Roberto il setter e la sua Garlasco

Li ho sempre cercati, loro i famigerati becchilunghi dal bacio facile, ovunque andassi per il mondo con i miei cani. Fosse solo per addestrare oppure per cacciare, il loro fascino calamitava il mio spirito ed i miei passi quasi fossero ipnotiche divinità volanti. Ovunque mi trovavo i miei occhi mai smettevano di ricercare reconditi angoli di umido opportuni e confacenti alla loro presenza, praterie allagate, stoppie marcescenti o paludi salmastre.

Sempre quando capitava ne scorgessi uno scattava in me rapido l’impulso di verificarne la bontà sganciando in men che non si dica un cane e trattenendo il fiato, nell’immediato seguente, in quell’attesa spasmodica fatta di incerta speranza che ti sembra fermare il tempo, aguzzando sguardo ed udito in una assoluta ed attenta concentrazione per ogni respiro dell’aria. Immobile ai bordi del campo, sondare con fremente speranza ogni più lieve e sensibile atteggiamento del cane accompagnato ogni volta da un sussulto del cuore.

Una repentina risalita, un improvviso rallentamento accompagnato da un accertamento rapido ed una fulminea ripartenza in un cambio di ritmo crescente che ti fa trepidare pensando … ahimè se c’è ora lo investe, una tirata di naso una sfondata in profondità accorta e prudente, una ferma decisa. La corsa e l’involo, magia di uno spettacolo vero. Li ho trovati quasi sempre, un po’ dappertutto, a volte, con sorpresa in posti assurdi e surreali, come quella volta in viaggio per la Scozia, sosta in un area di servizio autostradale, bellissima e verde, ideale per far sporcare i cani, il tempo di scenderne un paio e, rapidi, si involano da lì tre becchi scozzesi. Posti meravigliosi, dove ci lasci anima e cuore, in cui ho potuto godere di spettacoli naturali capaci di lasciarti senza fiato. Le immense zone umide della Lapponia Svedese, gli altipiani della Norvegia, i pascoli umidi della Lituania, la selvatichezza dell’isola di Mull, la Scozia, l’Estonia.

Tutti a beccacce, io a beccaccini, sempre senza fucile e con qualche giovanotto setter di belle speranze e di gamba veloce. Terreni a non finire e cani che si esaltavano negli spazi e ti lasciavano lì a pensare che qui da noi, cosa li portiamo a fare. Tra tutte queste bellissime esperienze che ho avuto il privilegio di vivere, la più forte dentro me, quella che sempre è capace di stimolare una suggestione vivace ed ardente, è l’isola di Iiumaa mar Baltico Estonia. Una assoluta meraviglia che sposa la selvatica, forte bellezza propria di un isola del nord.

Arrivato a destinazione, dopo aver consegnato i cani ai cacciatori ed averli aiutati nel ricovero degli stessi in appositi chalet attrezzati, incontrai subito Hannes, l’estone responsabile della organizzazione venatoria sull’isola per chiedergli se avesse disponibilità di un terreno “per me”, dove poter allenare esclusivamente su beccaccini. Mi rispose che aveva una zona ideale e che l’indomani, dopo aver predisposto la giornata per le squadre di beccacciai mi ci avrebbe accompagnato di persona. Così fece e mi ritrovai pertanto a seguirlo col furgone sulle strade interne dell’isola. Lunghi sterrati che attraversavano fitte foreste di conifere altissime ci accompagnarono alla meta, una ampia area di pascoli di erba di circa un paio di km di lunghezza per una buona metà di larghezza. Un enorme rettangolo di verde con una strada che lo costeggiava, come un enorme campo di addestramento su quaglie.

Ma li le quaglie erano i beccaccini. Per quindici giorni timbravo il cartellino io e le cagne, la media degli incontri, considerato che svolgevo due lunghi turni con un cane per volta e che spesso dovevo interrompere per le avverse condizioni meteo, erano di una ventina di becchi a giornata , qualcuno in più se tornavo il pomeriggio. Considerato che battevo la zona quotidianamente direi una media buona. Provai da solo anche altre campagne a pascolo, enormi prati di erba allagata dalle abbondanti piogge, trovando sempre qualche beccaccino anche se in misura minore rispetto alla zona che mi era stata assegnata. Le condizioni climatiche agevolavano i cani, temperature sempre fresche, vento sempre sufficiente e costante, beccaccini abbastanza confidenti tanto che anche la Fiona che in Italia solo saltuariamente avevo visto fermare i becchi, si dimostrò una discreta cagna da sgneppe, salvo poi ritornare alle sue abituali “scarse” performance una volta rientrati in Italia. La Flora invece confermò la sua positività in questo tipo di caccia, rendendomi consapevole delle sue buone potenzialità, esprimendosi sempre con azioni di grande nota per la presa di terreno, il ritmo di galoppo sempre teso, e sostenuto, la costanza di impegno e la facilità di incontro.

La sera, a tavola, spesso i beccacciai mi chiedevano come procedesse l’addestramento dei cani, raccontavo con gioia la buona prestazione e con rammarico per una deludente giornata ma sempre erano presenti i beccaccini volati. I cacciatori si meravigliavano allora del perché non cercassi di avere un fucile e tanti si offrivano di accompagnarmi loro stessi. Declinavo ogni volta le loro offerte, gentilmente interessate, sapevo bene infatti che, se avessi voluto continuare ad avere disponibile un simile patrimonio per i miei cani avrei dovuto rinunciare al fucile. Così feci e così ho fatto le altre volte che ho potuto ritornare nel paradiso di Iiumaa, sempre ben accolto dai beccaccini che generosamente e con pazienza sopportavano di buon grado le giovanili intemperanze dei miei giovani arrembanti ma ancora acerbi cacciatori.

Sembrava che i beccaccini sapessero che, sia io che i cani, non fossimo una reale minaccia per loro ma fossimo solo degli stravaganti sbalestrati che si divertivano a scovarli e a rincorrerli.

E si prestavano al gioco.

Non credo che l’isola sia in grado di sopportare una pressione venatoria per i beccaccini simile a quella che esiste per le beccacce, le zone da beccaccini non sono estese e non sono abbondanti e qualche giornata di piombo sarebbe sufficiente a renderle deserte.

Resta il fatto che ogni qualvolta mi capita di abbattere un becco qui da me e lo raccolgo, rimango sempre qualche minuto ad osservarlo, come se potesse trasmettermi il ricordo di quei posti magici sull’isola e di quei momenti intensi e di meraviglioso stupore persi ad osservare una natura ancora forte della sua bellezza.