L’inanellamento come fondamentale mezzo per conoscere gli uccelli migratori, i loro spostamenti e la loro longevità. Il più antico sistema di studio sugli spostamenti degli uccelli migratori, ufficialmente utilizzato dal danese Mortensen nel 1890, è stata l’apposizione di un anello contrassegnato da un codice per marcare univocamente gli storni in migrazione. Da allora ad oggi il sistema si è affinato, affidato a schemi nazionali che fanno capo ai singoli Paesi che sono responsabili dell’attività di cattura, inanellamento, rilevamento dei dati biometrici, inserimento di un data-base nazionale che a sua volta confluisce in uno internazionale (l’Euring), ed elaborazione/studio relativi. Le normative obbligano chi venga in possesso di uno di questi anelli a farlo pervenire allo schema di competenza (in Italia è l’ISPRA, Via Ca’ Fornacetta 9, 40064 Ozzano E, Bologna) munito di tutti i dati utili a localizzare esattamente tempi e località, nonché ovviamente la specie ornitica sulla quale è stato trovato e le modalità attraverso le quali se ne è giunti in possesso (es. abbattimento, ritrovamento casuale, cattura dell’uccello vivente e successiva ri-liberazione).

 L’apposizione di qualsiasi anello artigianale, oltre che illegale, è inutile e può solo ingenerare confusione! L’inanellamento e la ripresa (per le beccacce il tasso di ripresa medio in Europa si situa intorno al 10%, ma in alcuni Paesi come la Francia, ad alta pressione venatoria, il tasso può sorpassare il 25%) sono i due punti fissi tra i quali l’animale si è spostato e la tempistica degli stessi fornisce indicazione sulla possibilità di collegamenti diretti (nella stessa stagione) o indiretti, cioè in anni successivi (mentre resta sconosciuto quanto è avvenuto nel frattempo). Questi dati aiutano anche a valutare i tempi di sopravvivenza (la durata di “porto d’anello” è utile indicatore della pressione venatoria) e la fedeltà ai vari siti di sosta temporanea (lungo itinerari di passo) o di sosta duratura (in periodo di nidificazione e svernamento). Si possono inoltre rilevare altri importanti dati di contorno (peso, valutazione delle riserve lipidiche, age-ratio, indici di abbondanza, ecc.) che rendono particolarmente feconda questa attività. In Francia dai primi del secolo fino agli inizi degli anni ‘70 erano state inanellate solo una trentina di beccacce (e in tutto il resto d’Europa 10.333, con il massimo di 6.127 in Gran Bretagna, seguita a distanza dalla Svezia, Finlandia e altri Paesi centro europei), ma nel recente trentennio la messa a punto di un sistema di cattura notturna manuale, con faro e retino, ha indotto un forte incremento all’inanellamento di beccacce, soprattutto in quei Paesi ove la specie riveste una notevole importanza applicativa (caccia) e gestionale, con la marcatura di quasi 70.000 individui in Francia dal 1983 (indicativamente 5.000 – 6.000/anno), di oltre 5000 in Russia dal 1993, nell’ordine del migliaio in Italia dal 1993, di molte centinaia in Spagna a seguito di una campagna specifica avviata nel 2004 (nel 2008 sono state raggiunte circa 200 beccacce inanellate all’anno).

Sopravvivenza – mortalità (due facce della stessa medaglia)

In Francia, Tavecchia (2002) in base alle 3.312 riprese sulle 15.839 beccacce inanellate nel periodo 1984 – 97, ha calcolato una sopravvivenza media annuale del 44 % negli adulti e del 34% nei giovani. Sempre in Francia la speranza di vita di un adulto risulta di 1 anno e 3 mesi, che è troppo bassa per il mantenimento di tali popolazioni invernali. Ne deriva che tali popolazioni sono alimentate da uccelli che giungono da altri Paesi, sempre più a Nord Est (variabili esterne possono causare tracolli: ondate di gelo, siccità). Nel Regno Unito i tassi di sopravvivenza sono del 58% negli adulti e del 47% nei giovani, con speranza di vita dell’adulto di circa 2 anni e con la possibilità di stabilizzare una popolazione annua con la produzione di 1,8 giovani per ogni femmina. Per l’Italia esiste una ricerca di Aradis et al.(2006) a Castelporziano (Roma) in base al radiotracking invernale di una settantina di beccacce, che dà una sopravvivenza invernale dell’88% (uguale nelle due classi di età) e simile a quella ottenuta in Bretagna da Duriez et al. nel 2006 (nei due casi si tratta di aree molto vocate e sottratte alla caccia).

Da dove vengono le nostre beccacce?

Un riassunto, senza dubbio incompleto – ma pur tuttavia indicativo – delle riprese in Italia di beccacce inanellate all’estero, evidenzia senza ombra di dubbio che la grande “madre” delle beccacce che ci raggiungono è la Russia (26 riprese), seguita dalla Finlandia (13 riprese), dai Paesi Baltici (12), dalla Francia (11, ma per lo più durante il primo anno dall’inanellamento), dalla ex Cecoslovacchia (3), dall’Ungheria (2), e – una per ciascuna – dalla Svezia, ex Jugoslavia, Svizzera, Germania. Dipendiamo quindi dalla salvaguardia delle popolazioni russe, finlandesi e baltiche, che sfruttiamo senza dubbio intensamente, insieme ai cugini francesi! Quindi pensiamoci quando andiamo a prelevarne in abbondanza in quelle regioni “prima” che raggiungano i nostri territori … e alla faccia della maggioranza dei nostri confratelli beccacciai che se ne stanno a casa! Una prova inversa ci viene dalle riprese estere delle beccacce inanellate in Italia (per la maggior parte provenienti da Castelporziano – Roma), 23 delle quali sono avvenute a nord-est del Paese, attraverso il nord dei Balcani, l’Ungheria e sù fino alla Russia, un po’ più a Sud-Est delle beccacce inanellate in Francia. Per curiosità riporto che una di queste è stata ripresa dopo 11 anni nello stesso Castelporziano!).

Riassumendo:

In base all’inanellamento di oltre 60.000 beccacce e la ripresa estera di circa 1500, si rileva che interessano la Francia due subpopolazioni che scorrono a nord e a sud del Baltico e che si mescolano nei territori di nidificazione. A nord di queste ci sono beccacce che migrano direttamente dai Paesi Scandinavi e Russia nord-occidentale alla Gran Bretagna e Irlanda. Le poche (11) ricatture in Italia (settentrionale) di beccacce inanellate in Francia sono tutte “indirette”, ossia di ritorno, l’anno successivo, di passo verso le regioni del Midì, dove erano state inanellate. Le riprese estere (23) delle oltre 1000 inanellate a Castelporziano sono su di una fascia parallela, in primavera sempre verso la Russia, ma tendenzialmente più meridionale, secondo una direzione Sud Ovest – Nord Est (es. attraverso Croazia e Ungheria) ed è verosimile che nel Sud-Italia giungano soggetti di una sub-popolazione ulteriormente separata. Nel Sud-Est (zone del Mar Nero) sono note solo 6 riprese delle 5000 beccacce inanellate in Russia dopo il 1993 (su circa 400 riprese totali: Perché? Sono forse raggiunte da sub-popolazioni ancora più orientali?). La verifica del DNA, radiotracking e radioattività confermano la diversità dei gruppi di beccacce.