fSe la domanda sta a significare che per tutta  la carriera in prove lo stesso soggetto possa essere impiegato anche a caccia, rimarcherei alcune limitazioni od eccezioni a seconda delle varie note di concorso:

  • Grande cerca
  • Caccia a starne e a selvaggina
  • Prove specialistiche
  1. Grande cerca:

E’ la nota più alta dove il primo paragrafo della prestazione  cita:

è pretesa andatura molto veloce e sostenuta senza flessioni durante tutta la durata del turno; cerca intelligente e soprattutto estesissima ai lati del conduttore e di profondità adeguata

Non vorrei peccare di presunzione e insegnare ad altri l’iniziazione di un soggetto alla grande cerca.

Certamente nelle prime fasi di grande esuberanza e di redini sciolte al giovane trialler, per prendere passione e confidenza col selvatico per eccellenza del cane da ferma:” le starne”,  qualche “allenamento armato con abbattimento ”,  non guasta, darà passione e faciliterà poi i giovani puledri nella ricerca di quel selvatico in tutto l’arco della loro carriera.

La specifica preparazione, la precisione, quasi l’esasperazione della perfezione della cerca e tutte le azioni del cane in questa nota, non consentirebbero certamente allo stesso soggetto nel periodo venatorio di seguire il proprietario nella caccia perché dovrebbe fare di necessità virtù, soprattutto se gli ambienti non fossero i medesimi, ma calanchi, boschi e comunque terreni impervi.

Le andature, ma direi soprattutto la velocità,  si dovrebbero verosimilmente ridurre, solo un imbecille affronterebbe per ore e ore il terreno di caccia allo stesso ritmo di un quarto d’ora, scompensando quel sottile equilibrio naso-cuore-cervello, fondamentale per la ricerca del selvatico.

La precisione ed il rigore della cerca ne risentirebbero poi per le stagioni di prove a venire, ed il Dresseur  dovrebbe rifarsi da capo, ammesso che vi riesca,  nel ripristino di quanto insegnato in precedenza.

Oltre tutto tenendo anche  conto che le prove a branchi si svolgono proprio nel periodo autunnale  che è  anche il momento dell’attività venatoria,  che non si pratica certamente su starne vere, per la scomparsa della grigia su tutto il territorio nazionale.

2) Caccia a Starne e a selvaggina:

sono fra le note più vicine  alla caccia cacciata, quindi verrebbe da rispondere che questi soggetti gioco forza possono  fare l’uno e l’altro contemporaneamente.

Spesso, in quanto conduco i miei pointer anche alle prove di caccia,  mi sento rivolgere questa domanda da appassionati:

ma lei i suoi cani da prove li porta a caccia ?

Rispondo che tutti i miei cani  nel primo o secondo anno sono stati iniziati a caccia, proprio perché in questa nota l’azione venatoria insegna le esperienze,  testa la predisposizione del soggetto, l’intelligenza venatica, poi starà alla sensibilità del conduttore saper  dosare a seconda delle caratteristiche  del soggetto i metodi di preparazione per le prove, ammesso che ne abbia la predisposizione.

Negli anni a venire  durante l’addestramento e la rifinitura per le prove, non porto i miei soggetti alla caccia vera, proprio perché sarebbe in contrasto, da una parte preparazione specifica, correttezza e rifiniture  e dall’altra  il prevalere della predazione  e quindi anche di tante istintività che a caccia fanno certamente fare più carniere, ma che in prove non sono ammesse.

Verso i 4 / 5 anni poi, a dressaggio terminato,  con alcuni soggetti molto “facili e consolidati” nella preparazione ho coniugato la caccia nel periodo autunnale con le prove nell’altra parte dell’anno, con altri più “difficili” no,  perché sarebbe sempre stato un cava-metti di ripetute correzioni che avrebbero nuociuto al cane, ed assai rari sono quelli che mantengono ordine e correttezze al frullo nonostante risoluzioni di fagiani  in roveti o inseguimenti di prede ferite per qualche centinaio di metri  giù per calanchi.

Una volta terminata la carriera “agonistica” , sempre tutti i mie cani mi hanno accompagnato a caccia fino alla loro vecchiaia, anzi l’aver preteso per anni un metodo di cerca ordinato e ubbidienza,  gli ha fatto trarre beneficio per le stagioni venatorie a seguire, pur acquisendo dopo quelle scorrettezze che fanno però alla fine incarnierare un numero maggiore di selvatici.

3) Prove specialistiche:

Sono quelle dove lo stesso cane deve praticare la caccia e le prove.

Lo “specializzarsi”, attenzione, ho detto “specializzarsi” e qui lancio un  sasso in piccionaia  sul cane “specialista” o ancora di più su alcuni luoghi comuni di “linee di sangue ritenute specialiste a beccacce, a galli, a beccaccini  ecc…”, ho forti dubbi.

In tutte le note di concorso i migliori cani sono figli o nipoti di Trialler, ovviamente sapientemente miscelati con sangue di ottime femmine cacciatrici con spiccate qualità di razza, sarà poi la specifica esperienza su un determinato selvatico a farne un bravo cane, per il resto vale la regola  , in tutte le caccie e in tutte le prove i cani si dividono in due categorie “i buoni e i poco buoni””.

Ma non vorrei uscire dal tema, come ho detto sopra, proprio perchè in queste note “specialistiche” la possibilità di far incontrare selvatici ai cani è limitato a certi periodi dell’anno e gli incontri spesso avvengono dopo ore di ricerca, solo l’esercizio della caccia per ore e ore consente ai soggetti di praticare le prove una volta acquisita la dovuta esperienza,  facendone poi tesoro.

Tuttavia anche le prove specialistiche sono uno strumento di selezione e qui un monito, cerchiamo di presentare soggetti che si attengono allo standard della razza e ben preparati, nelle loro azioni non palesino difetti che poi il giudice deve rimarcare in relazione.

Spesso dal conduttore si sente la solita giustificazione: “ma io il mio cane lo porto a caccia” certo e fa bene, ma se andiamo a leggere  i regolamenti delle prove e  gli standard di razza prima, che troppo spesso mai sono stati consultati, vi sono dei paragrafi che un appassionato di qualsiasi razza , non deve trascurare.Ras di Domenico Pensa

Sono prove in ambienti particolari pertanto si dovrà tener maggiormente conto del rendimento e dell’esperienza venatoria che il soggetto ha, rispetto ad altre note, ma facciamo  pure attenzione che anche qui l’attinenza alla razza è fondamentale e se ne deve tenero conto.

Fasi di dettaglio che precedono una ferma , guidate poco espressive, andatura che poco si attiene allo standard,  ferme con posture poco corrette,  sono alcuni elementi di cui si dovrà poi tenere conto nella qualifica, anche se il soggetto è un ottimo realizzatore, in quanto difetti trasmissibili.

Per concludere con una citazione dell’avvocato Zurlini, la caccia sta alle prove come una scazzottata da osteria sta ad un incontro di box, le prime non hanno regole le seconde sì.