Demole dice di « aver notato del resto che esse amano le località rocciose, con macchie naturalmente, ove l’humus ricoperto dal muschio, guadagna sempre più sul pietrame. Nel settore italiano, noi la cacciamo con successo in località « la Bessa » (Piemonte), un piano formato unicamente di ciottoli rotondi, provenienti da ghiacciai, ove l’humus costituito dalla polvere e dalle foglie secche portate dal vento, si forma a poco a poco ». Il già citato Ortali in un articolo su « Venatoria » ci riporta una analoga osservazione fatta sul promontorio del Gargano. « E strana appare a molti, egli dice, la circostanza che una volta calate le beccacce vi sostano fin verso marzo, in quanto il terreno è, per almeno tre quarti, roccioso. Gli è che fra sasso e sasso, tra roccia e roccia, si nasconde una terra nera, soffice e grassa, ove indubbiamente la beccaccia trae facile alimento ». Quando diedi alle stampe il primo volume sulla beccaccia non avevo mai avuto occasione di riscontrare personalmente casi simili: oggi invece posso anch’io affermare che le beccacce stanno molto volentieri fra le rocce. La prima volta che dovetti constatare la cosa fu a Gerfalco. Dopo aver girato i soliti ben noti posti ove le beccacce fermano il loro volo durante la migrazione autunnale e dopo non avervi trovato una sola beccaccia, avevamo ripreso, io ed i miei amici, la via del ritorno. Avanti a noi marciava una comitiva di 4 cacciatori, anch’essi di ritorno dagli stessi luoghi e con gli stessi nostri risultati. Ad un certo punto questi, invece di scendere verso il paese, iniziarono a salire sulla fiancata esposta al nord-est della montagna denominata « Le Cornate », fiancata rocciosa quanto mai, benché ricoperta di alquanta vegetazione arbustiva, carpino nella maggior parte. Noi ritenemmo che essi an-dassero in cerca di starne e continuammo, piano piano, la nostra strada. Ad un tratto sentiamo un colpo: rivolgiamo lo sguardo in quella direzione e vediamo una beccaccia volare in basso e ributtarsi. Ci fermiamo ad osservare i 4 cacciatori. Per essere breve dirò solo che in mezzo a quelle rocce quasi a perpendicolo la comitiva trovò ben cinque beccacce mentre nei posti soliti da noi battuti, non ve n’era una sola. Ma dimostrazioni ancor più evidenti io ed i miei amici dovevamo trovare nei mesi di dicembre degli anni 1939 e 1940 in Maremma. Data la impossibilità di adoperare la macchina per recarci sul posto di caccia, avevamo preso residenza in un podere denominato Petriccio Rosso. Il nome stesso dà un po’ l’idea quale sia la conformazione di una gran parte del terreno della zona. Difatti molti luoghi attorno sono pieni di piccole rocce di origine vulcanica. Fra queste rocce vi è la terra nera, soffice e grassa già notata dall’Ortali sul Gargano, terra che certamente favorisce lo sviluppo e la riproduzione dei vermi e dei lombrichi che in essa vi si trovano numerosi. Fra queste rocce, anche in epoche di siccità, abbiamo trovato qualche beccaccia e questo quando, in mezzo alle querciolaie, non se ne trovava nessuna e solo poche erano reperibili nei fitti laschi ove il terreno si era mantenuto fresco nonostante la mancanza di pioggia. Ciò è stato riscontrato particolarmente nel dicembre del 1941.

L’irlandese Seigne e lo svedese Pay in diversi punti dei loro studi sulla beccaccia parlano, con quella naturalezza che solo può essere giustificata dalla normalità, di terreni rocciosi preferiti dallo scolopacide. Il Pay, nel capitolo dedicato alla beccaccia in Irlanda, dice fra l’altro: « Si batte poi la seconda e più vasta parte del territorio con rocce nude e singoli gruppi di vecchie conifere. Qui è un brulicare di beccacce che ricercano di preferenza i pendii caldi per trattenersi di giorno nelle fessure profonde dei blocchi di sasso per recarsi poi di sera nel bosco a mangiare vicino alle sorgenti ». Queste constatazioni ci portano a riconoscere alla beccaccia una forte disposizione di adattamento ai diversi posti alla condizione però che in essi possa trovare con facilità il suo nutrimento. Questo curioso e stravagante uccello ama certamente i suoi comodi più degli altri come più degli altri dà importanza alle cose che sono di suo gradimento ed a quelle che non gli vanno. Nella scelta dell’ambiente le seguenti condizioni hanno, secondo Seigne, particolare importanza per la beccaccia:

1) Abbondanza di cibo. Essa è voracissima ed è stupefa-cente la quantità di vermi e di insetti che inghiotte.

2) Tranquillità che le conceda di riposare quanto le piace. « Io dormo dove pranzo o poco lontano » è una delle sue massime preferite.

3) Pace e solitudine. Non intesa nel senso di sfuggire gli altri membri della sua famiglia, ma dai suoi numerosi nemici dei quali l’uomo è il peggiore.

4) Tanta ombra quanto sole.

5) Spazio per potersi mettere in salvo rapidamente in caso di pericolo. Essa teme giustamente di essere sorpresa mentre riposa in uno spazio chiuso o coperto.

Tenendo poi presente la sua tendenza alle comodità, la beccaccia, sempre secondo Seigne, non ama invece:

1) Correnti d’aria fredda e boschi privi di un adatto sot-tobosco.

2) Qualunque posto dove essa venga continuamente disturbata.

3) Estremi di caldo e di freddo.

4) Alberi gocciolanti e boschetti umidi. Sebbene essa venga alle volte alzata in località umide del bosco, il vero posto dove essa riposa è costantemente asciutto e ben riparato.