CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

QUANDO ARRIVA IL MOMENTO DI METTERE A RIPOSO IL NOSTRO AMICO intervista a G. Bravaccini

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Foto di David Stocchi

Come per tutti gli esseri viventi, uomo in primis, anche per il nostro ausiliare arriva il momento di andare in pensione.

Tanti sono i fattori che determinano l’arrivo di questo momento, soprattutto l’alimentazione, un utilizzo prolungato nel tempo ed in particolari condizioni logistiche e climatiche, possono alla lunga essere le principali cause che favoriscono un invecchiamento precoce nel nostro amico a quattro zampe.

Spesso mi sono chiesto quando fosse giusto far terminare la carriera agonistica di un mio setter, e la certezza più assoluta e che sempre è dipeso dal soggetto, dalla sua fisicità e dalle sue caratteristiche intrinseche.

Comunque per capire meglio quando mediamente arriva l’età giusta per mettere a riposo il nostro amico, ho pensato di rivolgere alcune domande all’amico Giancarlo Bravaccini il quale alleva setter inglesi con ottimi risultati con l’affisso “della Trabaltana”, li utilizza sia in caccia che in prove sempre con ottimi risultati e non per ultimo è veterinario.

David Stocchi : Prove di lavoro e caccia: nelle due pratiche quando ragionevolmente è giusto far terminare l’attività agonistica ad un ausiliare ?

Giancarlo Bravaccini : Premesso che i cani come le persone, hanno una longevità o un invecchiamento soggettivo indipendente dall’attività svolta o dall’alimentazione, e che, chiaramente non tutti i soggetti sono uguali, parlare di ritirare un cane piuttosto che un altro dalle prove o dalla caccia non presenta regole scritte. Chiaramente nelle prove sono richieste prestazioni più elastiche e molto più dinamiche quindi un cane mediamente quando arriva intorno agli otto anni viene ritirato perché sicuramente perde quello smalto che la nota del concorso richiede, certo, si può continuare ma sicuramente il cane risente della perdita di questa caratteristica che la prova richiede.

Se parliamo di caccia, nello specifico beccaccia e montagna, il discorso è diverso, infatti qui anche se il cane non parte rapidamente adattandosi piano piano alla situazione magari anche con qualche pausa, riesce con l’esperienza ad avere un rendimento buono lo stesso, quindi, il suo utilizzo può essere prolungato mediamente (con le dovute eccezioni che vanno oltre) anche fino a dieci undici anni. Ci sono poi differenze anche tra i sessi, infatti, causa parti ecc.ecc. l’attività delle femmine dura spesso uno o due anni in meno. Per finire quindi possiamo dire che passati i dieci, undici anni i nostri amici iniziano ad avere qualche problema soprattutto legato al recupero quindi cerchiamo di dargli delle pause o giorni di riposo per favorire appunto il recupero.

David Stocchi : Quanto può influire il tipo di caccia e soprattutto il tipo di terreno dove frequentemente essa si svolge sulla longevità agonistica di un cane da caccia ?

Giancarlo Bravaccini : Certamente il tipo di caccia ed il tipo terreno dove questa viene svolta influisce sulla longevità agonistica di un cane. Chi caccia in montagna in terreni molto duri e sassosi, non favorisce il mantenimento delle cartilagini e delle articolazioni, chiaramente questo abbinato alle ore ed al numero di giornate logico che più km un cane fa e più le cartilagini si usurano in questi terreni. Anche le condizioni atmosferiche incidono molto, infatti, freddo, pioggia, neve e tutte le situazioni che possono mettere a dura prova il fisico del cane se non vengono particolarmente curate con l’asciugatura dopo la caccia, il caldo notturno ecc. ecc. possono con il tempo provocare artrosi e artriti che poi con l’avanzare dell’età vengono fuori con delle zoppie e rendimenti più bassi e quindi meno durevoli.

David Stocchi : Il tipo di alimentazione può aiutare il singolo soggetto ad allungare la propria carriera agonistica ?

Giancarlo Bravaccini : Credo che l’alimentazione incide soprattutto nel rendimento immediato o meglio, un cane alimentato correttamente con una dieta completa e bilanciata sicuramente ne trarrà vantaggi a lungo termine ma soprattutto nel rendimento giornaliero-annuale sempre parlando di rendimento agonistico. Chiaro poi che un’alimentazione completamente sbagliata, come nelle persone, può portare ad un invecchiamento precoce di tutti gli organi come intestino, fegato, rene ecc.ecc. quindi sicuramente può incidere sulla durata agonistica del cane.

David Stocchi : In riproduzione, secondo te, fino a quando si può utilizzare ragionevolmente una fattrice ?

Giancarlo Bravaccini : Dobbiamo dire che sicuramente i cani giovani o meglio le fattrici giovani fanno cucciolate più vitali, composte da cuccioli più sani del resto come avviene anche nella razza umana dove in ordine di probabilità i figli di una donna che partorisce dopo i quarantacinque anni rischiano di presentare qualche problemino in più rispetto a quelli di una donna più giovane.

Comunque se una fattrice ha già partorito può tranquillamente riprodurre anche fino a nove-dieci anni, però la regola sarebbe di far partorire cagne giovani di età compresa tra i due e i sette anni. Anche perché con l’avanzare dell’età, portare avanti una cucciolata magari numerosa risulta faticoso quindi si tende (a meno che non ci sia un bisogno particolare di far riprodurre quella cagna) ad evitare di mettere in riproduzione cagne che abbiano superato gli otto anni.

David Stocchi : E uno stallone?

Giancarlo Bravaccini : Per quanto riguarda uno stallone il discorso cambia, infatti, questo può riprodurre anche oltre i dieci anni se ha una vitalità degli spermatozoi sufficiente, sicuramente anche lui sarà meno fecondo, lascerà qualche cagna vuota ma non ci saranno influenze sulla salute dei cuccioli, quindi se riesce a montare e ad ingravidare può tranquillamente, come detto prima, continuare l’attività riproduttiva anche dopo i dieci–undici anni.

David Stocchi : Quali sono, se ci sono, le più frequenti problematiche di salute che si manifestano nel setter inglese con l’avanzare dell’età ?

Giancarlo Bravaccini : Le problematiche più frequenti nel setter usato a caccia sono sicuramente legate alle articolazioni, diciamo che soprattutto quei soggetti impiegati in montagna, in terreni molto duri ed aspri, risentono di un maggior consumo delle cartilagini, quindi se gli appiombi non sono perfetti iniziano a presentare prima delle artriti poi delle artrosi articolari che successivamente ne compromettono l’uso.

Spesso iniziano a manifestarsi dolori a freddo che magari durante la caccia vengono mascherati ma che poi tornano tutti insieme diventando così le cause principali del minor rendimento di un cane vecchio adoperato per molte ore e molti giorni a caccia in gioventù, quindi, logicamente più chilometri ha fatto in gioventù maggiori sono le probabilità di riscontrare questi problemi di tipo articolare in vecchiaia.

Influisce molto anche l’utilizzo con particolari condizioni atmosferiche, infatti, come spesso accade cacciando soprattutto la beccaccia, ci troviamo ad affrontare giornate piovose, fredde e con neve, fattori appunto che incidono molto sulle articolazioni del cane che invecchia, quindi preservarli da questo magari come già detto con asciugature dopo la caccia, farlo dormire al caldo, sicuramente aiuta ad aumentare la durata agonistica del nostro cane.

David Stocchi : Infine quale consiglio daresti per mantenere più a lungo l’efficienza fisica di un setter impiegato a caccia ?

Giancarlo Bravaccini : Il consiglio che posso dare viene un po’ da quello che abbiamo detto precedentemente, cioè preservare il cane con delle piccole accortezze dopo la battuta di caccia, asciugarlo quando serve, farlo dormire al caldo nelle notti gelide ecc. ecc. può aiutarlo a difendersi da patologie articolari, è chiaro che il numero dei chilometri che fa nei terreni duri non trova rimedio se non portandolo meno a caccia.

Mentre per quanto riguarda l’alimentazione oggi ci sono pochi consigli che posso dare, infatti, mediamente tutti i mangimi in commercio sono ben bilanciati e quindi sufficienti a mantenere una dieta alimentare giusta per ogni evenienza.

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1 Comment

  1. giuseppe

    Grande Giancarlo , risposte esaudienti solo da esperti come te.

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