nina-e-pintaCNel 2011 venne pubblicata su Apnea Magazine l’intervista “Alessio Gallinucci: Addio alle gare senza rammarico”. Ero da poco uscito da una ottima carriera agonistica nella caccia subacquea durata quasi 18 anni e nell’ultima parte dell’intervista affrontavo brevemente i temi relativi alla mia nuova ardente passione ovvero la caccia terrestre con il cane da ferma alla beccaccia. Dichiaravo a fine intervista che “Ho anche avuto modo di riscontrare che il comportamento della beccaccia è assai simile a quello di un determinato pesce del mediterraneo e pertanto, applicando gli schemi ed i comportamenti istintuali di cui parlavo sopra, riadattandoli per la terra ferma, riesco spesso, nel peggiore dei casi, a godere dell’incontro con la Regina” A seguito di questa affermazione l’amico Davide Serra, più di un anno fa, mi sollecitò uno scritto riferito alla descrizione dei parallelismi riscontrati tra caccia subacquea e caccia terrestre alla beccaccia, ora lo posso dire: mi riferivo al sarago maggiore!


Devo però fare una ulteriore premessa, come avete potuto leggere sopra non parlo più di “pesca in apnea” ma di caccia, con il rammarico consapevole di chi, come me, ha voluto adottare negli ultimi anni il termine “pesca in apnea” e non più quello di “caccia subacquea” per una sorta di condivisione di una imperdonabile, assolutamente inopportuna, castrante, inutile, ma “politicamente corretta” ipocrisia di fondo. Ho riscoperto (se mai ce ne fosse stato bisogno), insieme ai miei cani, che l’uomo cacciatore, sia di mare che di terra, non deve mai perdere di vista quale sia la sua vera natura, quella natura che parla di esseri umani intatti nell’intimo, antropologicamente ancora votati all’ambiente, che esercitano in natura una attività per la quale sono vocati. Non esiste nulla di cui vergognarsi. C’è solo da esserne fieri e dobbiamo piuttosto sforzarci di condividere il più possibile le nostre esperienza con la gente, soprattutto con i più giovani, perché solo in natura è possibile ritrovare quell’ equilibrio dal quale, l’attività moderna, ci distoglie, confondendoci. Ma tant’è…
La caccia al sarago, come quella alla beccaccia, benché esercitate in ambienti diversi, per me sono la stessa cosa. La caccia è caccia, tanto per essere chiari, sia essa praticata in mare che sulla terra ferma; è l’elemento liquido a fare la differenza. In mare poi, il sarago, si comporta come la beccaccia in terra. Per come la vedo io se un sarago avesse le ali sarebbe una beccaccia e se quest’ultima possedesse le pinne natatorie sarebbe un sarago. Tanto per cominciare voglio dirvi che il fondale marino è identico, al “fondale di campagna”. Abbiamo la sabbia, la roccia, il fango, il grotto la posidonia e persino i lastroni isolati. Le secche e le cadute, tutte spazzate dalla stessa corrente: il vento. In natura c’è una legge per il tutto che regola gli andamenti e gli accadimenti, tutto è meravigliosamente interconnesso e noi, esseri umani, ne facciamo parte integrale ed integrante.

In mare, per ovvi motivi, il cacciatore deve svolgere sia la funzione dell’ausiliare (cane da caccia) che quella, di vero e proprio cacciatore/esecutore materiale. Le due figure, distinte nella caccia terrestre (cane e cacciatore), nell’elemento liquido si fondono. Noi, in acqua, abbiamo sempre fatto anche la parte dei cani, diversamente non pescheremmo. Il cacciatore acquatico riattiva, sviluppa ed accresce istinti già presenti o in parte sopiti da abitudini innaturali o dall’inutilizzo, è semplice genetica. Tale istinto è catalogato, dagli addetti ai lavori, come il cosiddetto “senso del pesce”; ovvero la capacità che hanno alcuni cacciatori subacquei, di riuscire a scovare il “selvatico/pesce” applicando definiti schemi, o avendo intuizioni consce ed inconsce, istintive comunque, che li portano, spesso già dalla superficie, a capire dove scoveranno il pinnuto.

Io come tanti altri siamo stati o siamo ancora benedetti da questa dote. I cosiddetti “specialisti del pesce bianco”, così come sulla terra ferma esistono i cani “specialisti a beccacce”. E questo “talento” riattivato, innato e comunque affinato con l’esperienza, quante volte ci ha portati già dalla superficie, senza nessun segno premonitore tangibile, a fare quell’unica apnea in quell’unica tana, tra centinaia di altre vuote, solo essa contenente dei saraghi? Cosa ci ha guidati nell’azione? Così fa il cane specialista. In una infinità di posti apparentemente simili, si dirige, senza indugio alcuno, nell’unico posto abitato proprio li dove c’è la beccaccia. Cosa lo guida?

Si è vero, è guidato dall’olfatto nelle immediate prossimità del selvatico, per la sua definitiva individuazione, ma prima ancora di concludere “è guidato” direttamente in quella zona, spinto solo dall’istinto, dal “senso del selvatico” appunto, dal suo talento innato presente nei geni. Così come i pescatori specialisti “inventano i pesci” così i cani “inventano le beccacce” la dove serve quella particolare “intuizione istintiva” (e l’unica, la sola) per svoltare la giornata altrimenti magra. Noi cacciatori subacquei specialisti siamo guidati così, come i cani specialisti, appartenenti allo stesso mondo animale, da una sola voce interiore che è la medesima: l’istinto spiccato alla predazione, unito a questo meraviglioso “talentuoso sesto senso”.

Il sarago è un animale come gli altri, spinto dai bisogni primari quali l’alimentazione e la riproduzione, così come appunto la beccaccia. Esso “migra” con l’aiuto delle correnti favorevoli ed in particolari condizioni di luna e di pressione atmosferica che ne facilitano gli spostamenti, così come la beccaccia è spinta dalle stesse condizioni, per gli stessi scopi, dal vento, dalla luna e dalla pressione atmosferica. Frequentano le stesse zone messe a disposizione da madre natura che gli forniscono riparo e cibo: il sarago nella sua tana e la beccaccia nella sua rimessa.

La tana del sarago è abitudinaria così come lo è la rimessa della beccaccia. L’assenza da determinate tane “mastre” può durare a lungo, per circostanze a noi ignote ma poi, puntuali i saraghi ritorneranno nelle loro dimore preferite, e le beccacce nelle loro rimesse, se queste non hanno subito modifiche. Guai a manomettere la tana di pesce bianco spostando sassi, così come sarebbe assurdo manomettere la rimessa di una beccaccia con il taglio di un arbusto o albero fondamentale al riparo: essi non vi albergherebbero più.

A dire la verità, spesso dalle mie parti, per necessità di tiro, durante la battuta di pesca in tane in poca acqua, ho utilizzato più volte lo stratagemma di spostare i sassi posti all’entrata, per necessità di carniere e per cercare di fare più catture possibile. Poi però tutto è stato sempre rimesso a posto, a dovere, e questo mi ha sempre garantito di poter effettuare nei giorni successivi ulteriori catture. Mi ricordo a tal proposito una pescata fruttuosa che facemmo a Ponza sopra una lastra in poca acqua, in coppia con gli amici Emanuele Verri e Roberto Lamantia. C’era un grosso sarago rimasto all’interno che l’aveva scampata. Non si riusciva a portare a termine il tiro, allora a Emanuele feci vedere cosa avevo in mente: scesi, spostai il ciottolo bianco “chiave” e si aprì lo spazio necessario alla conclusione. Il sasso poi fu rimesso al suo posto.

Le beccacce quando è periodo di entrata (nel Lazio a Novembre, inizio Dicembre) “entrano” sempre nelle stesse zone ed anche quindi le “buttate” sono sempre uguali così come per il sarago. Infatti, nei periodi d’accosto dei saraghi, è facile trovarli sempre nelle medesime zone. Famosa quella denominata “quarto albero” a Macchiatonda, posto meraviglioso per i saraghi di entrata di Luglio/Agosto con condizioni meteo marine ideali, o quella di Palo Laziale. Mi è capitato più volte di ferire una beccaccia all’atto dell’involo così come mi è capitato di ferire saraghi nell’atto di uscire furtivamente dalle loro tane. Spesso, il giorno dopo li ho ritrovati, di nuovo nelle rimesse/tane, con i segni delle “battaglie” dei giorni precedenti. Ho avuto anche la fortuna di catturare una beccaccia “scarseggiata” due giorni prima nello stesso identico anfratto. Una volta riportatami dal cane ho potuto constatare…