La necessità di confrontarsi in gare su selvatici autentici quale unico mezzo per la verifica delle reali qualità dei nostri ausiliari.

Non ho mai decantato troppo le doti dei miei cani e le poche volte che mi è capitato di descriverne un bella azione a qualche cacciatore, mi è sempre parso di riscontrare in lui quasi un senso di diffidenza, come a dire:  “vabbè diamogli un taglio!”. Del resto, come dargli torto? In armeria siamo talmente abituati ad ascoltare racconti leggendari sui cani dei vari avventori (soprattutto dopo la loro morte) che diviene inevitabile essere prevenuti. In verità, se tutti avessero i cani che credono di avere (o meglio, che raccontano di avere) allora non faremmo fatica a scegliere stalloni e fattrici per la trasmissione di quelle grandi qualità che, viceversa, solo in pochi possiedono.

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