Nell’estate 2010 ebbi in dono da Sandro Roncalli Benedetti, questo impegnativo volume che raccoglie l’opera poetica di Luciano (nato a Castel di Lama- AP- nel 1925) dovuto all’affetto dei fratelli Aurora, Anna, Enzo e Sandro.
Lungi da me la presunzione di scrivere una recensione dell’opera, ampiamente esaustiva nell’introduzione di Umberto Silva e presentata ad Ascoli ed a Castel di Lama dal dr. Adriano Sansa, magistrato e poeta, ex sindaco di Genova e dal prof. Stefano Verdino, ordinariodi letteratura all’Università di Genova, città dove Roncalli si era laureato e aveva svolto gran parte della sua professione di medico (fu a lungo primario ortopedico all’Ospedale S. Martino), e dove infine morì nel 2004.
Credo sia doveroso,oltre che culturalmente formativo, scriverne un semplice pro-memoria, ovviamente dal nostro punto di vista di innamorati della natura e della caccia, anche in ricordo del nostro primo presidente onorario Enrico Roncalli Benedetti, suo Padre, di cui Luciano ebbe a scrivere “ …per tutto il mio tempo fino alla laurea in medicina, lo accompagnai ovunque: ancora in palude, a beccacce sul Gargano, a coturnici in Aspromonte, sempre con i suoi formidabili cani. E quei giorni sedimentati dentro di me rappresentano una parte bella e formativa del mio carattere e da essi, ancora oggi, si sprigiona un sottile incanto…Con il tempo, crescendo fisicamente e nell’animo ed essendo aumentato il mio discernimento, arrivai a concludere che anche egli su quei terreni di caccia era totalmente felice e che quella fosse la sua vera dimensione, mentre nell’altra, quella della vita quotidiana, egli, pur assolvendo molto bene a tutti i suoi doveri, si trovasse come in esilio”.
Questa ponderosa opera poetica (550 pagine), a volte “difficile” per me, a volte tenerissima, ti prende come una mano nelle viscere e ti stringe il cuore!
Tra le profonde pareti incomprensibili –e comunque diverse- si aprono spiragli vividi, sereni e lucidi di momenti che riconosco fino in fondo, non solo negli scorci di Genova, che ho vissuto io stesso, ma anche nelle soste di caccia, con bracchi e pointer, con beccaccini e allodole a musicare il cielo.
Ci sono sempre questi ricordi-speranze nel diluvio grigio di tanti pensieri, che danno una spinta a risalire ricordando…..
Stralcio, di seguito, dalla poesia “Lettera al fratello minore” alcuni versi emblematici di un suo ricorrente stato d’animo, spesso in risonanza con il nostro:
“Nostro padre morirà
tutti morremo ragazzo mio
aprile tornerà con i suoi fiori
e ottobre con un rossastro colore
l’allodola cantando
si spegnerà di nuovo nell’azzurro
noi continueremo il suo sport virile
con lo stesso vivace appetito
un tiepido ottobre sotto di noi
sarà la valle un fazzoletto variopinto
ci sarà poi altro tempo per il dolore
per gli oscuri presagi
accosciati tra le felci mangeremo pane e olive
bevendo un vino gagliardo
ci sarà il fumo delle carbonaie
la vivida intelligenza negli occhi di un bracco
l’odore antico della montagna
i cari morti solo una memoria serena
sarà vita non altro che quella vita
non simbolo né presagio solo quel senso
il canto delle coturnici
irraggiungibili sulla roccia più alta.”
La disponibilità del volume è attualmente esaurita, ma è nell’animo dei Fratelli di farne ristampa che sarà nostro impegno segnalare per chi volesse approfondire la conoscenza di quest’ anima grande e tormentata.
Silvio Spanò
DANIELA BARILLARI
all’eterno fluire della vita e della morte viene dato un senso dal ricordo nitido di attimi di profonda condivisione di sensazioni ed immagini legate all’amore per il padre, alle battute che non erano di caccia, ma di scoperta di una montagna VIVA, di nebbie lievi e odorose di felci, di montagne sulle quali si annidavano le irraggiungibili coturnici, alle carbonaie, ad una terra, virile e poetica che racchiude in se il senso della vita.
ho avuto l’onore ed il piacere di conoscere il prof Roncalli Benedetti.
ero molto giovane e conservo nei suoi confronti una gratitudine profonda per avermi fatto conoscere la vera poesia, anche quella a lui cara e per me momentaneamente incomprensibile dei poeti ermetici.