CACCIATORI DI MONTAGNA, DI BECCACCE E BECCACCINI

Il più felice non è assolutamente chi ammazza di più ne tantomeno chi trova di più e neanche chi ha i cani migliori, il più felice è semplicemente colui che trae il maggior godimento e divertimento nel trascorrere il tempo nel bosco o in montagna dietro la coda del proprio cane inseguendo le prede desiderate…….."magari in solitaria nel più alto rispetto di chi e di cosa lo circonda"

Mese: Novembre 2015

“LA VERSATILITA’ DELLA CERCA” di Cesare Bonasegale

DSC3370Da  www.continentalidaferma.it

L’opportunità di organizzare le prove nei terreni di caccia vera, in cui il cane dimostri la capacità di svolgere una cerca utile nei terreni in cui abitualmente si svolge la caccia in Italia. Cani da caccia o cani da gara? Ho già dedicato al tema più di un articolo, ma è opportuno insistere nel tentativo di fare chiarezza.

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Beccacce alle porte? Di Federico Gallo

12179066_907095406038933_1981073709_nDopo la ricorrenza della festa di Ognissanti e la rimembranza dei Defunti ogni cacciatore sente l’odore pieno dell’autunno. Il tempo ormai ha portato freddo e umidità e le campagne sono pronte. Boschi umidi e prati morbidi da coltivare si prestano all’albergo delle nostre Beccacce. Queste condizioni sono estremamente necessarie per non fare viaggi a vuoto. Però bisogna anche avere delle nozioni ed esperienze dei posti più idonei, sia nei luoghi sia nel passare della stagione.

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Eugenio Niccolini Scritto da Romano Pesenti tratto da www.cacciando.com

NiccoliniIl nobile personaggio, di cui dirò alcune cose della sua vita, è l’Autore di uno dei più bei ed importanti libri di narrativa della Letteratura Venatoria Italiana. Libro che tutti hanno definito capolavoro. Il Sen. Eugenio Niccolini, Marchese di Camugliano e Ponsacco, nacque a Firenze nel 1853. Di nobile e ricca famiglia. eredita vastissime proprietà nei dintorni di Pisa nonché prestigiosi e antichi palazzi a Firenze. Di notevole importanza è il Palazzo Niccolini, costruito nella prima metà del ‘500 nel quartiere di Santa Maria Novella ed acquistato nel 1863 dal padre, Sen.Lorenzo Niccolini Vive gran parte della sua gioventù nella splendida tenuta di Camugliano, ex Palazzo Medici. acquistata nel 1637 dal suo avo Sen. Filippo Niccolini Giovane di spiccata intelligenza e di pronto apprendimento, completerà il corso dei suoi studi laureandosi in legge. Sin da giovane tanto attirò la simpatia fra le diverse fasce sociali, che da subito venne considerato “principe dei gentiluomini e dei cacciatori toscani.”
Cominciò a cacciare al “paretaio” e alle” reti aperte” di suo padre Lorenzo, poi, senza l’autorizzazione paterna, ma con la connivenza di una loro vecchia guardia, tirò con un fuciletto agli uccelletti nel cortile della tenuta, per passare, più grandicello, nella palude di Bientina,nei pressi di Camugliano a sparare ai beccaccini al salto e alle anitre all’aspetto.

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Ricordi di Adelio ponce de Leon su concessione di Romano Pesenti

Senza-titolo-5Ormai vecchio, un Natale nella casa avita ai piedi della montagna. La fiammata di ginepro buttata sui ceppi di castagno nel camino ha appena finito di illuminare i volti protesi dei grandi e dei piccini. O, accoccolato nella poltrona da priore, con gli occhi socchiusi quasi in torpore, vengo preso dai ricordi che affiorano dalla lontananza; ricordi di infanzia, di giovinezza, di guerra, di lavoro, di ghibli nel deserto, di montagne innevate nel primo sole rosa, plumbee nei tramonti invernali, di nebbie offuscanti tra paludi, tundre, prati e marcite.

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Le memorie di Adelio Ponce de Leon su concessione di Romano Pesenti

179389_1590925376538_2899546_nSuperata la soglia dei novant’anni, non mi resta che rivivere la mia lunga avventura cacciatoresca nei ricordi che ripercorrono tanti cambiamenti, dalla caccia libera ovunque al susseguirsi dei divieti sempre più severi contro la nostra passione, alla fauna stanziale autoctona che è mutata nella quantità vicina all’estinzione o in novità di specie, in un panorama di esercizio tanto mutato durante un secolo. All’inizio del Novecento, la caccia era praticata in massima parte da contadini, operai, impiegati, benestanti, gente del popolo che godeva della tranquillità della vita del Paese, paga della quantità di selvaggina abbondante nelle campagne, in pianura, nei boschi, in collina e in montagna, ove era possibile cacciare in ogni parte d’Italia con la sola licenza di caccia.

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