Sicuramente due facce la G.C. le presenta. Una è quella primaverile, su coppie. L’altra, autunnale, alla ricerca dei branchi. Le prime, field di primavera, possono lasciar adito ad interpretazioni diverse circa il pretendere un lavoro più o meno regolare e di minor o maggior profondità e ti può capitare di veder messo alla porta un soggetto per una coppia magari lasciata indisturbata ad amoreggiare nell’angolino intimo. Viceversa troviamo chi di una coppia lasciata se ne frega a patto di trovarsi al cospetto del coraggio che la grande cerca impone.
Categoria: Giuseppe Coti Zelati Page 1 of 2

I cotorni sono lassù noi studiamo la strategia
Alla caccia alpina sono particolarmente legato cosi come lo sono alle prove di alta montagna. Alle montagne di Bergamo poi, sono legate le mie più belle soddisfazioni cinofile. Agli amici di Bergamo invece mi unisce sincera stima. E’ stato quindi un estremo piacere che ho accettato l’invito per queste mie brevi note. Un pensiero breve sui cani da caccia-prove in alta montagna. Anche se per motivi differenti, unitamente alla grande cerca, le prove di alta montagna ritengo siano il più importante strumento si selezione per le nostre razze.
Sbagliando s’impara, recita un ‘antica sentenza. Nel personale e nello specifico : sbagliando s’impara ….a conoscere il trialer. Almeno credo. Di certo mi rimane l’errore ed in canile il mio primo e forse unico trialer al quale ho tolto ogni possibilità di esprimersi, da tale. Oggi però posso dire che :…”la strada dell’eccesso conduce alle porte della perfezione…..” (Bob Dylan). Cosi infatti mi piace dipingere il trialer : l’eccesso. E ancora.”…la mia normalità è l’eccesso….”(Ornella Vanoni). A suffragio.
Così come e’ vero che lo stile del galoppo e’ frutto del matrimonio tra corretta costruzione e psiche setter, ritengo altrettanto vero che il saperlo leggere e correttamente interpretare, sia il connubio tra cignonostica, cinematica e soprattutto sensibilità. Oserei dire che il galoppo del setter inglese lo devi….respirare, lo devi sentire nelle vene, averlo nell’animo.
La montagna ha soprattutto un significato ed un sapore. Il significato è di cose vere. Il sapore… anche. L’ambiente alpino esalta il lavoro del cane e ti fa capire la necessità massima di avere un ausiliare che sia tale anche di fatto e non solo nel nome. Un cane vero, non una comparsa ad eseguire uno stereotipato compitino ma esaltazione di sagacia, sopportazione della fatica e del dolore, coraggio, autonomia… Forte personalità. Prima, quando li facevo, ed anche adesso che li rilascio, i CAC, mi vengono di tanto intanto rivolte stupide ed infantili insinuazioni ed illazioni del tipo :..”si ma li nessuno vede niente, …il bosco…, chissà cosa combinate…..”.
Anche per il 2003 il Saladini ha dato il suo verdetto. Che è un verdetto sostanzialmente di conferma: il Po’ di Pietro Cossali sopra a tutti. Mestiere, ritmo, coraggio, autonomia, sicurezza olfattiva sicuramente i suoi meriti che gli hanno permesso di fare il bis. Ma esistono anche dei demeriti: quelli degli avversari soprattutto. Sono mancati i rivali. E’ mancato il Berus di Pedraglio. L’esperienza ormai acquisita e l’ottima intelligenza venatoria già palesate in più di una circostanza per quest’anno sono rimaste nel cassetto di questo setter bianco-arancio, in taglia, dal galoppo un po’ macchinoso e non sempre composto ma con un ottimo stile di ferma.
Bene o male anche quest’anno il trofeo Saladini Pilastri è giunto al termine. A circuito finito sono d’obbligo alcune riflessioni. Assurda anzitutto la tirata di otto prove in nove giorni. Assurda ancor di più perché causata non da problemi tecnico-organizzativi, che ne sono stati viceversa la conseguenza, bensi da non corretti comportamenti umani. Per non corretti intendo superficiali, approssimativi, tendenziosi a volte, comunque zeppi di incomprensioni che non si vogliono risolvere.
È stata un’annata eccezionale per la quantità e la qualità di nidiate e gli animali trovati, nonostante un caldo afoso incredibile, che ha stroncato quei cani che non sono stati gestiti in modo corretto nella preparazione e nella prove. Come al solito non sono mancate le polemiche, sterili e non costruttive, legate al regolamento, in vigore per il secondo anno; si è palesata una palpabile incapacità di dialogare e alcune persone hanno preferito ripiegare sul bieco ricatto, minando l’ambiente e istigando conduttori e organizzatori a boicottare il Saladini.
Questo è stato il primo anno che vedeva l’applicazione del nuovo regolamento e ad un primo provvisorio bilancio mi pare che la risposta sia stata positiva rispetto alle motivazioni tecniche che ci hanno spinto a prendere questa decisione. Alla fine ha vinto una cagna di sette anni, positiva, indubbiamente cacciatrice, di mestiere e direi che la sua vittoria sia stata giusta, meritata.
Le tue conclusioni generali dopo il Saladini 2011
Situazione stazionaria per il cane da montagna. Se l’anno scorso si è parlato di ribasso (constatazione che ha sollevato non poche critiche e qualche malumore, ma che con il senno di poi è stata condivisa da molti), quest’anno da questo ribasso non ci siamo mossi: solo tre i Cacit rilasciati, molti soggetti dall’andamento altalenante, qualche rivelazione mancata, qualche conferma non pervenuta, mancano sempre le punte di diamante capaci di rapire il cuore con prestazioni esaltanti.