Per fortuna il mondo dell’allevamento soprattutto canino si basa sulle capacità ed intuizioni di singole persone che agiscono in base a conoscenze acquisite empiricamente o tramite “tradizione orale” da parte di personaggi stimati che hanno ottenuto risultati superiori alla media. Dico per fortuna perché pensare di allevare su base scientifica è…. un vero casino!

Più o meno tutti conosciamo le basi della genetica, le ha dettate Mendel nel XIX secolo. L’esperienza più conosciuta riguardava l’incrocio fra piselli verdi e piselli gialli. Non ricordo con precisione, ma credo che importi poco, i piselli verdi avevano geni “recessivi” aa mentre i gialli aveva geni dominanti AA (parliamo solo del colore!) Incrociandoli avevamo solo piselli gialli (dominante) con geni aA. Incrociandoli di nuovo ottenevamo ¼ di piselli verdi aa, e ¾ di piselli gialli ma con geni differenti: ¼ erano AA, ¼ aA e l’ultimo quarto Aa. Quindi incrociando fra loro i piselli gialli alla generazione successiva tornavano a spuntare di nuovo i piselli verdi!

Mendel poi prosegui valutando un altro carattere: liscio e rugoso. Non sto a fare tutte le discendenze: chi vuole faccia i suoi conti partendo da aabb e AABB. Prima generazione tutti gialli rugosi aAbB. Poi? Insomma, più sono i caratteri che andiamo a valutare più sono i casini! Fin qui, con molta attenzione, riusciamo a capire. Però, banalmente, consideriamo cinque diverse caratteristiche: aa bb cc dd ee accoppiamoci con AA BB CC DD EE. Fate voi, se volete i possibili incroci in seconda generazione, la prima sarà aA bB cC dD eE con le 5 caratteristiche del genitore tutto dominante (lettere maiuscole)

Nell’allevamento, soprattutto avicolo (a vita breve e con poche caratteristiche d’interesse) la selezione si basa sulla creazione di linee di sangue estremamente pure poi con uno o due incroci terminali si arriva a produrre soggetti uniformi con le caratteristiche desiderate!

Già nel mondo suino le cose si complicano un po’ perché oltre alle caratteristiche produttive (nelle galline produzione di uova e nel pollo produzione di carne) le scrofe devono essere dotate di alta prolificità (più suinetti nati possibili) e di ottime caratteristiche materne (produzione di latte per far crescere i suinetti o atteggiamento materno ad esempio) e i figli devono avere le caratteristiche genetiche che permetteranno di crescere con un tipo desiderabile di carne e in modo omogeneo.

Dopo questa dissertazione viene la domanda: e il cane?

Nel cane cerchiamo tantissime caratteristiche! Deve essere bello secondo lo standard di razza (e secondo l’allevatore) deve muoversi in un certo modo, svolgere al meglio le funzioni per cui è stato allevato, e, da ultimo, non guasta che sia anche compagno simpatico e fedele!

Vari allevatori, nel tempo, hanno avuto dei “marchi di fabbrica”.

Ricordo i Breton di Bologna con una chiazza scura sul labbro o i setter di Ridella con “poco pelo”. Questi sono gli allevatori affidabili: anche loro avranno avuto cuccioli che hanno fallito ma, mediamente, saranno stati omogenei! Visti due o tre ci si poteva fare un’idea di come poteva diventare il cucciolo che volevamo comprare.

Il patrimonio genetico di un cucciolo viene al 50% dalla madre e il 50% dal padre per cui è facile pensare che Frida e Tom diano figli omogenei. Quanto di più sbagliato! Un amico disattento aveva una coppia di setter che vivevano in giardino e, al calore, si accoppiavano regolarmente. Non so quanti cuccioli abbiano avuto: tutti diversi per aspetto e comportamento l’uno dall’altro!

La natura premia gli animali più adatti a vivere in un determinato ambiente quindi facilita la possibilità di avere modificazioni genetiche in modo che la specie si adatti al meglio al mutare dell’ambiente. Darwin per primo ha definito le basi di questo processo.

In allevamento noi influenziamo le scelte riproduttive forzando la selezione naturale.

Le basi per la differenziazione genetica stanno nella prima fase di formazione dell’ovulo e dello spermatozoo (meiosi).

Ogni gene è costituito da due filamenti di DNA: uno paterno ed uno materno.

Durante le replicazioni che porteranno alla formazione di ovulo e spermatozoo avviene uno scambio di pezzi di DNA fra il filamento materno e quello paterno per cui il figlio non avrà un filamento del nonno o della nonna ma bensì un misto dei due: si chiama crossing over se interessa per pura curiosità.

La cosa continua a complicarsi! Nei bovini da latte, ormai, per la scelta dei riproduttori si procede alla valutazione “genomica”. Il concetto è che sono stati definiti alcuni geni che influenzano specifiche caratteristiche in positivo o negativo, la valutazione genomica permette di valutare se un certo vitello crescendo potrà essere un toro con caratteristiche migliorative rispetto alla media. Sarà quindi sufficiente valutare un numero inferiore di figlie per avere dati attendibili. Nella bovina da latte i parametri da valutare sono comunque pochi! Sono caratteri fisici!

Nel cane?

È “più setter” un cane con belle frange sulla coda o un altro che si muove e agisce da setter? Se si porta a caccia non ho dubbi! Ma molti la penseranno in modo opposto al mio e non ho nulla da obiettare: non pretendo di essere portatore del “verbo”!

Fin qui, nel casino che ho sicuramente creato, ci si può raccapezzare ma, poi, si legge Arkwright che parlando del maschio adatto alla riproduzione dice: “giovane d’età e vecchio d’esperienza” Ma…secondo la genetica il suo patrimonio è quello e quello darà ai figli! Verissimo! Purtroppo oggi si parla di “epigenetica” cioè di cambiamenti fisici o comportamentali trasmissibili anche se non hanno cambiato il patrimonio genetico!

Quante volte le osservazioni dei “vecchi” rispecchiavano realtà che la scienza impiega decenni a convalidare! (Poi ci dicono che sono le ultime frontiere della scienza! Scoperte estremamente innovative …. già descritte 100 anni prima!)

Sono un appassionato di beccaccini. Esistono sicuramente linee di sangue in cui spesso nascono soggetti che trattano i beccaccini. Purtroppo alla caratteristica “beccaccinista” spesso si associa anche prudenza a volte eccessiva, ferme in bianco….

Quanto di tutto ciò è genetico e quanto epigenetico? Faccio un’ipotesi: apprezzare il beccaccino è genetico, la ferma in bianco epigenetica. Si cerca di mediare incrociando beccaccinisti e trailer. Non sempre I risultati sono interessanti! Si racconta di quella attricetta che parlando con Einstein disse “Professore, dovremmo fare un figlio insieme: con la mia bellezza e la sua intelligenza sarebbe unico!” La risposta fu: “e se viene con la sua intelligenza e la mia bellezza?”

Insomma: in biologia ed in genetica 1+1 a volte, per caso, fa 2! Spesso farà 1,8 o 3 o….

La scelta del riproduttore, detto tutto ciò, non può essere casuale né basata solo sul “fenotipo” (ciò che si vede esteticamente o caratterialmente) ma soprattutto sulla genetica! I riproduttori dovrebbero essere “primi inter pares” dovrebbero cioè esprimere alla massima potenza le caratteristiche positive della loro famiglia. Da due campioni di cui non si conoscono genitori, fratelli ed eventuali figli difficilmente verrà fuori qualcosa di buono!

L’allevamento serio si basa, sempre, su un adeguato grado di consanguineità con l’introduzione oculata di sangue nuovo dal quale prendere le caratteristiche positive riducendo quelle negative. È il modo di allevare dei padri delle varie razze.

Quando per puro interesse si attribuisce fraudolentemente un pedigree falso a un cane non è solo una frode verso ai concorrenti ma verso la razza stessa e questo a mio parere non è perdonabile. Bisogna fidarsi degli allevamenti in cui si vedono soggetti omogenei già in canile, vederne l’omogeneità anche sul terreno poi, se ci piacciono, scegliere il cucciolo.

In alternativa funziona molto bene prendere un cucciolo da un amico che ha una fattrice che ci piace. Forse non avremo il fenomeno ma, probabilmente, un buon cane!

Come dicevo all’inizio per fortuna esistono grandi allevatori d’esperienza ed intuito capaci di dare cuccioli validi. Complimenti, sempre, a loro!

In conclusione una nota polemica: le prove e le esposizioni dovrebbero essere manifestazioni zootecniche atte a valutare quanto i cani rispettano gli standard di razza sia dal punto di vista morfologico che funzionale, non premi a allevatori o conduttori.

Il lavoro dei Giudici Esperti deve, quindi, essere svolto con estrema onestà da veri conoscitori della razza e, per i cani da ferma, della selvaggina cui la prova è dedicata.

Con la attuale situazione venatoria le prove e le “gare” diventano ahimè preponderanti sull’uso in caccia ma l’efficacia e l’efficienza del cane (in parole povere l’intelligenza) in una prova di Caccia Pratica soprattutto se specialistica (montagna, beccacce o beccaccini) dovrebbe essere sempre premiata: un cane che mostra intelligenza (quel giorno particolare) dovrebbe essere valutato meglio di un cane meno efficace anche se con stile migliore. Magari con un “primo MB”. Per lo stile ci sono le “classiche”!

Ho visto, seguendo il Club del Beccaccino, che ogni anno a 10-13 cani viene dato almeno un CAC. Mi sembra esagerato se, come penso, con questo cartellino si deve premiare la capacità specialistica del cane e la sua assoluta adeguatezza allo standard di razza!

Tratto da club del beccaccino