Nuova cartella 2694La cinofilia venatoria in terra ligure è nata sui pianori della Val d’Aveto e di Praglia; terra amara, avara nel concedere i suoi frutti, che tuttavia ha dato i natali a personaggi divenuti famosi nella cinofilia agonistica. Gente rude, caparbia, ma schietta, che per scarsità di terreni e mancanza di selvaggina idonea, ha dovuto emigrare in altre regioni, per rubare, con brevi turni, un selvatico vero; uomini che con costanza e forza di volontà sono riusciti ad imporsi in Italia ed al’estero, con i propri cani.

Intrevista di Aurelio Garelli.

Nel 1984, ci trovavamo all’Hotel Adriatico di Umago (ju) concordai con i signori Anna e Gino Botto per un’intervista che gli avrei fatto per il giornale “I Nostri Cani” edito dall’Enci. Al dresseur più rappresentativo, Gino Botto, che nella sua lunga carriera ha accumulato molteplici esperienze cinofile, ed alla sua gentile consorte, signora Anna; che lo ha sempre seguito collaborando, ho rivolto alcune domande:

  1. Signor Botto, quando ha iniziato, con i cani da ferma?
  2. Ho iniziato nel 1947, con Nelly della Gaia, una femmina pointer regalata al dottore Levaggi, dal professor Zorzoni e dal dottore Coppaloni.
  3. Sig. Botto, quando ha iniziato a presentare soggetti in prove?

R, Nel 1950/51, con Ciro delle Grazie, che al’età di 11 mesi, vinse il campionato Ligure dei giovani.

  1. Quado si è dedicato al professionismo?
  2. Sono passato al professionismo nel 1957, con due soggetti: Igor dell’Entella un magnifico Settere Ingese e il pointer Gled.
  3. Quali erano i dresseur più rappresentativi di quel periodo; tra questi, vi è stato qualcuno cui lei si è voluto ispirare e che l’ha aiutata ad iniziare questa attività?
  4. Nel 1960/61; lasciai la mia professione di orologiaio, mi spostai a Viterbo su suggerimento del Sig. Zavattero, che mi invogliò a trasferirmi colà dove avrei trovato terreni e starne che potevano permettermi di iniziare la carriera. Ricevetti qui un valido aiuto dal dott. Coppaloni e dal prof. Zorzoni, titolare della riserva di Sutri i quali mi incoraggiarono nel lavoro, permettendomi di allenare nella loro riserva. Quando poi, nel 1963, il dott. Elio Iacovitti fondò la riserva di Settevene, mi incaricò di allenare alcuni suoi cani e d’allora ebbe inizio la mia carriera che in seguito proseguì nel Viterbese sino a due anni fa. In tutti questi anni mi sono dedicato esclusivamente alla “grande cerca”; il mio interesse per questo genere di competizione risale a quando ancora non presentavo cani. A quel tempo avevo notato dei conduttori che mi avevano letteralmente abbagliato.
  5. che età aveva?
  6. Avevo circa 27/28 anni, nel dopoguerra insomma, ricordo che dopo il mio lunghissimo periodo vissuto con i partigiani in montagna e ripreso il mio abituale lavoro, nelle giornate libere, partivo da Chiavari (GE) per recarmi a Bolgheri e Castellina ed in seguito a Borgodale, perchè mi era più vicino e più comodo da raggiungere. In quei tempi la persona che più mi aveva impressionato era Desfays, uno svizzero, che mi aveva colpito per il suo modo di condurre i cani, per come li presentava sul percorso, bene in mano, la guidata con strappi da brivido, poi la ferma espressiva, veramente dei pointer favolosi e lui oltre a condurli ne era l’allevatore e il preparatore. Insomma, quando ho iniziato, volevo imitare lui.

Tramite Erminio Massone, allevatore e preparatore di setter inglesi , un amico con il quale andavo spesso ad allenare su quaglie in montagna, ad Uscio, ho avuto modo di conoscere Angelo Semino, che era allora, uno dei più validi conduttori in gare a “grande cerca”. Grazie ad Erminio ho avuto da Semino un invito di due giorni per allenare nel Trebbia; in quel periodo avevo Igor del’Entella : in solo due giorni passati insieme, non posso dire di aver imparato molto, ma senza dubbio quel’esperienza mi fu utile.

(A questo punto Gino Botto ha la voce rotta da un velo di commozione, ricordando amici che purtroppo non ci sono più)

  1. Ritiene che la sua consorte Anna abbia avuto un ruolo importante per la sua attività?
  2. Importantissimo, perchè mi ha sempre seguito, mi è stata utile e grazie a lei non ho avuto bisogno di essere accompagnato da persone estranee alla famiglia, ed ho potuto così svolgere il mio lavoro con tranquillità.
  3. Il tutto sostenuto dall’amore reciproco, non e vero?
  4. Beh naturalmente.
  5. D. Quali sono stati i momenti che ricorda come i più belli?
  6. Momenti belli ne ho avuti molti: posso indicare forse come il più emozionante (parlando sempre di ciniofilia-venatoria) quello in cui, per la prima volta vinsi a Boulame con il pointer Ackim del Cinghio e anche quando nel 69 vinsi in Germania, con il mio setter inglese Arno di Val d’Idice, la Coppa d’Europa. Come lei puoi immaginare, quando si rappresenta la propria nazione al’estero, si prova un forte emozione ed è una cosa che rimane per sempre nei tuoi cari ricordi.
  7. Quale è stato cinofilmente per lei il momento più brutto?
  8. Mah, un brutto momento l’ho passato in Francia quando avevo dovuto lasciare a malincuore a casa, il setter Bobet di San Faustino, poichè ormai aveva concluso la carriera. Ricordo che mi telefonarono per avvertirmi che il cane era fuggito dal canile e nel’attraversare la strada era stato travolto ed ucciso da un’auto.
  9. A proposito del Bobet, si mormorava nell’ambiente cinofilo, che era un setter di piccola taglia, ma dotato di un movimento tipico; me lo conferma?
  10. Bisognerebbe che di Bobet c’è ne fossero di più, stilista al’80%.
  11. Sò che lei usa portare contemporaneamente molti cani al guinzaglio per molti chilometri, mi può spiegare il perchè?
  12. Beh nelle zone dove non è possibile allenare o far correre i soggetti specialmente d’estate, per mantenerli in forma ho adottato il sistema di farli camminare al guinzaglio per far sciogliere gli eccessi di grasso ed aumentare la traspirazione.
  13. Mi può indicare quali sono stati in ordine di importanza i suoi tre cani migliori?
  14. Per quanto riguarda le femmine, la Valiant Dixie, una setter inglese del dott. Iacovitti, potentissima, purtroppo uccisa dal morso di una vipera l’hanno dopo aver ottenuto un Cacit in Belgio a primavera, la seconda è Stella di Ronchini, una pointer anch’essa molto potente, con un galoppo eccezionale e la terza, Jaga del Veronello del dott. Claudio Macchiavelli, che tutt’ora è in auge e tutti la possono ammirare. (Anche Jaga ci ha lasciati, l’ultima carezza l’ha avuta da mè) Per i maschi ho avuto il pointer Ackim del Cinghio del dott. Bacigalupo, vincitore a Boulaume nel triennio:1963/65/67. Poi il setter inglese Arno di Val Didice, del dott. Malagola, con cui ho vinto: la Coppa d’Europa nel 1996 in Germania e nell’1971 in Italia a Ciliano (VC) Infine Liz il pointer del dott. Lorenzini che ha collaborato alla vittoria della squadra italiana in Coppa Europa per tre anni, ed ha conseguito nelle prove numerosissimi Cacit.
  15. Fra questi cani sia femmine che maschi, quali sceglierebbe attualmente per presentare nelle prove?
  16. La Jaga del Veronello, Akim, Liz 3 pointer e il setter Arno, questi sono i cani che vorrei riavere. perchè credo sia difficile rimpiazzarli.
  17. Trova diversità tra i soggetti di allora e quelli attuali?
  18. Mah, non vedo quella gran differenza: allora c’erano cani molto potenti come Or del Cecina, Florent du Harlaj, Gip di Marchesi, Ackim del Cinghio, Igor dell’Entela, Arno di Valdidice ed altri, oggi ve ne sono altrettanti, le differenze stanno che per le prove e per i terreni per allenare, sono sempre più difficili da trovare e con poche starne si allena poco.
  19. Nei movimenti trova delle differenze?
  20. Per i movimenti vi erano già allora delle discussioni, esattamente come oggi, esempio: se per la razza pointer ci fosse ancora Or del Cecina metterebbe tuttora in difficoltà gli avversari.
  21. Ma allora quei movimenti che noi attualmente definiamo poco tipici, in realtà esistevano anche a quei tempi?
  22. Si, ma credo che oggi molti cani non corrono liberamente…siano insomma condizionati…
  23. Mi sembra di aver capito, dalla sua risposta che forse sono cambiati i sistemi di dressaggio?
  24. Certo sono cambiati molto; io vado con i miei vecchi metodi, come quando ho cominciato, con questi ho avuto i risultati, ho fatto molti campioni ed ancora oggi i miei cani, purchè abbiano le qualità naturali e mi rispondano, sono soggetti che vanno per la maggiore.
  25. Trova disparità tra i Giudici di ieri e quelli di oggi?
  26. Posso dirle questo: i vecchi giudici, Colombo, Coppaloni, Cajelli ed altri che ora non ricordo, mi hanno insegnato a condurre i cani in grande cerca. Essi pretendevano un cerca bene estesa e bene bilanciata ai lati, i cani dovevano reperire il selvatico con stile ed espressione di ferma. Volevano guidate sicure, consensi pronti e spontanei ed io mi sono sempre ottenuto a queste loro esigenze. In questi ultimi tempi mi pare che siano state assegnate alcune qualifiche a soggetti che secondo me non le meritavano, almeno non secondo gli schemi di una volta. Forse si e creata questa disparità di giudizi perchè oggi si organizzano molte più gare di caccia di una volta e certi concorrenti giovani talvolta fanno un po’ di confusione tra queste gare e la “grande cerca”. La prestazione di un cane infatti tra queste due tipi di prove è assai diversa e non sempre viene rispettata la nota del concorso. Naturalmente vi è anche chi fra i giovani s’impegna a fondo cercando di esprimersi al meglio delle proprie possibilità: io spero vivamente per questi ultimi, che non si sentano già imparati ho arrivati ma, di soffermarsi a guardarsi in giro e capiranno che per essere bravi ci vuole il suo tempo che è indispensabile per essere ben forgiati.
  27. La domanda che ti rivolgo ora, penso possa interessare i giudizi attuali e cioè: come venivano condotte le prove dai giudici di un tempo?
  28. A condurre le prove un tempo era un giudice unico, poi vene la formula della giuria plurima, però ho notato che, a volte quando vi è un’interruzione dell’azione, anzichè riunirsi per decidere collegialmente, come penso sia buona regola fare sempre, alcuni giudici agiscono separatamente l’uno da l’altro e le loro decisioni spesso ne risentono negativamente: Ritengo invece che le prove vadano condotte dai giudici con uniformità di giudizio.
  29. Come vede l’attuale cinofilia agonistica?
  30. Purtroppo non vedo un grande avvenire in questo settore; ricordo che quando mio figlio era più giovane, molte persone mi incitavano ad incoraggiarlo perchè seguisse le mie orme. Il mio Adriano non lo fece, oggi ci sono infatti troppe difficoltà per reperire terreni e selvaggina validi e in seguito sarà sempre peggio; bisognerà sempre più spesso recarsi all’estero, in casa d’altri pagando profumatamente un terreno ed un selvatico che anche là sarà sempre più scarso. Insomma le prospettive non mi sembrano affatto delle migliori.
  31. Rifarebbe quello che ha fatto?
  32. Certamente, perchè questa passione l’ho sempre avuta nel sangue, però lo rifarei con le palestre che avevo quando sono partito.
  33. E passiamo ad Anna la sua gentile consorte, condivide le risposte che suo marito ha dato alle mie domande?
  34. In tutto e per tutto.
  35. Signora Anna, ha diviso la vita e le attività di suo marito, nel bene e nel male, lo ha fatto, per passione, per dovere o per amore?
  36. Prima di tutto per amore, infatti quando ho conosciuto mio marito, ignoravo ogni cosa dei cani, a malapena sapevo dove tenessero la coda…Con il tempo devo dire è subentrata la passione, che si e fatta a poco a poco sempre più forte, sino ad eguagliare quasi quella di mio marito, anzi, quando i suoi cani corrono, anche se apparentemente non l’ho dimostro, mi emoziono sempre.
  37. Anche a Lei domando, rifarebbe quello che ha fatto?
  38. Senz’ altro, ma, come ha risposto mio marito, alle modalità di allora.
  39. Qual’è il cane che le rimasto nel cuore?
  40. A tutti i cani ho voluto bene, ma quello che mi e rimasto nel cuore, dovendo dire la verità è il pointer Liz, perchè era principalmente un cane buono; docile, dotato di un cervello eccezionale, quando faceva il suo turno, ero tranquilla, perchè poteva incappare nell’errore di uno sfrullo o un sorpasso, ma al 99% portava a termine alla grande la sua prova.
  41. Anna e Gino, insieme riflettete e lasciate un messaggio alle nuove leve?
  42. Auguriamo ai giovani di trovare sempre palestre idonee e materiale di base valido, che consenta loro di lavorare con tranquillità. Purtroppo al momento questo si trova in poche Nazioni tra cui la Jugoslavia, grazie al lavoro di pochi ma capaci uomini.
  43. E lei signora Anna ?
  44. Come mamma mi auguro di vedere sempre un maggior numero di giovani frequentare il mondo cinofilo-venatorio, lì si respira aria pura, cosa che li terrebbe lontani dai mali dell’attuale società.
  45. quali sono i vostri rimpianti per questa vita passata?
  46. Per condividere giorno dopo giorno la passione di mio marito, non ho avuto la possibilità di dare un fratellino al mio Adriano.
  47. E per quanto riguarda lei signor Botto?

 

  1. Confermo ciò che ha detto mia moglie.

N.B. : Questa intervista fu fatta molti anni fa, in questi anni, Gino fece ancora molti risultai, poi l’E.N.C.I ad onorem lo fece Giudice di prove, giudicò i cani degli altri, con lo stesso impegno che conduceva i suoi. GRAZIE GINO BOTTO.