CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

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“SOLITUDINE” di Franco Subinaghi

La caccia dell'anima

La caccia dell’anima

Ho avuto alcuni ottimi compagni di caccia, nelle mie numerose licenze, veri amici, come me innamorati  della montagna, dei suoi selvatici e della sua profonda bellezza. Ho condiviso con loro la mia grande passione per il monte e per la sua vita.  O per le immense distese delle risaie della nostra bassa. Con tutti ebbi  comunque in comune  la passione per i cani da ferma.

Alcuni di  essi  furono miei maestri  venatori  come il Tani, re delle coturnici, il Nea, grande cacciatore di galli e bianche o l’indimenticabile Pino, che tutto mi insegnò sul magico mondo della caccia ai beccaccini.

Altri furono  compagni di caccia, amici della mia età allora verde, come Beppe, conosciuto a scuola, al Gonzaga, che come me aveva anche la passione per  la pesca a mosca, la musica rock, il grande Milan.

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LA SITUAZIONE CACCIA IN ITALIA di Mirco Peli e Lucio Scaramuzza

Coturnici e pernici (103)

La situazione caccia oggi in Italia la conosciamo tutti, diciamo che se è cosi ridotta non è colpa dei giovani, le responsabilità le hanno i più anziani a tutti i livelli, sia nelle associazione venatorie che fra i politici, ma anche fra i semplice cacciatori praticanti. Il problema principale della caccia in Italia è che la densità di cacciatori rispetto al territorio libero è di molto superiore alla selvaggina vera. L’eccessiva densità di cacciatori porta ad infastidirsi a vicenda, è provato che è la quantità e la qualità di selvatici presenti nel territorio a determinarne l’umore e il rapporto con gli altri cacciatori, e da noi è pessimo. Per ora ci affidiamo al miglioramento della situazione solo attraverso il calo dei cacciatori, ma se si vuole qualcosa di diverso serve un cambiamento, partendo da cosa servirebbe ai cacciatori.

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E’ così marcata la differenza tra il trialer e l’onesto setter cacciatore di Bruno Pisacane tratto da Setteringlese.com

Gus della Trabaltana di Camillo Calì

Gus della Trabaltana di Camillo Calì

Giorni fa di discutendo di cani, prove, e caccia cacciata, ho avuto la fortuna di ascoltare un tale, esperto cinofilo, a dir suo …, ed assiduo frequentatore dei più importanti palcoscenici della cinofilia agonistica, che rimproverava i frequentatori del terreno libero, per l’inutilità del loro operato, inutilità si intende ai fini cinotecnici e del miglioramento della specie canina. La diatriba è sempre la stessa: Cane da caccia, o da prove!

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ADDESTRAMENTO DEL CANE DA FERMA – La fase pratica 3 di Federico Gallo

COVER 1^ paginaAbbiamo fatto una disamina di tutte le caratteristiche, la problematica e le fasi operative da curare per avere un puledro scattante, voglioso, motivato e reattivo. Seguendo la prassi descritta abbiamo ottenuto un addestramento di base, il cane sarà ancora grezzo e, volutamente, appena scozzonato. Avrà sicuramente dato prove di quelle che si chiamano “qualità di base”. Per tanto ora è il momento di cominciare a prenderlo in mano. Ciò vuol dire che dovremo agire in maniera da poterlo manovrare con sufficiente soddisfazione.

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ADDESTRAMENTO DEL CANE DA FERMA – La fase pratica 2 di Federico Gallo

foto-4Come già detto altre volte con ogni soggetto bisogna attenersi a regole non-regole. Nel senso che ognuno di essi ha il suo carattere e quindi potrebbe richiedere un trattamento d’eccezione. Sta al singolo addestratore studiarne le caratteristiche e insistere o intensificare gli allenamenti,spesso invece dovrebbe rallentarli per farli interiorizzare meglio e farne trarre maggior profitto. In questo caso si parla di soggetto ancora immaturo. Le caratteristiche psichiche non sono purtroppo sempre uguali.

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“Naso al vento e naso a terra” di Cesare Bonasegale

 
Lapo in ferma a sette mesi

Lapo in ferma a sette mesi

Le conseguenze della funzione olfattiva naso a terra nel cane da ferma. Le fasi di dettaglio. Gli errori nella conclusione del punto e le sue cause. Per una migliore comprensione dell’origine genetica del comportamento del cane da ferma è utile un breve confronto fra la cerca di questa tipologia di ausiliari rispetto a quella dei cani da seguita. In entrambi i casi la cerca è espressione dell’istinto predatorio, ma viene esplicata in modo fondamentalmente diverso in funzione del tipo di selvaggina oggetto della caccia e di come viene conclusa la predazione.

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ADDESTRAMENTO DEL CANE DA FERMA: La fase pratica di Federico Gallo

Foto di Mario Amodeo1

Foto di Mario Amodeo

Avevamo fatto un ragionamento e una rivisitazione delle caratteristiche di lavoro e tipicità di un soggetto da ferma. Soprattutto, essendoci soffermati sulla fase di crescita del puledro, abbiamo raggiunto ora la fase conclusiva del  dialogo fra noi.

Foto di Mario Amodeo

Foto di Mario Amodeo

Ora dobbiamo cominciare a programmare una vera  svolta al comportamento del soggetto che abbiamo in mano. La fase esecutiva quindi, per quanto abbiamo già detto, non dovrà avvenire che dopo avere lasciato crescere omogeneamente il cucciolo e lo abbiamo portato a diventare cucciolone aiutandone uno sviluppo equilibrato di testa e di fisico.

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“Stralci di scritti in materia cinofila” di Marino Cervone D’Urso

 
Tex (della Trabaltana) di Gianfranco Calì

Tex (della Trabaltana) di Gianfranco Calì

Nel 1952, in occasione della fondazione del Club Amatori del Trialer, il grande Giulio Colombo egli ebbe a dire: “ Noi altri siamo innanzitutto  cacciatori, non beccai,  e vogliamo gustare l’arte del cacciare. La cinofilia, al pari della caccia, è uno sport costoso; in più, essendo anche cinotecnia, non può essere di massa, ma solo appannaggio di pochi competenti i quali hanno il compito di dare alle masse dei buoni cani da caccia derivati dai trialers e che affrontano forti sacrifici finanziari per poter riuscire.”

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“Un amore sordo” di Silvio Spanò

Bella espressione di Maya su quaglia selvatica

Come adattare socialmente ed utilizzare a caccia un cane da ferma nato sordo. Gli utili insegnamenti per gestire correttamente il collegamento fra cane e cacciatore. La piccola Maya arrivò nel Gennaio dell’anno scorso: una cucciola Setter inglese regalatami “da amici” che mi offrirono la prima scelta in una cucciolata di sei – quattro femmine e due maschi. Ed io che volevo una femmina, mi trovai nell’imbarazzo della scelta perché le quattro cuccioline erano tanto omogenee da essere praticamente uguali.

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“La Beccaccia secondo me” di Tiberio Specchioli

img_5751   Il cane specialista  il campione

Quando si parla del cane da beccaccia  ho sempre evitato il confronto fra le varie razze ritenendole tutte valide, anche se personalmente ho sempre preferito le razze inglesi, il setter in particolare, pur avendo posseduto anche pointer e kurzhaar.

Il cane da beccacce deve essere un coraggioso con una immensa passione per la caccia, dotato di grande resistenza fisica, grande iniziativa, cerca ampia, autocontrollo, raziocinio, buon recupero e che abbia soprattutto quello che comunemente viene definito “senso del selvatico “ cioè la capacità di arrivare otto volte su dieci per primo sulla beccaccia, di sapere istintivamente dove cercarla anche in posti a lui sconosciuti.

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