CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

SINONIMI, CONTRARI & C. (una piccola finestra sul mondo del galoppo del setter inglese ) di G. Coti Zelati

MARZALE'S HISTOIRE D'O

Così come e’ vero che lo stile del galoppo e’ frutto del matrimonio tra corretta costruzione e psiche setter, ritengo altrettanto vero che il saperlo leggere e correttamente interpretare, sia il connubio tra cignonostica, cinematica e soprattutto sensibilità. Oserei dire che il galoppo del setter inglese lo devi….respirare, lo devi sentire nelle vene, averlo nell’animo.

Costruzione e psiche, alias meccanica e fattura. Meccanica: altezze, lunghezze, angoli, inclinazioni, rapporti. Leggi fisiche. Fattura: immagine d’insieme. Leggi complesse. Mi e’ capitato di leggere, non so più scritto da parte di chi: ” galoppo di buona fattura se pur di non corretta meccanica..” Concordo. Non sempre infatti chi, pur costruito correttamente, galoppa altrettanto bene se non corredato della giusta psiche. E viceversa. Ecco che quindi la descrizione del galoppo in base alla propria conoscenza, cultura, esperienza e sensibilità può avvenire in modi diversi. L’importante, alla fine e’ capirci. 

L’uso quindi che ne consegue degli aggettivi qualificativi peculiari della razza non può essere circoscritto esclusivamente a quelli che lo standard recita, ma possono essere molteplici purché usati in modo appropriato. Così come condanno il ” galoppo in tipo..”, oppure ” buon galoppo..” che non mi descrivono proprio nulla, altrettanto convintamente condanno la schematizzazione della ” divisa” in un tracciato ufficiale, unico, che ci porrebbe in una stereotipata, monotona, apatica spersonalizzazione. Alcuni mesi fa’ un piacevole confronto su queste pagine tra esponenti del mondo setter mi ha solleticato l’idea di un’analisi sugli aggettivi descrittivi di uso più corrente, sul loro significato e sul loro utilizzo come sinonimi di quelli previsti dallo standard nel descrivere il galoppo.

E partiamo dal MORBIDO naturalmente. Ritengo la morbidezza peculiare caratteristica conseguente al connubio costruzione e psiche di cui sopra. Rappresentativa più che della meccanica, della fattura di un galoppo. Morbido, sta per non duro, non legnoso, non rigido, per cui fluido, pieghevole, plastico e da qui SPIGLIATO. Proviamoci con un esempio. Prendiamo una coperta, un plaid, prendiamo questo panno e trasciniamolo facendolo scorrere su un terreno accidentato, pieno di buche, di gobbe, di sassoni. Orbene quale sarà il risultato ? Essendo morbido si muoverà ” assecondando ogni lieve ondulazione del terreno”.

Ripetiamo ora la stessa operazione con una tavola di legno, che morbida non lo e’ sicuramente, e sempre sullo stesso terreno dove precedentemente abbiamo trascinato il panno del confronto. Difficile ottenere lo stesso risultato. No, non difficile, impossibile. Alla fine la nostra tavola di legno la ritroveremo graffiata, scheggiata, rotta in più punti così come un setter non morbido alla fine di un turno di venti minuti su un terreno duro e magari dove la prevalenza e’ rappresentata da quegli arati ancora a fette intonse e secche e rese dure dal sole e dal vento. Lapalissiano inoltre che maggiore sarà lo sforzo, con la conseguente maggior fatica, per trascinare la tavola di legno anziché il panno, proprio perché questa non asseconda il terreno, ma urta, trova resistenze nelle varie irregolarità del terreno. Allo stesso modo minore sarà lo sforzo e quindi minore l’affaticamento conseguente, che dovrà produrre un setter pieghevole, morbido, in luogo di uno che invece morbido non lo e’. Minor sforzo, minor energia consumata : miglior resistenza nel tempo. Magari un po’ forzato come esempio ma necessario all’uopo. Personalmente, pur utilizzandolo, al ” morbido” preferisco il ” fluido ” ritenendolo maggiormente esemplificativo di ….assenza di ” resistenze meccaniche”!!!

Oltre che dal lavoro più separato degli arti pelvici, giustamente angolati, che causa una spinta propulsiva meno dirompente, grazie appunto a tempi più larghi, ritengo che a conferire morbidezza intervenga anche la giusta armonia, con questi, di un anteriore corretto dove una spalla giustamente ben inclinata e lunga unitamente ad un braccio altrettanto lungo ed inclinato, a conferire giusta battuta, contribuendo alla fluida, spigliata e morbida scorrevolezza!!! Se quando si usa il termine morbido si intende questo, ritengo sia corretto. I contrari? Tutti quelli che non esprimono appunto morbidezza, fluidità, pieghevolezza, per cui duro, legnoso, macchinoso.

Questa pieghevolezza viene conferita certamente anche dalla RADENZA. Obbligata dalla costruzione, causa la brevità dell’avambraccio, viene supportata dalla psiche. Anche qui’ la psiche che concorre a modificare un galoppo. Quante volte ci e’ capitato di vedere, anche all’interno dello stesso turno, galoppare più eretto un soggetto essendo subentrato un calo di tensione che lo porta a rilassarsi e quindi a sollevarsi ? O al contrario, dopo magari una ferma senza esito, ma resosi certo della presenza degli animali, ripartire dopo il risgancio, rapido e radente così come non lo era prima? O ancora provate a fargli fare le quaglie al vostro starnista quando questi non le accetta, non sta al gioco, e vedrete a quali magre figure andrete incontro, screditando così la sua fama di stilista galoppatore.

E la costruzione e’ rimasta immutata. In questo caso specifico mi sorge un dubbio: e’ la psiche o il temperamento, per dirla alla Colombo, ad intervenire e a modificare l’assetto? ( ” il temperamento permette al trialer di sfoggiare quello stile che la costruzione gli consente…”) Propendo per la psiche . E comunque la radenza e’ …radenza. Se proprio vogliamo : ” attaccato al terreno “,” rasente terra “.

I contrari? Sollevato, eretto. Non ci si scappa.

ELEGANTISSIMO : aggettivo qualificativo superlativo. E digli poco. Cosa contribuisce? Tutto, tutto concorre a questa sublimazione. In primis direi che il portamento di testa ci induce a pensare all’eleganza. Un bel collo, lungo, che esce bene dal garrese unitamente ad un portamento di testa in linea con la dorsale, magari anche leggermente sopra, oltre che a conferire un’immagine di giusta tensione e di giusta attenzione olfattiva, conferisce sicuramente eleganza. E perché la coda no ? Una bella coda, lunga, ben frangiata immobile che ancor di più allunga la sagoma a conferire una suggestione di maggior radenza, anch’essa giova all’eleganza. E perché la giusta rapidità, la spigliatezza, la fluidità, la radenza non ci comunicano eleganza? Aggettivo poco usato nelle relazioni dagli esperti giudici forse perché pochi sono quei soggetti che ne sono veramente corredati. Elegantissimo: armonia del moto. Difficile, anzi….. difficilissimo trovare degli aggettivi alternativi. Del resto non e’ obbligatorio.

Tratto da www.marzales.it

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1 Comment

  1. Pomponi Roberto

    Bello e di facile comprensione l’esempio che il dott. Coti Zelati usa per descrivere il concetto di fluidità e morbidezza

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