Lo scorso anno causa pandemia a caccia ci siamo andati poco, e questo ha consentito la sopravvivenza di qualche capo di selvaggina stanziale, immessa la scorsa primavera. Partendo da questo aspetto e tenendo in considerazione che quest’anno questi superstiti hanno prodotto un paio di covate, con alcuni amici abbiamo cominciato a ragionare che se all’apertura andiamo ad abbatterle non rimarrà più niente, fatto consueto da almeno 50 anni, ma che sarebbe opportuno e tempo di provare qualche scelta diversa.
Mese: Giugno 2021
Quando febbraio si dimentica di essere inverno, l’erba che è rimasta nei prati rinverdisce come i teneri grani a metà collina e anche le vigne stecchite si animano, filtrando la luce, e gli arati vasti e sconnessi sembrano respirare. Gli uccelli non cantano ma gridano un urrà! Anch’essi credono che l’inverno sia ormai passato. Quando vai in canile, i cani seguono ogni tuo passo.
La precocità come qualità irrinunciabile dei Continentali italiani, per preservare la quale l’allevamento deve essere basato su veri cani da caccia.
Precoce o tardivo? Questo è il dilemma per Bracco italiano e Spinone. Se n’è parlato al Convegno sui Continentali italiani del mese d’agosto a Colle Val d’Elsa e l’amletico dubbio ha visto un nutrito schieramento di sostenitori del “tardivo”, avverso al quale la mia voce è stata pressoché solitaria. Solitaria ma veemente, come si addice al mio focoso carattere ed alla convinzione che scaturisce dall’esperienza, perché tutti i miei buoni cani sono stati precoci (e se ci fosse stata qualche eccezione, come tale avrebbe confermato la regola).