Foto di Roberto Scorta

IL BECCACCINO – IL CLUB – LA STORIA

Non si può parlare del Club del Beccaccino senza ricordare che è il più antico sodalizio cinofilo/venatorio italiano in quanto è stato costituito a Milano nel lontano 1929.

Lo scranno della presidenza è stato occupato da eminenti personaggi della cinofilia. I nomi del passato appartengono alla storia: Cesarani, Giulio Colombo, Giacomo Griziotti e cito Don Rino Dossena, socio onorario, nella cui chiesetta del pavese è custodita la preziosa tela raffigurante la Madonna del Beccaccino.

In anni più recenti personaggi altrettanto importanti hanno ricoperto la carica, tra gli altri Colombo Manfroni, Giorgio Ferrato e Adelio Ponce de Leon.

Alcune tra le penne più celebrate hanno scritto libri e su vari giornali articoli sul Club, sulle prove e la caccia al beccaccino che sono impressi nella storia e nella memoria di tutti noi. Parlo di Colombo, per poi passare a Steffenino, Ciceri e Celano, Griziotti e Ridella.  Veri padri della cinofila moderna.

LO STATUTO

Lo statuto non si discosta da altri similari in campo cinofilo/venatorio ma significativo è il binomio degli obbiettivi che persegue il Club:

Scopo cinofilo: Divulgare la conoscenza e la tecnica della caccia al beccaccino con il cane da ferma. Organizzare prove cinofile di caccia sul beccaccino senza abbattimento, nello spirito di un sano e amichevole agonismo e nell’ottica dell’identificazione dei riproduttori su cui basare la selezione zootecnica dei cani beccaccinisti, anche gestendo zone appositamente concepite per la cinofilia venatoria. Intrattenere stretti contatti con i cacciatori e con le associazioni venatorie in ossequio alla volontà di creare sinergie e collaborazioni sempre più strette tra le parti. 

Scopo ornitologico: Avviare e sostenere iniziative di ricerca ed indagini ornitologiche sul beccaccino, tramite l’inanellamento a scopo scientifico, la raccolta e la catalogazione delle ali dei soggetti abbattuti ed il miglioramento e il ripristino degli habitat naturali.

LE MANIFESTAZIONI

Sono prove riconosciute ENCI che attualmente hanno luogo praticamente solo nelle risaie. Scenari di queste manifestazioni sono innanzitutto i territori del pavese, del novarese, del vercellese e del milanese. In date prestabilite si organizzano annualmente la settimana cinofila sarda ad Oristano, la tre giorni di Jolanda di Savoia e la due giorni di Carpi. La maggior parte dei cani partecipanti praticano quasi esclusivamente questa specialità. La razza protagonista alle prove è attualmente il setter inglese ma in questi ultimi anni ha preso grande consistenza la presenza del pointer e del setter gordon, razze che stanno vivendo stagioni felicissime. Le razze continentali non stanno attraversando un grande momento e la loro presenza è piuttosto limitata. Il Club si sta già muovendo per migliorare la situazione attuale.

A conferma della vicinanza alla caccia cacciata, ogni anno ha luogo la cosiddetta Gara Sociale con la partecipazione dei cani del cacciatori beccaccinisti, giudicata da cacciatori esperti di questa specialità. E’ una manifestazione con sparo che si svolge in terreno libero e mette in risalto la venaticità dei cani e si svolge sulla falsariga delle prove di attitudine venatoria (Pav).

LA SGNEPPA D’ORO

Da oltre vent’anni è il più ambito trofeo della cinofilia venatoria dedicato al beccaccino e viene assegnato al soggetto che ottiene il maggior numero di risultati nell’anno solare. Il suo nome risente dall’origine dialettale con cui viene identificato in Lombardia il “Capella gallinago”. E’ d’oro e rappresenta un beccaccino in volo. A garanzia che lo specialista è anche morfologicamente tipico, l’assegnazione del trofeo è subordinata al conseguimento in carriera ad una qualifica in una mostra speciale o in un raduno di razza.

CACCIA AL BECCACCINO – DINAMICHE FUTURE – 

La caccia al beccaccino (e le prove di lavoro) risentono come e più di altre dei problemi che attanagliano la nostra passione. Oltre alle difficoltà legate al calo dei cacciatori ed il continuo accanimento, sovente strumentale, verso la nostra passione, incidono pesantemente le mutate condizioni metereologiche che da alcuni  anni si palesano e la moderna gestione e sfruttamento dei terreni idonei a questa caccia con metodi che (correttamente) tengono conto delle esigenze economiche e tecnologiche cui devono sottostare gli agricoltori per essere competitivi sui moderni mercati globali con conseguente progressiva scomparsa delle belle risaie di una volta e la morte delle marcite.

In questa condizione di oggettiva difficoltà cosa può fare il Club? In ottemperanza allo Statuto sociale si deve:

·         Educare il cacciatore ad una caccia al beccaccino esercitata esclusivamente con un uso ortodosso del cane da ferma dando importanza a come si preleva e non a quanto si preleva.

·         Far si che il cacciatore beccaccinista divenga un appassionato studioso di ornitologia ed acquisisca maggiori cognizioni sulla vita e le abitudini degli scolopacidi, soprattutto aderendo ai censimenti ed alla raccolta delle ali.

·         Invitare tutti i cacciatori a partecipare e sottoporre i propri ausiliari a quelle fondamentali verifiche zootecniche che sono le prove di lavoro, vero viatico verso una selezione scientifica e durevole nel tempo delle razze da ferma.

CONCLUSIONI

Ognuno di noi deve rendersi conto che rischiamo di essere l’ultima generazione di persone che va a caccia. La nostra responsabilità è enorme. Dobbiamo assolutamente debellare questo rischio. Siamo ancona in tempo. Non credo che tutti i nostri figli o nipoti siano esclusivamente dediti all’uso della play station e dello smart phon e dobbiamo far si che un domani un ragazzo possa uscire ancora all’alba di una piovosa giornata di novembre, cane al fianco e fucile in spalla, ed addentrarsi in una risaia alla ricerca della saetta alata.

Grazie dell’attenzione.

Claudio Cortesi Presidente Club del Beccaccino.