano stucchevoli commenti di chi spera sempre nel cucciolo “di razza” gratuito.

Passiamo al nostro secondo attore di questo perverso meccanismo: il compratore o chi riesce ad aggiudicarsi il cucciolo “di razza” gratis. Cerca da tanto un cucciolo ma non riesce a trovarlo. Non è nelle sue corde contattare un allevatore ufficiale, “sono tutti imbroglioni e ti chiedono un sacco di soldi”.

Ma poi, che male c’è ad ammettere che non ci si può permettere un cucciolo di vera razza, garantito e tracciato?

La dinamica più frequente ma anche quella che definisco più patetica (e spiego anche perché utilizzo questo aggettivo), è quella di chi prende lo “sfigato” della cucciolata (in procinto di parvovirosi, oppure, che non riesce a muoversi, oppure, quello rifiutato dalla madre, oppure, quello bistrattato dai fratelli). Lo “sfigato” della cucciolata non è sfigato perché è nato così. E’ solo quello che per incompetenza del nostro pseudo-allevatore non ha ricevuto le attenzioni dovute. A monte, se parliamo di tare genetiche, in quanto i riproduttori non sono stati ovviamente, controllati preliminarmente prima dell’accoppiamento. Figuriamoci. Durante l’allevamento della cucciolata, poi, lo pseudo-allevatore non ha ovviamente le competenze tecniche ed emotive per farsi carico degli eventuali problemi che possono nascere e intervenire efficacemente con i dovuti accorgimenti. Ma del resto, non è neanche intenzionato ad averle le competenze. L’anima cinofila non scorre assolutamente nelle sue vene.

Ma la variabile che suscita immediatamente nel compratore la sindrome del “salvatore” è il prezzo: ovvero, l’assenza di prezzo… Quello diventa immediatamente il suo pupillo e lo porta a casa con atteggiamento trionfante, magari prima dei canonici due mesi, perché lo pseudo-allevatore registra sempre problemi della madre. Poi, poco importa se lo sviluppo cognitivo ed emotivo del cucciolo non si è compiuto nel modo corretto per mancanza di socializzazione con i suoi simili o con la madre che ancora non ha iniziato il periodo di apprendimento. La madre “ha problemi” e bisogna alleggerirla del carico. Risolvere i problemi della madre è una soluzione che dallo pseudo-allevatore non viene neanche ventilata. L’urgenza è liberarsi al più presto di tutti quegli esserini che cominciano a muoversi, fare pipì e cacca ovunque e devono anche mangiare quattro o più volte al giorno. Quando la madre finisce l’allattamento, comincia il periodo delle cessioni a non importa chi.

Il secondo step del compratore con “atteggiamento trionfante” è quello di comunicare nei social media l’arrivo del suo pupillo. Per fare ciò, si iscrive anche ai gruppi di razza, perché il suo pupillo è stato spacciato per cane di razza. Il compratore con aria trionfante non vuole comunicare agli altri da dove provenga il suo cane. “C’è la privacy”. Questa è una ridicola risposta che viene ostentata spesso; il compratore non sa neanche che esiste un registro dei cani di razza, per giunta pubblico, tutti possono avervi accesso.

Annoto queste dinamiche in quanto per una razza di piccoli numeri come il Setter Gordon, ad esempio, questo meccanismo è altamente corrosivo e deleterio.

Innanzitutto, si diffondono soggetti simil Gordon che Gordon non sono. In secondo luogo, si alimenta un mercato sotterraneo portato avanti da soggetti di pochi scrupoli che fanno leva sull’incompetenza (ma sono incompetenti essi stessi), di acquirenti che non vogliono comprare/pagare. Il prezzo basso, può talvolta, indicare un’azione di un appassionato che non ha nelle sue intenzioni di lucrare su un accoppiamento (perchè a ben vedere è ben difficile lucrare sulle cucciolate quando si fanno le cose bene, è più probabile anzi, che si vada in perdita), ma nella maggior parte dei casi è soltanto una pessima azione messa in piedi per guadagnare qualche centinaio di euro. Guardiamoci bene intorno e notiamo cani che ad otto mesi non riescono a fare passeggiate di cento metri per la displasia, oppure, diventano ciechi dopo gli otto anni per la PRArcd4. Qua arriva il bello: non abbiamo nessuna possibilità di rivendicare nulla al nostro pseudo-allevatore; i genitori del cane non esistono spesso neanche all’anagrafe canina o se anche esistono poco cambia; se dobbiamo ripercorrere una malattia genetica (cardiaca ad esempio), non possiamo neppure constatare se gli antenati ne fossero affetti. Conclusione, ci teniamo il nostro pupillo che in spese veterinarie ci costerà come il mutuo di una casa e oltre a ciò, ci sarà anche la sofferenza nel vederlo stare male.

Qual è la conclusione di questo grottesco siparietto? La conclusione è che mi auguro che la coscienza cinofila di chi si approccia ad una razza sia sempre più alta e consapevole. Non tutti possiamo diventare dei tecnici ma possiamo sicuramente valutare una serie di informazioni quando cerchiamo un cucciolo: la prima è che se non ci interessa il famoso pedigree, possiamo anche andare in canile; la seconda è che se un cucciolo “di razza” viene venduto ad una determinata cifra, un campanello d’allarme si dovrebbe accendere quando sentiamo prezzi troppo bassi oppure, quando lo pseudo-allevatore glissa sulle domande relative a pedigree e genitori, oppure segnala i soliti problemi della madre che spingono ad allontanare i cuccioli prematuramente.

In questo, sono molto fiduciosa del valore dei Social Media e dei gruppi di razza; sono un filtro efficace quando sono gestiti bene ed individuare questi soggetti è più semplice, basta solo stare attenti e vanno tutti nel Libro Nero.