Prima di avventurarci in una disamina relativa all’organizzazione sul territorio, con la sua genesi, le sue motivazioni e la sua attualità, bisogna ricordare a tutti un paio di cose: 1) Sono anni che i cacciatori hanno paura del cambiamento e preferiscono restare immobili, ma probabilmente è venuto il momento che se non ci si muove si muore 2) La legge che disciplina l’ingresso ad uso venatorio dei terreni privati, in Italia è unica al mondo, e fu promulgata nel ventennio fascista. Tale e quale pervenne ai posteri come si riscontra nell’art 842 del vigente C.C.. (*) .
Categoria: Federico Gallo Page 1 of 2
Le ragioni sono diverse e vanno analizzate molto approfonditamente per capire se è una cosa provocata da vizio naturale o acquisito.
In linea generale ciò che provoca questo atteggiamento è un difetto psichico o un difetto olfattivo. Ci possono però essere anche concause derivanti da cattivo addestramento.
Abbiamo fatto una disamina di tutte le caratteristiche, la problematica e le fasi operative da curare per avere un puledro scattante, voglioso, motivato e reattivo. Seguendo la prassi descritta abbiamo ottenuto un addestramento di base, il cane sarà ancora grezzo e, volutamente, appena scozzonato. Avrà sicuramente dato prove di quelle che si chiamano “qualità di base”. Per tanto ora è il momento di cominciare a prenderlo in mano. Ciò vuol dire che dovremo agire in maniera da poterlo manovrare con sufficiente soddisfazione.
Come già detto altre volte con ogni soggetto bisogna attenersi a regole non-regole. Nel senso che ognuno di essi ha il suo carattere e quindi potrebbe richiedere un trattamento d’eccezione. Sta al singolo addestratore studiarne le caratteristiche e insistere o intensificare gli allenamenti,spesso invece dovrebbe rallentarli per farli interiorizzare meglio e farne trarre maggior profitto. In questo caso si parla di soggetto ancora immaturo. Le caratteristiche psichiche non sono purtroppo sempre uguali.
Avevamo fatto un ragionamento e una rivisitazione delle caratteristiche di lavoro e tipicità di un soggetto da ferma. Soprattutto, essendoci soffermati sulla fase di crescita del puledro, abbiamo raggiunto ora la fase conclusiva del dialogo fra noi.
Ora dobbiamo cominciare a programmare una vera svolta al comportamento del soggetto che abbiamo in mano. La fase esecutiva quindi, per quanto abbiamo già detto, non dovrà avvenire che dopo avere lasciato crescere omogeneamente il cucciolo e lo abbiamo portato a diventare cucciolone aiutandone uno sviluppo equilibrato di testa e di fisico.
Mi aveva levato di sentimento. Lui che cacciava beccaccini con la sua kurzhaar Nanà, nelle piane di Neto, voleva venire a beccacce sui monti della mia Sila. Era troppo amico per dirgli di no ma sapevo anzi indovinavo che non aveva la stoffa del beccacciaio. Almeno, ancora non l’aveva. Beccacciai, per la maggior parte, ci si nasce. Non si può diventare beccacciai solo perchè si ha una doppietta che spara un cane che forse le trova e delle cartucce che forse le fermano. L’arte della caccia alla beccaccia è altra cosa. E’ sentimento nell‘estraniarsi dal mondo,tensione nel seguire il campano del cane,sintonia col bosco e i suoi ospiti,ritmo nello sparare. Comunque dovetti acconsentire.
Dopo la ricorrenza della festa di Ognissanti e la rimembranza dei Defunti ogni cacciatore sente l’odore pieno dell’autunno. Il tempo ormai ha portato freddo e umidità e le campagne sono pronte. Boschi umidi e prati morbidi da coltivare si prestano all’albergo delle nostre Beccacce. Queste condizioni sono estremamente necessarie per non fare viaggi a vuoto. Però bisogna anche avere delle nozioni ed esperienze dei posti più idonei, sia nei luoghi sia nel passare della stagione.
La sosta delle beccacce in Italia, specie nelle regioni meridionali, non finisce a gennaio o febbraio come immaginavano i vecchi cacciatori. Essi erano paghi delle loro battute invernali pertanto non andavano più a caccia dopo quei mesi, pur essendo la caccia aperta, almeno non praticavano la battuta alla beccaccia con quella insistenza e determinazione di oggi. Tutto ciò è comprensibile se si pensa che i cacciatori di beccacce, in senso specialistico, erano pochi; i territori molto vasti e la selvaggina molto abbondante. Ciò dava l’appagamento e la mancanza di stimoli che invece oggi sono estremamente compulsivi. Dea e Gyp erano i protagonisti, assieme a me, di quelle cacciate. Vincenzo e Daniela, miei figli, testimoniano coi loro vestitini leggeri che la stagione non era del tutto invernale. In alto appeso ai rami un carniere di Beccacce.
In novembre ci arrivammo con ansia repressa. Le foglie ormai ingiallivano e noi battevamo qualche querciolaia, tanto per vedere come era l’humus, come si era formato l’habitat per accogliere le regine. C’erano tutte le condizioni. Nella seconda decade cominciammo ad andare in montagna per provare il brivido del primo incontro.
Dopo molti cani meticci e molte delusioni cominciai a pensare seriamente al modo per farmi un cane vero. Dico “vero” riferendomi ad un cane di razza. Ma i tempi non erano carichi di splendore ed io ero uno studentello liceale. Non potevo certo pretendere che la famiglia mi regalasse una cane che poteva costare tanti e tanti soldi. A quel tempo,parlo degli anni sessanta, un buon cane da caccia appena iniziato con certificato di origine a posto costava almeno centomila e anche più lirette. Lo stipendio di un impiegato si aggirava sulle quarantacinquemila lire al mese.
Coi miei amici si facevano molti sogni e molte elucubrazioni durante le poco fruttuose battute di caccia alle quaglie o alle beccacce.