Il termine inglese “ to set “ altro non voleva significare all’origine che l’azione dell’ausiliare intesa al reperimento e “ferma” della selvaggina , e “sua fissazione sul terreno”. Non derivava quindi dalla parola “seduto”. E poiché l’azione del Land Spaniel si manifestava con uno stile “couchant”, col passare degli anni il significato originario della parola “setter” fu ampliato in modo da corrispondere anche al suo particolare stile “prez de terre”. Se si continuò ad identificare il “SETTER” col suo nome originario, fu soltanto perché questo indicava bene il suo compito di “cane da ferma”, come accennato in un precedente capitolo. L’azione richiesta al setter continuava infatti a richiedere un avvicinamento silenzioso alla selvaggina grazie ad un’azione guardinga e “prez de terre” svolgentesi sia in fase di cerca che di eventuale guidata ed accostata per concludersi comunque con la “ferma” del selvatico. Soltanto a distanza di circa due secoli dall’avvento dello “shooting fly”, o del tiro a volo, si volle dare una connotazione relativa al luogo dove alcuni ceppi di setters erano maggiormente usati per cui furono definiti: setter inglese, setter scozzese, setter irlandese! Se la conformazione scheletrica deve corrispondere ad un certo stile di razza, essa ha una ragione di esistere in quanto rappresenta “conditio sine qua non” per la sua estrinsecazione massima, ha una ragione di essere in quanto permette di esprimere delle qualità intrinseche alla razza, peraltro corrispondenti al suo stesso carattere!

Se un dato stile corrisponde dunque ad un certo carattere, lo sminuire una qualsiasi delle sue intrinseche qualità in nome di una maggiore velocità, non può che essere di detrimento ad essa, creata e selezionata da secoli per assolvere determinati compiti venatori.

Nel volume di Scott “British Field Sports”, del l8l8 vengono riportati dei passi poetici riguardanti la caccia a diverse specie di selvaggina, attribuiti ad un certo Vincent…Nel capitolo sulla caccia alla grouse, viene descritta specificatamente la punta ed il consenso dei suoi setters:

Non ci sono alberi In questa rude solitudine

Che faccian ombra;

La loro mancanza non si sente,

Mentre il mio sguardo

Segue la cerca dei miei setter

Che prendono il vento sull’orizzonte della brughiera!

Ed ora s’arrampicano sul costone roccioso,

Dove, fra le rupi taglienti  

Spuntano i violacei mirtilli.

La brigata é ormai prossima.  

I cani avanzano con prudenza

Fino a rimanere immobili

In consenso con il migliore.

Il mio palpito diventa più veloce,

Fino a calmarsi di nuovo

Per darmi la freddezza necessaria

Alla mira.

Nel frattempo i miei bravi cani godono della loro ferma, (“enjoy their set”)

Finchè li invito ad accostare.

E gli uccelli s’involano sibilando

Mentre il rumore dello sparo supera il frusciar del volo.

Un battito d’ali al suolo, un’ala rotta, Il petto macchiato di sangue,

Ed il resto della brigata

Si disperde sulla brughiera.

Ricaricato il fucile,  

Dalla posizione di terra

I miei cani ripartono veloci verso alcune colline

Onde la brigata sembra essersi posata,….

Ed ecco ad un tratto un cane avventar di fianco,

Con il corpo contorto,

Là in punta!

Tale concetto é ribadito anche dallo scrittore Whitaker il quale, nel suo libro“ Richmondshire”, descrive con dovizia di particolari la ricchezza di cacciagione esistente nella proprietà di Swaledale, appartenente alla famiglia Worton, la quale era mantenuta come riserva di caccia al cervo. L’autore racconta che quando questa pratica venatoria ebbe termine, si continuò a cacciare con l’ausilio della rete e del falco fino al l725, allorché fu introdotto lo “shooting-fly” con grande meraviglia dei valligiani. Molti lettori potrebbero pensare con orrore alla caccia con la rete come ad uno sport rozzo, crudele e sterminatore, degno di un venditore di polli. In realtà la caccia con la rete rappresentava uno sport nobile grazie al quale si metteva in risalto non solo l’abilità dei cani e dei partecipanti, ma costituiva soprattutto un mezzo efficace per l’aumento e miglioramento della selvaggina in un dato territorio. Nell’articolo dedicato al “ Setter e Grouse “, della rivista Sporting, del l837, viene riportato un episodio di caccia con la rete risalente presumibilmente al 1760:

“ La pratica sportiva della caccia con la rete sta andando ormai fuori moda. Io ho avuto nel corso della mia vita la fortuna di assistere a quella praticata da un anziano gentiluomo di vecchio stampo del Flintshire, un certo Peter Davies di Broughton Hall, che era famoso per i suoi cani da ferma per la caccia con la rete , cioé per i suoi “setting dogs “, come erano chiamati a quei tempi, e posso affermare che il lavoro di quei cani rappresentava uno spettacolo quanto mai piacevole!”

Il vecchio gentiluomo arrivò a cavallo sul terreno di caccia con grande stile e classe, accompagnato da un servitore a piedi, addetto a prendere per le briglie il cavallo ogni qual volta lui smontava, e da due valletti a cavallo che indossavano una livrea verde ed un cappello con bordi dorati. Una coppia di setter di alto lignaggio, appena sciolti, si dettero ad esplorare il campo in lungo e largo in modo splendido, svolgendo una cerca incrociata ed obbedendo alla voce ed al fischietto. Una volta avvertita la presenza del selvatico, entrambi i cani si abbassavano col ventre a terra. Nel frattempo la rete veniva aperta dai valletti a cavallo che avanzavano a trotto leggero mantenendosi ad una certa distanza l’uno dall’altro. Al momento giusto essi lanciavano contemporaneamente la rete sui cani e le grouse. Dopodiché si esaminava ciascun uccello catturato e soltanto i migliori venivano portati a casa vivi per essere rinchiusi in apposite voliere, da dove venivano ogni tanto rimessi in libertà, trattenendo soltanto i più grossi perché più confacenti al palato. I cacciatori moderni potrebbero forse considerare tale sport poco rude e virile, come forse in realtà lo é specialmente se lo si paragona al godimento dato dalla caccia col fucile. Cionondimeno questo sport presenta i suoi vantaggi costituendo infatti il miglior modo per preservare la selvaggina in una data proprietà. Con la sua cattura si cercava infatti di mantenere pari il numero di maschi e femmine di grouse mediante l’eliminazione dei soggetti più grossi e più vecchi. C’é da tener altresì presente che si eliminavano soltanto gli uccelli buoni per la tavola, e ciò avveniva senza che questi potessero soffrire come nel caso degli animali che muoiono a seguito di ferite riportate da arma da fuoco. In questo periodo storico l‘appellativo “ SETTER “ non riguardava una razza particolare, ma caratterizzava più che altro quell’azione “prez de terre” che i cani da rete dovevano possedere. E proprio per causa dello stile felino del “setting-dog” , la parola “SETTER” assunse un significato particolare. In Gran Bretagna, durante l’epoca elisabettiana, esso divenne spesso sinonimo di “SPIA “, in considerazione del suo atteggiamento furtivo e misterioso. In alcune opere di Robert Greene (1592), infatti, si trova spesso tale accenno. Ma il miglior esempio é dato da Shakespeare ( Henry IV – Pt. I – Atto III, Sc. II, Publ. 1598) : “Ah, questo é il nostro SETTER, riconosco la sua voce. Grazie a diversi rinsanguamenti e ad un’accurata selezione il LAND SPANIEL divenne ben presto il SETTER moderno dei nostri giorni, dotato di maggiore velocità e grinta del suo predecessore sì da gareggiare ad armi pari con i suoi cugini a pelo raso i quali, allorché comparvero in Gran Bretagna come razza a sé stante – e non come corrente di sangue di cani avventatori di ausilio ad una muta di segugi – furono chiamati “SMOOTH SPANIEL “ o “spaniel a pelo corto “ , poiché evidentemente solo gli spaniel erano ancora considerati cani da caccia per antonomasia. E fu proprio il modo diverso e spavaldo di “ indicare “ la selvaggina da parte di questi SPANIEL A PELO CORTO, nonché il loro stile così poco furtivo, felino e “ prez de terre”, la loro ferma eretta, a farli successivamente chiamare POINTER ! C’è un piccolo libro americano che tratta del vantaggio di avere sangue pointer nel setter moderno. L’autore è Elbert S. Carman ed il titolo del volume è “ Punti di vista della società Ahaodah di Paragot sull’allevamento, addestramento e igiene di pointer e setter”, New York 1872.

Le ricerche condotte dalla predetta società al riguardo degli incroci fra pointer e setter, e della percentuale di sangue da preferire per lo sviluppo dell’una o dell’altra razza , devono tener conto delle caratteristiche di ciascuna razza e del loro ulteriore miglioramento: